È stato davvero superato il test di Turing?

Sta facendo molto discutere il risultato ottenuto da “Eugene Goostman”, un software che ha ingannato i giudici di una competizione sull'intelligenza artificiale

“Eugene Goostman” è il primo software ad avere passato il cosiddetto “test di Turing”, convincendo un giudice su tre di essere un ragazzino di 13 anni di origini ucraine in grado di parlare un inglese scolastico. Il programma ha vinto la Turing Test 2014 Competition, organizzata come ogni anno dalla Royal Society di Londra, nel Regno Unito. La notizia è stata molto commentata, dai media e su numerosi siti di appassionati di informatica, perché finora nessun software aveva superato il test ma anche perché ci sono dubbi sull’effettivo risultato raggiunto da Eugene.

Il test, teorizzato dall’esperto di crittografia Alan Turing vissuto nei primi del Novecento, consiste nel misurare la capacità di una macchina di rispondere a una serie di domande in modo naturale come farebbe un essere umano. Semplificando, alla persona che esegue il test non viene detto se stia avendo a che fare con una machina o con un essere umano; se dopo la prova la persona non riesce a distinguere l’intelligenza artificiale da quella umana, il test viene considerato superato.

A seconda dei casi, ai test sono applicate alcune varianti. Nel caso di quello di Londra, eseguito sabato 7 giugno, i software partecipanti hanno dovuto sostenere una conversazione di cinque minuti – sotto forma di chat testuale – con un gruppo di giudici. Una delle regole prevedeva che per passare il test fosse necessario essere scambiato per un essere umano in almeno il 30 per cento delle interazioni. Eugene è stato l’unico sistema a riuscirci e il primo nella storia a superare il test, almeno secondo gli organizzatori del concorso. Il software aveva già raggiunto il primo posto nella gara organizzata nel 2012, ma in quel caso si era solo dimostrato migliore degli altri programmi, senza superare il test.

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Il risultato ottenuto da Eugene è molto discusso perché secondo diversi osservatori gli sviluppatori del software hanno usato qualche trucco aggiuntivo per trarre in inganno i giudici. Eugene Goostman si è presentato come un ragazzino di 13 anni ucraino che se la cava mediocremente con l’inglese. I giudici hanno quindi accettato che potesse dare risposte poco comprensibili o che si dimostrasse meno preparato, vista la sua giovane età. Vladimir Veselov, l’ideatore di Eugene, ha spiegato che “la nostra idea principale era quella di realizzare un software che potesse affermare di sapere tutto, ma con un’età tale da rendere comprensibile che non potesse essere a conoscenza di qualsiasi cosa”. Per i detrattori di Eugene, il test di Turing è stato quindi vinto con una sorta di inganno, seppure tecnicamente ineccepibile per le regole del test.

Eugene, come qualsiasi altro software fino a ora sottoposto al test, è comunque ancora molto distante dal superare i requisiti e i limiti posti da Turing, che immaginava la realizzazione di un’intelligenza artificiale vera e propria, in grado di pensare autonomamente e non solo di gestire con una serie di algoritmi una chat. Il risultato ottenuto da Eugene è comunque importante, perché dimostra gli ulteriori passi avanti raggiunti in uno dei campi più complicati per l’informatica da sempre.