L’Egitto ha un nuovo presidente
L'ex capo dell'esercito Abdel Fattah al-Sisi ha vinto con oltre il 90 per cento, ma l'affluenza si è fermata sotto al 46 per cento e ci sono dubbi sulla regolarità del voto
L’ex capo delle forze armate egiziane Abdel Fattah al-Sisi è stato eletto nuovo presidente dell’Egitto. Al-Sisi ha vinto con il 93,3 per cento dei voti, ha detto giovedì una fonte del governo, mentre il resto delle preferenze sono andate all’unico altro candidato che si era presentato alle presidenziali, l’esponente di sinistra Hamdeen Sabahi. La vittoria di al-Sisi fa tornare l’Egitto alla sua tradizione di paese governato da militari: quattro degli ultimi cinque presidenti egiziani dalla dichiarazione della Repubblica nel 1953 ad oggi sono arrivati dall’esercito, con l’unica eccezione di Mohamed Morsi, esponente del movimento politico-religioso dei Fratelli Musulmani deposto da un colpo di stato nel luglio 2013.
Secondo gli standard internazionali, scrive il New York Times, le elezioni presidenziali egiziane non sono state sufficientemente democratiche. Eric Bjornlund, presidente di Democracy International, organizzazione fondata dal governo degli Stati Uniti che si occupa di monitorare le elezioni, ha detto: «Il clima politico di repressione in Egitto ha fatto sì che delle elezioni presidenziali democratiche fossero impossibili». Anche il team di osservatori dell’Unione Europea ha sostenuto che i principi costituzionali di libertà di associazione ed espressione non sono stati rispettati, inficiando il regolare svolgimento delle elezioni.
Al-Sisi è l’ex capo delle forze armate egiziane: attualmente è l’uomo più potente d’Egitto e quello che aveva guidato il colpo di stato nel luglio scorso contro l’ex presidente Mohamed Morsi. La sua vittoria non era mai stato messa in discussione. Il punto centrale di queste elezioni era piuttosto il dato sull’affluenza: al-Sisi sperava che fosse superiore a quella registrata nelle elezioni presidenziali del 2012 vinte da Morsi (52 per cento), in modo da ottenere ampia legittimazione popolare. Nonostante il governo egiziano abbia dichiarato il secondo giorno di voto festa nazionale e abbia deciso all’ultimo momento di tenere aperti i seggi anche mercoledì, l’affluenza si è fermata al 46 per cento, sei punti percentuali meno di quella del 2012.
La bassa affluenza registrate alle elezioni potrebbe spingere al-Sisi a rivedere almeno i tempi delle difficili riforme che ha annunciate nelle ultime settimane, ma di cui l’Egitto avrebbe bisogno, come l’eliminazione o la riforma del sistema dei sussidi per il carburante e per i generi alimentari, e una serie di misure di austerità per dipendere economicamente meno dai ricchi paesi del Golfo Persico.