Le proteste dei giornalisti contro la FIGC
Che in Brasile fa pagare per registrare le conferenze stampa di giocatori e allenatore: secondo alcuni è una violazione della libertà di stampa
La News Media Coalition e la WAN-IFRA, due organizzazioni di editori e agenzie stampa, hanno pubblicato qualche giorno fa un comunicato piuttosto duro nei confronti della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) che sta facendo pagare una tariffa ai giornalisti che vogliono registrare le conferenze stampa della squadra di calcio italiana, che si trova in Brasile per i Mondiali di Calcio.
Andrew Moger, direttore della News Media Coalition, ha spiegato così la posizione della sua associazione:
«Far pagare per dare delle notizie è un assalto alla libertà di Stampa. Una conferenza stampa, specialmente una che riguarda una squadra nazionale, è per sua natura una conferenza stampa a ingresso libero. Per di più la funzione delle conferenze stampa di fornire foto, video e testo funziona anche nell’interesse della squadra, degli sponsor e del pubblico attraverso l’attenzione che la distribuzione delle notizie garantisce per la squadra, i giocatori e i partner commerciali»
Secondo Moger il risultato della decisione della FIGC – che di fatto sposta le conferenze stampa nella categoria delle stesse partite di calcio, eventi pubblici ma protetti da diritti di riproduzione – comporterà una diminuzione della copertura stampa della nazionale di calcio italiana e in ultima analisi un danno per la stessa nazionale e per il pubblico. News Media Coalition e WAN-IFRA non sono dei sindacati: Moger ha infatti detto che non sarà indetto uno sciopero o un boicottaggio delle conferenze stampa, semplicemente per molte agenzie potrebbe non essere più interessante o remunerativo occuparsi della nazionale italiana o di altre squadre che dovessero decidere di applicare simili politiche.
La Stampa, che si è occupata della vicenda, ha riportato così la posizione della FIGC, che farebbe pagare la tariffa solo ad alcune organizzazioni stampa, quelle che “non forniscono contenuto editoriale” (una distinzione rifiutata però dalle organizzazioni delle agenzie di stampa):
«La domanda, allora, è se esiste una differenza tra un report che finisce su un giornale e un video che fa un tg, e un prodotto editoriale che viene poi venduto a clienti terzi, tipo altre società e sponsor. Contro quest’ultimo la Figc vuole tutelarsi, appunto».