Il piano di pace per l’Ucraina
Il presidente Poroshenko ha proposto 14 punti per fermare le violenze in Ucraina: prevedono il disarmo immediato delle zone orientali e maggiori poteri alle regioni
Nella notte tra giovedì 19 e venerdì 20 giugno il sito della televisione ucraina Inter Tv ha pubblicato il piano di pace di 14 punti annunciato nei giorni scorsi dal presidente Petro Poroshenko, che dovrebbe mettere fine alle violenze tra esercito e separatisti filo-russi in Ucraina. Il piano è stato diffuso dopo che Poroshenko si è sentito per telefono per la seconda volta in una settimana con il presidente russo Vladimir Putin, accusato da mesi di essere dietro le proteste dei separatisti in Ucraina orientale. I 14 punti di Poroshenko, che prevedono tra le altre cose una decentralizzazione del potere a favore delle singole regioni ucraine, sono anche il primo piano di pace ampio e organico presentato dal presidente dal giorno della sua elezione, il 25 maggio scorso.
I punti principali del piano sono:
– un immediato disarmo nell’Ucraina orientale dove le forze governative si stanno scontrando contro i separatisti filo-russi;
– la creazione di una “zona cuscinetto” di 10 chilometri tra il confine ucraino e quello russo;
– elezioni locali e parlamentari anticipate;
– il ritiro delle accuse contro i separatisti che non hanno commesso “reati gravi”;
– la garanzia della “protezione della lingua russa” nelle regioni orientali del paese;
– l’obbligo per il presidente di consultare i leader locali prima di nominare il governatore di quella regione.
Il piano prevede anche “un corridoio garantito” ai ribelli filorussi e ai mercenari ucraini per lasciare le zone degli scontri.
Due giorni fa Poroshenko aveva annunciato una tregua unilaterale, che avrebbe dovuto fermare le azioni dei soldati governativi ucraini e che avrebbe dovuto rimanere in vigore fino all’effettiva implementazione del piano: la proposta non è stata però ripresa nei 14 punti (i ribelli, comunque, avevano fatto sapere di non avere alcuna intenzione di arrendersi). Nei 14 punti non è presente nemmeno la proposta su cui nelle ultime settimane aveva insistito parecchio il governo russo: la trasformazione dell’Ucraina in uno stato federale, che permetta ai leader delle singole regioni di approvare le proprie leggi e stabilire relazioni commerciali indipendenti con altri paesi, tra cui la Russia.
In attesa di una tregua, gli scontri tra esercito e separatisti nell’est dell’Ucraina stanno andando avanti. Giovedì sera l’agenzia ucraina Interfax ha riferito che dodici soldati sono rimasti uccisi negli scontri vicino alla città di Krasny Liman, nella regione di Donetsk. Secondo il governo ucraino dall’inizio delle violenze in Ucraina orientale sono rimasti uccisi circa 300 separatisti (la cifra non è stata però confermata da fonti indipendenti). Giovedì intanto il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, ha detto che è stato notato un ulteriore concentramento non annunciato di forze militari russe al confine tra Russia e Ucraina: Rasmussen lo ha definito «un passo indietro molto spiacevole» nell’ambito dei tentativi di trovare una pace nel paese. Se il movimento di truppe al confine fosse confermato, scrive il New York Times, sarebbe la prova che nemmeno il governo russo crede troppo alla possibilità di attuare un piano di pace in Ucraina.
Il 27 giugno Poroshenko dovrebbe firmare a Bruxelles, in Belgio, un importante accordo economico con l’Unione Europea, lo stesso che l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovych si era rifiutato di concludere lo scorso novembre e per cui si erano sviluppate le prime proteste violente a Kiev.