“Stairway to Heaven” è un plagio?
Un lungo articolo ha ricostruito la storia di una delle canzoni rock più famose di sempre: somiglia a un'altra e si annunciano cause legali, come per altre canzoni dei Led Zeppelin
Nel 1968 la rock band americana degli Spirit aveva pubblicato i suoi primi due dischi: a distanza di undici mesi erano usciti Spirit e The Family That Plays Together, entrambi di buon successo (arrivarono rispettivamente al 31esimo e 22esimo posto nella classifica dei dischi più venduti quell’anno negli Stati Uniti). Il secondo disco, in particolare, conteneva quello che sarebbe diventato il loro singolo di maggior successo, “I Got a Line on You” (nel 1968 arrivò al 25esimo posto della classifica dei singoli; oggi è stata ascoltata circa 340mila volte su Spotify).
Il 26 dicembre di quell’anno, all’Auditorium Arena di Denver, in Colorado, gli Spirit avevano in programma un concerto da “gruppo spalla” – quello che suona prima del gruppo principale – per i Vanilla Fudge, una popolare band di rock psichedelico che aveva già pubblicato tre dischi.
Dieci giorni prima di quel concerto un agente dei Led Zeppelin – band inglese appena nata ma che sarebbe diventata leggendaria e tra le più famose del mondo – chiamò l’organizzatore, Barry Fey, per convincerlo a far suonare anche loro nello stesso concerto, prima di Spirit e Vanilla Fudge. Secondo quanto riportato sul sito ufficiale dei Led Zeppelin, Fey racconta che l’agente gli disse «devi farlo per me Barry, questi sono veramente ma veramente grandi. Si chiamano Led Zeppelin», e lui aveva pensato che fosse una battuta (il nome era quello di un modello di dirigibile famoso per essersi incendiato nel 1908). Dopo un primo rifiuto, Fey e l’agente trattarono sui soldi e i Led Zeppelin furono coinvolti.
Nella sua autobiografia, Fey ricorda che quando annunciò i Led Zeppelin «ci fu una modesta quantità di applausi, quelli che si fanno per educazione. Poi, Robert Plant iniziò a cantare e tutti rimasero di sasso. Francamente, non so come fecero gli Spirit a suonare dopo di loro. Non ci voleva un genio per capire che gli Zeppelin avrebbero spaccato tutto. Gesù. La gente andò fuori di testa». Fu il primo concerto dei Led Zeppelin negli Stati Uniti.
Quattro giorni dopo, il 30 dicembre 1968, i Led Zeppelin aprirono un altro concerto dei Vanilla Fudge a Spokane, nello stato di Washington. Nei giorni precedenti vennero presentati nelle pubblicità come i “Led Zefflin”. La scaletta di quel concerto, riportata dal sito ufficiale dei Led Zeppelin, mostra che la band suonò una lunga cover di “As Long As I Have You” del cantante blues Garnett Mimms. La canzone fu un medley: conteneva cioè pezzi di diverse canzoni suonate senza interruzioni. Dentro questo medley i Led Zeppelin misero anche “Fresh-Garbage”, la prima canzone del primo disco degli Spirit. Nei mesi successivi suonarono diverse altre volte con gli Spirit e inclusero “Fresh-Garbage” nel proprio repertorio.
Tra la primavera del 1969 e l’estate del 1970 i Led Zeppelin fecero cinque brevi tour nel Nord America. Nel frattempo pubblicarono due dischi che raggiunsero la prima posizione nelle classifiche inglesi e americane e che sarebbero diventati pezzi della storia dello hard rock: Led Zeppelin II e Led Zeppelin III. Gli Spirit, intanto, fecero due dischi di minor successo e si avviarono al primo scioglimento della band, che avvenne nel 1973. Si rimisero assieme l’anno dopo, fecero due dischi che arrivarono rispettivamente 147esimo e 179esimo nella classifica annuale degli Stati Uniti e proseguirono a pubblicare dischi ignorati dai più, l’ultimo nel 1996.
Come nacque “Stairway to Heaven”
Un lungo e dettagliato articolo del settimanale Businessweek ha raccontato nei giorni scorsi che dopo molti mesi di tour, nell’autunno del 1970, il chitarrista dei Led Zeppelin Jimmy Page si ritirò per riposarsi in un cottage di pietra in Galles, senza elettricità e acqua corrente a disposizione. Si racconta che proprio lassù Page compose “Stairway To Heaven”, celebrata spesso come una delle migliori canzoni rock di tutti i tempi e la più conosciuta degli stessi Led Zeppelin (un classico delle ambizioni di qualunque chitarrista rock dilettante: nel film “Wayne’s world” un negozio di strumenti musicali vieta ai clienti di suonarla, per sfinimento). “Stairway to Heaven” chiudeva il primo lato di Led Zeppelin IV, che negli Stati Uniti sarebbe diventato il terzo disco più venduto di tutti i tempi (si stimano circa 23 milioni di copie, solo laggiù). Nel 1975 Jimmy Page disse a Rolling Stone che la canzone «definiva l’essenza della band» e che «per noi ha avuto il significato di una pietra miliare. Qualsiasi musicista vuole produrre una cosa la cui qualità verrà riconosciuta anche in futuro, molto a lungo, e credo che con Stairway noi ci siamo riusciti».
