Cosa succede all’Unità?
La società editrice è in liquidazione, ma l'azionista di maggioranza ha promesso che il giornale continuerà le pubblicazioni con nuovi soci
Giovedì 12 giugno l’assemblea degli azionisti ha deciso di mettere in liquidazione la Nuova Iniziativa Editoriale, la società editrice del quotidiano L’Unità. Si tratta del passaggio precedente alla chiusura di una società, durante il quale si riscuotono i crediti e, soprattutto, si cercano di ripagare i debiti, spesso vendendo beni della società. La liquidazione di NIE è arrivata dopo anni di grave crisi per il giornale, che ha perso molti lettori e accumulato debiti.
L’azionista principale di NIE, l’imprenditore Mattia Fago, ha pubblicato sul giornale un comunicato in cui spiega che la decisione di mettere in liquidazione NIE non significherà automaticamente la chiusura del giornale. Secondo Fago, per proseguire la pubblicazione del giornale è necessario «separare le sorti della vecchia Società Editrice (NIE spa) da quelle del futuro del quotidiano». Questo significa, probabilmente, la creazione di una nuova società editrice e l’ingresso di nuovi azionisti. Secondo il giornalista del Foglio Claudio Cerasa e secondo il Fatto, i nuovi azionisti potrebbero essere i costruttori della famiglia Pessina.
L’annuncio della liquidazione è stato pubblicato sul giornale venerdì 13 giugno, il giorno dopo l’assemblea degli azionisti. Lo stesso giorno è stato pubblicato anche un duro comunicato del comitato di redazione (CDR), l’organo sindacale dei giornalisti del quotidiano. Il CDR ha scritto che, nonostante l’annuncio di Fago, nell’attuale situazione non esiste alcuna garanzia né per i giornalisti né per il futuro delle pubblicazioni del giornale.
Inoltre, sempre secondo i CDR, il modo di procedere scelto da Fago è una «gravissima violazione dei più elementari principi che regolano le relazioni sindacali». Per questo motivo i giornalisti hanno deciso di continuare lo sciopero delle firme (gli articoli vengono pubblicati senza la firma del loro autore) che era cominciato a metà maggio. Il 21 maggio il direttore del giornale, Luca Landò, aveva definito questo uno dei momenti più difficili nella storia del giornale, che venne fondato nel 1921 da Antonio Gramsci. Già in passato il giornale si era trovato in grosse difficoltà e tra il 2000 e il 2001 non andò in edicola per otto mesi.
Sabato 14 giugno, durante l’Assemblea nazionale del PD, Matteo Renzi ha detto che il partito «non può più permettersi due giornali diversi». Si riferiva al giornale Europa, che appartiene alla Margherita (il partito che nel 2007 si fuse con i DS per creare il PD), e all’Unità, che non è del PD ma che al PD è legata dalla storia e da numerose sottoscrizioni di abbonamenti. Anche Europa si trova in difficoltà e, a quanto sembra, se non ci saranno ulteriori interventi, il 30 settembre sarà costretto a chiudere.