Le proteste degli studenti in Cile
Migliaia di studenti hanno contestato a Santiago la riforma dell'istruzione presentata della presidente Michelle Bachelet: ci sono stati scontri
Martedì 10 giugno decine di migliaia di studenti cileni hanno manifestato a Santiago, la capitale del Cile, per contestare la riforma dell’istruzione presentata dalla presidente Michelle Bachelet. Diversi studenti si sono scontrati con la polizia cilena: la polizia ha usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla, mentre gli studenti hanno lanciato pietre e oggetti contro le forze di sicurezza. Ci sono persone arrestate e ferite, ma non è stata ancora diffusa alcuna cifra ufficiale.
La Confederación de Estudiantes de Chile (Confech), gruppo organizzatore della protesta, ha detto che alla manifestazione di Santiago hanno partecipato 40mila studenti, e diverse altre decine di migliaia hanno manifestato in altre città del Cile (per la polizia cilena i numeri sono inferiori). Quella di martedì è la seconda grande manifestazione studentesca da quando Michelle Bachelet ha vinto il ballottaggio alle elezioni presidenziali cilene a dicembre 2013, ottenendo il suo secondo mandato (non consecutivo al primo: Bachelet era stata presidente la prima volta tra il 2006 e il 2010 e non si era ricandidata immediatamente perché la legge cilena lo impedisce).
In campagna elettorale Bachelet aveva promesso di attuare un’ambiziosa riforma tributaria per ridisegnare il sistema dell’istruzione in Cile (le proposte sull’istruzione si possono leggere qui in pdf). Tra le altre cose, la proposta prevede un sistema educativo più inclusivo che riduca la segregazione tra le diverse classi sociali, e definisce l’istruzione un “diritto sociale” che deve essere necessariamente gratuito.
La proposta di riforma dell’istruzione di Bachelet è stata criticata per essere troppo “morbida”, per il fatto di non “eliminare la logica del mercato nel sistema scolastico cileno”. Alle contestazioni hanno partecipato anche alcuni gruppi di professori, ha spiegato AFP. Luis Yañez, presidente del Sindicato Unitario de Trabajadores de la Educación (gruppo che comprende professori e docenti supplenti), ha detto: «Il governo si è appropriato dei nostri slogan, senza però appropriarsi anche del contenuto di questi slogan. Il governo vuole mantenere il sistema e le logiche del mercato nel sistema dell’istruzione».