Un altro lato della storia
L’articolo di Businesweek, però, racconta anche un’altra storia: il bassista degli Spirit Mark Andes si è accorto solo recentemente che il giro iniziale di chitarra di “Stairway to Heaven” somiglia molto a “Taurus”, una canzone composta dal chitarrista Randy Craig Wolfe (conosciuto come Randy California) e contenuta nel loro primo album, a due canzoni di distanza da “Fresh-Garbage”. Andes ha detto a Businessweek di ricordare che «con loro facemmo qualche concerto assieme» e che in quegli anni non si accorse del fatto che fra le due canzoni potesse esserci qualche somiglianza: «è stata un’epifania recente. Non so spiegarmelo. Eppure è tutto abbastanza macroscopico, nota per nota». Il giro di chitarra comincia dopo 0:40.
Anche Randy California non disse niente a riguardo per anni, finché durante un’intervista del 1997 spiegò che considerava quello dei Led Zeppelin «un imbroglio» e raccontò che «quella gente ci ha fatto milioni di dollari, con quella canzone, e non hanno mai nemmeno detto “grazie”, o “possiamo darvi qualche soldo per averla usata?”. Per me è un tasto dolente. Forse, un giorno, la loro coscienza gli suggerirà qualcosa a riguardo».
Chi era lui
Randy California era un chitarrista piuttosto noto nella seconda metà degli anni Sessanta. Nel 1966 a 15 anni, in un negozio di dischi di New York, conobbe Jimi Hendrix, assieme al quale suonò per un certo periodo. Businessweek scrive che fu proprio Hendrix a soprannominarlo “California”, per distinguerlo da un altro Randy nella band. California aveva iniziato a suonare la chitarra grazie a sua madre, che gli insegnò come usarla. Mise su la sua prima band assieme ad Andes a tredici anni. Dopo gli anni migliori con gli Spirit provò una carriera da solista: il disco del 1981 Journey to Potatoland entrò nella classifica dei 40 più venduti nel Regno Unito. Dopo quello, niente di rilevante. Nel dicembre del 1996 il giornalista musicale Mick Skidmore sentì circolare la voce che gli Spirit stessero lavorando a un nuovo disco: contattò al telefono California, e più tardi scrisse che in quell’occasione lo trovò «positivo e affabile».
California stava effettivamente lavorando al nuovo disco degli Spirit, all’epoca composti – oltre che da lui – anche dal fratello di Mark Andes, Matt, alla chitarra, da sua figlia Rachel Andes alla voce, da Ed Cassidy alla batteria (era con gli Spirit anche negli anni Settanta) e un certo Steve Loria al basso. Skidmore disse a California che voleva scrivere un pezzo sul loro nuovo disco e sul vicino trentennale della band: California gli disse di chiamarlo a un numero delle Hawaii, dove sarebbe andato a fare visita a sua madre. Skidmore si dimenticò della chiamata e dopo un po’ di tempo ricevette l’ultimo disco degli Spirit, California Blues. Il 2 gennaio chiamò il numero hawaiano che gli aveva dato California, a cui rispose sua madre. California era morto quel giorno stesso: era andato a nuotare al largo della costa con suo figlio dodicenne, ma a un certo punto era stato trascinato via da una corrente improvvisa, poco dopo aver portato suo figlio appena fuori da quella stessa corrente. Il suo corpo non fu mai ritrovato.
Le possibili conseguenze
Andes ha detto a Businessweek che «sarebbe molto bello» se i Led Zeppelin includessero California fra gli autori della canzone, e che sta valutando di avviare una causa con questo scopo. Secondo Businessweek i soldi ricavati dalla possibile vincita della causa andrebbero al fondo che gestisce i diritti delle canzoni di California: che è lo stesso che organizza il Randy California Project, una specie di scuola di musica per ragazzi.
Per la legge americana sul diritto d’autore, chi avvia la causa deve sostanzialmente dimostrare che l’accusato ha avuto direttamente accesso alla fonte della presunta copia e che il materiale prodotto è sostanzialmente simile al primo. Jason Elzy, un portavoce della casa discografica Warner Music, che detiene i diritti delle canzoni dei Led Zeppelin, aveva detto inizialmente che «né i Led Zeppelin né la Warner forniranno alcun commento riguardo questa storia». In una successiva e recente intervista al quotidiano francese Libération, tuttavia, Page ha definito le accuse di plagio «ridicole».
