Perché Apple ha comprato Beats
La più grande acquisizione di sempre per Apple non si deve solo alle famose cuffie ma soprattutto a Beats Music, servizio di musica in streaming con playlist "di qualità"
di Emanuele Menietti – @emenietti
Mercoledì 28 maggio Apple ha annunciato la sua acquisizione più grande di sempre: per 3 miliardi di dollari comprerà Beats, la società che produce cuffie per ascoltare musica e che gestisce un servizio per ascoltare canzoni in streaming. La notizia era stata ampiamente anticipata dal Financial Times a inizio maggio, ma non c’erano state conferme ufficiali da parte di Apple o dei responsabili di Beats. Sull’accordo tra le due società sono circolati un sacco di articoli e analisi, e in molti si chiedono quanto possa rivelarsi vantaggiosa per Apple un’acquisizione di questo tipo. Beats è conosciuta soprattutto per le sue cuffie e per i suoi celebri cofondatori ma Apple sembra essere più che altro interessata al servizio per la musica in streaming, che esiste da pochi mesi e ha già ottenuto risultati importanti.
Da dove arriva Beats
Beats Electronics fu fondata nel 2006 da Dr. Dre (André Romell Young), rapper e produttore discografico statunitense considerato tra i più importanti nel mondo dell’hip hop, e da Jimmy Iovine, imprenditore e discografico. La loro idea era realizzare cuffie e casse acustiche di buona qualità, con un design essenziale e facilmente identificabile con il marchio della società. Le prime cuffie, le “Beats by Dr. Dre Studio”, furono messe in vendita verso la fine del 2008 ed ebbero un buon successo, soprattutto grazie al sostegno di diversi cantanti e ad accordi commerciali per mostrarle in video musicali e per realizzarne versioni in tema con lo stile di alcuni artisti.
Iovine, che aveva già collaborato con Apple per la realizzazione di accordi discografici legati a iTunes, il programma per acquistare e scaricare musica, aveva intuito che le cuffie standard per gli iPod e gli altri riproduttori di musica non erano un granché, e che c’erano grandi spazi per chi si fosse messo a vendere modelli di qualità – e al tempo stesso pop – per sentire meglio le canzoni. Parlando di Apple e degli iPod, Iovine una volta ha detto: «Loro fanno un meraviglioso oggetto bianco che contiene tutta la musica del mondo; noi faremo un magnifico oggetto nero che la fa suonare nel modo giusto». Nel 2011 il produttore di cellulari HTC acquistò il 50,1 per cento delle azioni di Beats Electronics, diventandone il principale azionista. Ma la collaborazione tra le due società fallì dopo poco più di un anno: nell’estate del 2012 HTC vendette metà delle proprie azioni e l’anno successivo Beats ricomprò dalla società le restanti azioni. Intanto, grazie a una serie di nuovi investimenti, Beats nel 2013 fu valutata intorno al miliardo di dollari.
Acquisizione
L’8 maggio scorso il Financial Times pubblicò un articolo secondo cui Apple e Beats erano al lavoro per perfezionare un accordo di acquisizione da un valore di circa 3,2 miliardi di dollari. Le due società non confermarono né smentirono lo scoop del giornale, che si è rivelato corretto con l’annuncio ufficiale di Apple. La società acquisterà Beats per 3 miliardi di dollari attraverso un’operazione che prevede una transazione in denaro da 2,6 miliardi di dollari e la vendita di azioni Apple per 400 milioni di dollari. L’accordo dovrà essere approvato dall’autorità antitrust degli Stati Uniti, cosa che dovrebbe avvenire entro la fine del 2014.
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— Beats By Dre (@beatsbydre) May 28, 2014
Due marchi
Apple ha confermato che Beats continuerà a esistere come un marchio separato e che continuerà a produrre e vendere i suoi diversi tipi di cuffie – che a seconda dei modelli costano tra i 170 e i 450 euro – auricolari, altoparlanti e altri accessori. Nella storia di Apple, sono stati rarissimi i casi in cui una società acquisita abbia potuto mantenere una propria identità e abbia continuato a vendere cose con un marchio diverso. Di solito Apple fa un’acquisizione, assorbe al proprio interno tutti i dipendenti che le interessano e le tecnologie che ha comprato, poi chiude il marchio.
