E l’ebola?
Nella capitale della Guinea ci sono state due nuove infezioni, dopo un mese relativamente tranquillo, e altri casi sono stati accertati in Sierra Leone e in Liberia
A Conakry, la capitale della Guinea, negli ultimi giorni ci sono stati almeno due nuovi casi di infezioni da virus ebola, contro il quale non esiste vaccino e che causa una febbre emorragica nella maggior parte dei casi mortale. Dallo scorso marzo, le autorità sanitarie della Guinea e quelle dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno accertato la morte di almeno 185 persone a causa del virus. Altri casi sono stati accertati nei paesi vicini, con quattro morti probabilmente causate da ebola in Sierra Leone e altre 11 in Liberia, dove non sono comunque stati identificati nuovi malati da inizio aprile.
La situazione più delicata continua a essere quella della Guinea e nello specifico di Conakry. Tra il 25 e il 27 maggio sono stati riportati due nuovi casi di ebola, uno dei quali ha portato alla morte della persona infetta. Non venivano rilevati nuovi casi da circa un mese e la situazione viene tenuta sotto controllo con apprensione dall’OMS, perché Conakry è un importante punto di collegamento per i voli internazionali verso destinazioni nell’Africa occidentale. Passeggeri con la malattia potrebbero fare arrivare il virus in altri paesi africani, rendendo più difficile il controllo della diffusione della malattia.
Pierre Formenty dell’OMS ha spiegato a Reuters che “la situazione è seria, e non possiamo dire che sia sotto controllo: ci sono nuovi casi e la malattia continua a diffondersi geograficamente”. Ha poi ricordato che l’identificazione dei nuovi casi dopo un mese in cui non erano stati riscontrati casi non significa che ci sia stato un declino nel fenomeno: “non siamo semplicemente in grado di tenere traccia di tutti i casi”, quindi diversi potrebbero essere sfuggiti alle autorità sanitarie, soprattutto se si sono verificati in villaggi lontani da Conakry.
Secondo il governo della Guinea, tutti i nuovi casi identificati nel paese possono essere ricondotti alla diffusione del virus in alcuni distretti di Conakry. Alla diffusione contribuiscono le scarse conoscenze e la carenza di informazioni su ebola tra le famiglie delle persone malate. In molti casi i familiari nascondono i parenti malati perché temono che possano morire da soli negli ospedali, o perché sono convinti di poterli curare utilizzando la medicina tradizionale.
In Sierra Leone alcune famiglie hanno portato via i loro parenti dagli ospedali in cui si trovavano per alcuni accertamenti per verificare la presenza del virus. Le autorità sanitarie hanno perso traccia dei pazienti e c’è il rischio che questi possano causare nuovi contagi, nel caso in cui siano stati riportati nei loro villaggi. Verso la Sierra Leone è partito un gruppo di operatori dell’OMS e alcuni esperti di Medici Senza Frontiere per affrontare il problema e dare assistenza alle strutture ospedaliere per trattare e tenere traccia più efficacemente dei casi di ebola.
Da marzo scorso, l’OMS ha rilevato almeno 281 casi di ebola nei paesi dell’Africa occidentale. Il virus fu identificato per la prima volta nel 1976 nella Repubblica Democratica del Congo. La malattia si diffonde attraverso il contatto con il sangue e gli altri fluidi corporei dei pazienti infetti: finora non ha portato a epidemie su larga scala proprio perché causa, di solito in breve tempo, la morte dell’organismo che ha infettato, riducendo la possibilità di nuove infezioni. Ebola porta febbre, vomito, disturbi intestinali e nei casi più gravi emorragie interne. Il suo tasso di mortalità è molto alto e oscilla tra il 50 e l’89 per cento a seconda del ceppo virale. Quello che si sta diffondendo in Guinea è lo “Zaïre ebolavirus” (ZEBOV), con il più alto tasso di mortalità mai riscontrato. È stato la causa della morte di quasi 300 persone nella seconda metà degli anni Settanta e di centinaia di altre persone nelle epidemie degli anni Novanta e dei primi Duemila.