Le novità dell’inchiesta sulla FIFA
La famiglia reale e il governo del Qatar potrebbero essere coinvolti in qualche modo nel caso di corruzione per l'assegnazione dei Mondiali 2022, dicono Sunday Times e BBC
A una settimana dall’enorme inchiesta del giornale britannico Sunday Times sulla corruzione di funzionari della FIFA – l’organo di governo del calcio mondiale – per l’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar, Sunday Times e BBC sono tornati ad occuparsi della vicenda aggiungendo alcune novità. Il Sunday Times ha rivolto nuove accuse a funzionari della FIFA basate sull’analisi di moltissimi documenti segreti, mentre BBC ha riportato di alcune mosse diplomatiche ambigue svolte dal governo del Qatar nel periodo dell’assegnazione dei Mondiali.
L’inchiesta di Sunday Times, sintetizzando molto, accusa Mohamed bin Hammam, ex dirigente di alto livello della FIFA originario del Qatar, di avere corrotto alcuni funzionari della stessa FIFA affinché influenzassero i membri dell’esecutivo che dovevano votare i paesi ospitanti dei Mondiali, in modo che la votazione favorisse il Qatar. Poco dopo la pubblicazione della prima parte dell’inchiesta, il vicepresidente della FIFA, Jim Boyce, aveva detto che nel caso di conferma delle accuse ci sarebbe stata una nuova votazione per cambiare il paese ospitante dei Mondiali del 2002, sottraendo l’assegnazione al Qatar.
Secondo le nuove rivelazioni di Sunday Times, per raggiungere l’obiettivo di portare in Qatar i Mondiali del 2022 bin Hammam avrebbe usato anche i suoi contatti nella famiglia reale e nel governo del paese, sfruttandoli per svolgere una serie di “mosse diplomatiche” per raccogliere sostegno attorno alla candidatura qatariota. I contatti diplomatici sono contenuti in alcune mail che ha potuto leggere direttamente anche BBC, da cui emerge che bin Hammam:
– ha visitato il presidente russo Vladimir Putin a Mosca per discutere delle “relazioni bilaterali” tra i due paesi un mese prima che si votasse per assegnare i Mondiali del 2022;
– ha portato avanti dei colloqui a livello governativo con un alto dirigente della FIFA, il dirigente Worawi Makudi, allo scopo di concludere un accordo sull’importazione di gas del Qatar verso la Thailandia (Makudi ha detto a BBC di non essere entrato a far parte di alcun accordo sul gas);
– ha invitato il dirigente della FIFA ex ed calciatore e allenatore tedesco Franz Beckenbauer a Doha, capitale del Qatar, cinque mesi dopo il voto di assegnazione della sede per i Mondiali 2022: durante la visita erano presenti anche i capi di una società di petrolio e gas in cui lui era impiegato come consulente. La società coinvolta ha detto che stava esplorando la possibilità di alcuni investimenti, ma che dall’incontro non era uscito alcun accordo;
– ha fissato alcuni incontri con nove membri del comitato esecutivo della FIFA, incluso Sepp Blatter, con membri della famiglia reale del Qatar;
– ha organizzato un incontro tra il team che si occupava della candidatura del Qatar con il capo della UEFA Michel Platini a Nyon, vicino a Ginevra, in Svizzera. Platini, che ha apertamente sostenuto la candidatura del Qatar, ha detto che a quell’incontro bin Hammam non si era presentato e che comunque non ha nulla da nascondere.
Di per sé molte delle attività contenute nelle mail sono piuttosto normali e rientrano nel più ampio tentativo di un paese di esercitare pressioni non illecite per ottenere l’assegnazione di un Mondiale. La scorsa settimana il comitato di organizzazione dei Mondiali in Qatar aveva però negato che Bin Hammam avesse avuto un ruolo “ufficiale o non ufficiale” nella candidatura del Qatar. Le mail, scrive BBC, dimostrano che bin Hammam – che è già stato escluso e qualificato a vita dalla FIFA nel luglio 2011 per “diverse violazioni del codice etico” della stessa organizzazione – ha lavorato parecchio per raccogliere consensi attorno alla candidatura del Qatar.
Se quindi le sue attività mettono ora in imbarazzo la FIFA e il Qatar, non è ancora chiaro se effettivamente ci siano state violazioni vere e proprie delle regole FIFA. Sabato Sony, Adidas e Visa, tra i sei sponsor principali della FIFA (che insieme nel 2013 hanno versato alla FIFA circa 180 milioni, poco meno di metà di quanto l’associazione incassa ogni anno dagli sponsor) hanno chiesto pubblicamente che vengano svolte indagini approfondite per verificare le accuse di corruzione. Gli altri tre sponsor princiali, Airline Emirates, Hyundai/Kia e Coca-Cola, non hanno ancora commentato la vicenda.