La prima volta?
Jimmy Page, in un’intervista contenuta nel libro di Brad Tolinski Light & Shade: Conversations With Jimmy Page, pubblicato nel 2013, ha detto che «ho sempre portato qualcosa di fresco in tutte le cose [di altri] che ho usato. Mi sono sempre assicurato di fare qualche variazione: credo che nella maggior parte dei casi non indovineresti mai quale è stata la fonte originale per una data cosa». Mike Welsh, che nel 2010 ha pubblicato una lunga biografia sulla band intitolata When Giants Walked the Earth: A Biography of Led Zeppelin, riguardo “Stairway to Heaven” ha detto che anche nel caso Page fosse stato influenzato dall’ascolto di “Taurus” degli Spirit «ciò che ha fatto è comparabile ad aver preso la legna con cui era costruito un capanno e averci costruito una cattedrale». Ciò che intende dire Welsh è che “Stairway to Heaven” è celebre anche per essere composta da melodie e passaggi successivi assai diversi fra di loro, (“Stairway to Heaven”, di “Taurus”, ricorda praticamente solo il primo giro).
Negli anni, però, diversi artisti avevano già fatto causa ai Led Zeppelin per avere riconosciuto in alcune loro canzoni pezzi di brani registrati da loro. Già nei primi anni Settanta, la casa discografica del cantante blues degli anni Sessanta Chester “Howlin’ Wolf” Burnett fece causa perché “The Lemon Song”, contenuta in Led Zeppelin II del 1969, ricorda molto la canzone “Killing Floor” di Burnett.
Whole Lotta Love
Nel 1979 Shirley Dixon-Nelson, la 13enne figlia del celebre bluesman Willie Dixon, ascoltò a casa di un amico “Whole Lotta Love” – un famoso pezzo dei Led Zeppelin di dieci anni prima – e ci riconobbe “You Need Love”, una canzone che suo padre aveva scritto anni prima (qui la si può sentire nella versione di Muddy Waters). I Led Zeppelin furono denunciati e nel 1987 si arrivò al patteggiamento: da quel momento misero Dixon nei crediti della canzone (nonostante ciò, la moglie di Dixon ha detto anni dopo che «non ci è mai arrivata nessuna cifra significativa. Willie è morto sapendo di non essere stato ricompensato adeguatamente»). In una recente intervista al New York Times, a una precisa domanda sulla questione, Page ha spiegato che le similitudini fra le due canzoni si limitano al testo.
Dazed and Confused
La canzone “Dazed and Confused”, contenuta nel primo album dei Led Zeppelin, secondo il cantautore Jake Holmes assomiglia alla sua “Dazed and Confused”, registrata l’anno prima. Effettivamente si somigliano molto. Holmes denunciò Jimmy Page, che si difese dicendo che aveva composto la canzone dei Led Zeppelin in maniera indipendente. Patteggiarono. Nel DVD del concerto di reunion che i Led Zeppelin tennero nel 2007 a Londra, Celebration Day, nei crediti di “Dazed and Confused” c’è scritto “ispirata da Jake Holmes”.
Babe I’m Gonna Leave You
Anne Bredon oggi ha 83 anni e vive in California dentro una casa composta da due roulotte. Produce bigiotteria, che vende durante alcune fiere locali. Negli anni Sessanta, da studentessa della University of California, Bredon scrisse la canzone “Babe” e ne condivise musica e testo con una sua compagna, Janet Smith. Questa cambiò università e andò all’Oberlin College, in Ohio, dove le capitò di suonarla in alcune occasioni: la cantautrice Joan Baez passò di lì, la ascoltò e la aggiunse al proprio repertorio (la registrò anche, dando i crediti a Bredon).
Nel 1981 Janet Smith stava suonando “Babe” a casa, quando suo figlio entrò nella stanza e le disse «caspita, mamma, non sapevo che facessi anche i Led Zeppelin». Il ragazzo aveva in mente “Babe I’m Gonna Leave You”. A metà degli anni Ottanta Smith mise le mani su Led Zeppelin I, in cui era contenuta “Babe I’m Gonna Leave You”, e si accorse che Bredon non era iscritta fra gli autori. La contattò e fecero causa ai Led Zeppelin, i quali patteggiarono di nuovo. Bredon ha detto a Businessweek che in questa vicenda «ho perso un sacco di soldi. Tutto quello che volevo era il mio nome nei crediti, cosicché la gente sapesse chi ha scritto quella canzone, diamine».
nella foto, Jimmy Page (AP Photo/Veronica Farley)