Le due enormi inchieste sulla FIFA
Una del New York Times, su partite truccate e scommesse clandestine, l'altra del Sunday Times, sulla corruzione di funzionari FIFA per l'assegnazione dei Mondiali al Qatar
Tra sabato 31 maggio e domenica 1 giugno due noti giornali – l’americano New York Times e il britannico Sunday Times – hanno pubblicato due grosse inchieste partite da alcuni documenti consegnati della FIFA, l’organo di governo del calcio mondiale. L’inchiesta del NYT, di cui è stata finora pubblicata solo la prima di due parti, riguarda alcune partite truccate tra diverse Nazionali prima dei Mondiali in Sudafrica nel 2010, e un giro di scommesse clandestine: al centro dell’inchiesta c’è una controversa agenzia di Singapore che sarebbe riuscita a corrompere la Federazione di calcio sudafricana e selezionare direttamente dei propri arbitri per manipolare i risultati finali delle partite.
L’inchiesta del Sunday Times – ripresa anche da BBC – riguarda invece l’assegnazione alla fine del 2010 dell’organizzazione del Mondiale del 2022 al Qatar. Secondo Sunday Times un alto dirigente della FIFA avrebbe corrotto alcuni funzionari dello stesso organo affinché influenzassero i membri dell’esecutivo che dovevano votare i paesi ospitanti dei Mondiali, in modo che la votazione favorisse il Qatar. Il vicepresidente della FIFA, Jim Boyce, ha detto domenica che nel caso in cui le accuse di corruzione saranno confermate, potrebbe sostenere una nuova votazione per cambiare il paese ospitante dei Mondiali del 2022, sottraendo l’assegnazione al Qatar.
Mohamed bin Hammam e l’inchiesta del Sunday Times
Un filone dell’inchiesta pubblicata dal Sunday Times si occupa approfonditamente di Mohamed bin Hammam, ex dirigente di alto livello della FIFA originario del Qatar. Hammam era stato escluso e squalificato a vita dalla FIFA nel luglio 2011 dopo che erano emerse “diverse violazioni del codice etico della FIFA” (la sua squalifica fu annullata un anno dopo dal Tribunale Arbitrale dello Sport, ma dopo pochi mesi, alla fine del 2012, fu nuovamente squalificato a vita dalla FIFA). In pratica Hammam era accusato di avere corrotto dirigenti della FIFA allo scopo di ottenere il sostegno per la sua candidatura alle elezioni del giugno 2011 che dovevano rinnovare la presidenza della FIFA (Hammam era l’unico sfidante dell’attuale presidente Joseph Blatter). L’inchiesta del Sunday Times, che già all’epoca si era occupato di questa storia, ritorna sui motivi della squalifica e aggiunge altri dettagli: per esempio dice che Hammam cercò di ottenere l’appoggio per una sua possibile elezione da Jack Warner, originario di Trinidad e Tobago, che allora era uno dei vicepresidenti della FIFA. Hammam, aggiunge il Sunday Times, avrebbe dato complessivamente a Warner 2,6 milioni di dollari, inclusi 450 mila dollari prima del periodo delle votazioni.
Ma soprattutto il Sunday Times riporta diverse prove secondo le quali Hammam sarebbe stato implicato nel 2010, quindi l’anno precedente ai fatti che portarono alla sua squalifica, in una vicenda di corruzione legata alla votazione per la sede delle successive edizioni dei Mondiali di calcio: in pratica Hammam avrebbe pagato diversi funzionari FIFA – per un totale di 5 milioni di dollari – perché appoggiassero la candidatura del Qatar. Sebbene la maggior parte dei funzionari FIFA corrotti da Hammam non facessero parte del gruppo dei membri che avrebbero votato le candidature dei paesi per l’organizzazione dei Mondiali, il Sunday Times sostiene che la strategia di Hammam fosse quella di corrompere una grossa parte di funzionari in grado poi di esercitare un’influenza sui quattro membri africani del comitato esecutivo della FIFA che invece avrebbero preso parte alle votazioni.
