L’intervista al ragazzo arrivato alle Hawaii nel carrello dell’aereo
Ha detto di essere scappato perché non voleva vivere con la matrigna e perché aveva nostalgia della madre, che non vede da quando aveva sette anni
Yahya Abdi – il ragazzo di 15 anni che lo scorso 20 aprile è arrivato all’aeroporto di Kahului, alle Hawaii, viaggiando nascosto nell’alloggiamento del carrello di un aereo partito da San José, in California – ha parlato per la prima volta in pubblico in un’intervista via Google chat trasmessa dal canale tv americano KPIX 5 martedì sera. Abdi ha spiegato: «ho preso quell’aereo perché era il più vicino che avessi trovato che andava a ovest». Ha detto che non voleva più vivere con la sua matrigna e voleva invece raggiungere la madre, Ubah Mohammed Abdule, una donna somala di 33 anni che vive in un campo per rifugiati in Etiopia. Abdi è arrivato dalla Somalia negli Stati Uniti cinque anni fa, insieme al padre, alla matrigna e i fratelli, e ha detto che non vede la madre da quando aveva sette anni. Le ha parlato per la prima volta al telefono martedì sera e le ha detto di «venire a vivere in America con me».
Il ragazzo ha detto che stava pensando da tempo di oltrepassare la recinzione dell’aeroporto di San José, ma che molti l’avevano scoraggiato a farlo per motivi di sicurezza. Ha raccontato di essersi accucciato nell’alloggiamento del carrello e di essersi riparato le orecchie durante il decollo. Il viaggio è durato cinque ore e mezza e l’aereo ha volato fino a 10 chilometri di altezza: Abdi ha detto che poteva guardare le nuvole e l’oceano sotto di lui, ma che non era spaventato. Ha recuperato perfettamente l’udito e anche le sue condizioni di salute sono buone. Abdi si trova al momento in un orfanotrofio a Santa Clara – dove passa il tempo come qualsiasi ragazzino, andando ogni tanto al cinema e giocando ai videogiochi – ma la lascerà presto e andrà probabilmente a vivere con una zia a Minneapolis. Questo autunno inizierà le superiori. Dopo la laurea dice di volersi arruolare nell’esercito.