Hammam cercò di ottenere l’appoggio alla candidatura del Qatar in molti altri modi, quasi sempre indirettamente. Per esempio versò 305 mila euro a Reynald Temarii, allora membro dell’esecutivo FIFA e presidente della OFC, la Confederazione calcistica dell’Oceania. Temarii era già stato sospeso dalla FIFA per un’altra storia di corruzione, ma quei soldi, sostiene il Sunday Times, gli sarebbero serviti per fare appello contro la decisione della FIFA, ottenere un rinvio della sospensione e permettergli così di prendere parte alle votazioni per l’assegnazione dell’organizzazione del Mondiale del 2022. In caso non fosse riuscito a rientrare, il suo posto sarebbe stato preso dal suo vice, David Chung, che aveva però espresso l’intenzione di votare per la candidatura dell’Australia, e non per quella del Qatar, dice il Sunday Times. Alla fine invece non ci fu proprio alcun rappresentante dell’Oceania, una decisione che potrebbe avere comunque influenzato l’assegnazione del Mondiale al Qatar.
L’inchiesta del New York Times
L’inchiesta del NYT si occupa di un’altra storia ed è basata, oltre che sui documenti della FIFA, anche su interviste a decine di calciatori professionisti, arbitri, scommettitori, investigatori ed esperti. L’inchiesta si è concentrata su alcune partite truccate organizzate prima dei Mondiali sudafricani del 2010 e ruota attorno a una controversa agenzia di Singapore, Football 4U International, accusata di avere manipolato i risultati di almeno cinque partite pre-Mondiali con l’assegnazione di arbitri corrotti.
Secondo il NYT l’agenzia Football 4U International fece la sua comparsa nella storia per la prima volta il 29 aprile 2010: un uomo che disse di chiamarsi Mohammed entrò nell’ufficio della Federazione sudafricana a Johannesburg e consegnò una lettera in cui l’agenzia si proponeva per offrire i propri arbitri nelle partite amichevoli giocate prima del Mondiale, pagandogli viaggio e spese annesse. Precisazione: l’offerta non era “normale”, dato che FIFA permette alle sole Federazioni nazionali di nominare gli arbitri delle partite ufficiali, e di norma agenzie esterne come Football 4U non hanno alcun ruolo né autorità nel processo. Dopo un rifiuto iniziale, la Federazione sudafricana accettò e firmò almeno due contratti con l’agenzia Football 4U, permettendole di gestire la nomina degli arbitri di almeno cinque partite pre-Mondiali. La Fifa scoprì che la Federazione sudafricana di calcio non fece ulteriori controlli su “Mohammed” o Football 4U: l’azienda era in realtà già piuttosto nota perché coinvolta in uno scandalo precedente riguardante alcune partite truccate in Cina. In pratica il documento dice che i dirigenti della Federazione sudafricana «si fecero ingannare piuttosto facilmente o furono estremamente stupidi».
Una delle partite contestate è l’amichevole che si giocò nel 2010 tra Sudafrica e Guatemala. L’arbitro di quella partita era Ibrahim Chaibou, originario del Niger, che secondo i documenti FIFA era stato selezionato assieme ai suoi due assistenti da Football 4U. Durante la gara, contestatissima, Chaibou fischiò due rigori per fallo di mano in due diverse azioni in cui, dice lo stesso NYT, «la palla non era andata in alcun modo vicino alle mani del difensore». Chaibou era lì perché da alcune settimane, scrive il NYT, quelli che si occupavano di organizzare le partite truccate avevano iniziato a infiltrarsi tra i più alti livelli della Federazione sudafricana.
Dopo avere visto i documenti della FIFA, il NYT ha messo in fila tre problemi che, alla luce di quanto emerso dall’inchiesta, potrebbero condizionare anche il corretto funzionamento dei Mondiali in Brasile:
1. Nonostante le indagini della FIFA abbiano dimostrato il coinvolgimento di alcuni funzionari della Federazione sudafricana nello scandalo, nessuna persona è stata ufficialmente accusata di un reato.
2. Nonostante un portavoce della FIFA abbia confermato sabato che le indagini stanno proseguendo tutt’oggi, nessuna delle persone interpellate dal NYT in relazione allo scandalo ha detto di essere stata contattata recentemente da funzionari FIFA.
3. Molte delle Federazioni di nazionali che parteciperanno ai Mondiali in Brasile si trovano in condizioni di vulnerabilità simili a quelle in cui si trovava la Federazione sudafricana durante i Mondiali del 2010 (quindi: instabilità finanziaria e amministrativa e divisioni politiche interne).
Foto: FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images