Steve Jobs, il cofondatore di Apple e il principale artefice del suo successo morto tre anni fa, era un convinto sostenitore della politica del marchio singolo, ma l’attuale CEO Tim Cook sembra pensarla diversamente e bisognerà vedere quali conseguenze avrà questa scelta. Beats è del resto una società molto conosciuta, così come lo è il suo logo (una piccola “b” in bella mostra sui lati delle sue cuffie), e rinunciare al successo del suo marchio sarebbe controproducente.
Anche se resterà un’entità separata, Apple assumerà comunque il pieno controllo di Beats, sia per quanto riguarda il design dei suoi prodotti sia per il marketing. La società che se ne era occupata finora per conto di Beats ha già annunciato di avere terminato da poco la sua collaborazione.
Cuffie
Il successo delle cuffie realizzate da Dr. Dre e Iovine è stato sicuramente uno dei motivi che hanno spinto Apple all’acquisizione, anche se non il principale. Beats nel 2013 ha ottenuto ricavi per circa un miliardo di dollari dalla vendita dei suoi prodotti e ha costi di produzione molto bassi. Secondo il New York Times sono necessari appena 14 dollari per produrre cuffie come quelle di Beats, vendute nei negozi a 200 dollari. La società ha spese per il marketing molto alte, ma comunque dalla vendita di ogni paio di cuffie ottiene ampi margini.
Apple ha venduto centinaia di milioni di iPod e iPhone in tutto il mondo, prodotti di qualità per avere migliaia di canzoni sempre con sé, ma paradossalmente ha sempre trascurato gli ultimi 30 centimetri dall’uscita audio dei suoi dispositivi alle orecchie di chi ascolta la musica. I suoi auricolari non sono mai stati davvero all’altezza e finora quelli di Apple non se n’erano curati molto, lasciando che fossero altri a farlo. Beats lo ha fatto meglio di altri con cuffie che per design, materiali, marketing e prezzo sono la cosa più vicina a un prodotto Apple (ci sono molti audiofili che le ritengono inadeguate per la riproduzione audio, ma questa è un’altra storia e vale anche per chi pensa che un telefono Android sia meglio di un iPhone e via discorrendo). Tim Cook lo ha detto chiaramente in una recente intervista: Beats condivide molto della filosofia di Apple nel modo in cui realizza e vende i suoi prodotti, era la combinazione perfetta.
Non è ancora chiaro quali prodotti potranno realizzare insieme quelli di Apple con Beats, e a giudicare dalle interviste dopo l’annuncio dell’acquisizione non lo sanno nemmeno i loro responsabili. Si è parlato genericamente di nuove soluzioni che sorprenderanno gli appassionati di musica, ma per ora non sono circolate cose concrete o particolari indiscrezioni. È probabile che almeno per i primi tempi si tratterà di collaborazioni per integrare meglio cuffie, altoparlanti e altri accessori con i sistemi utilizzati sugli iPhone e gli iPod.
Beats Music
A gennaio di quest’anno, Dr. Dre e Iovine hanno annunciato il lancio di Beats Music, un nuovo servizio simile a Spotify per ascoltare la musica in streaming, senza la necessità di doverla scaricare sui propri dispositivi. Beats Music, per ora disponibile solo negli Stati Uniti, costa 9,99 dollari al mese, non ha interruzioni pubblicitarie e permette di ascoltare un numero illimitato di canzoni. In pochi mesi la sua versione di prova per smartphone è stata scaricata da 3 milioni di persone e in 250mila hanno sottoscritto un abbonamento al servizio.
Beats Music permette di ascoltare playlist preconfezionate, ma a differenza di buona parte degli altri servizi di streaming, le sue liste di canzoni non sono messe insieme automaticamente da una serie di algoritmi, ma da un gruppo di esperti di musica e DJ. Le playlist sono di qualità e permettono di scoprire nuove canzoni e artisti più facilmente, a tal punto da essere il servizio che gli iscritti a Beats Music dicono di apprezzare di più. Le applicazioni per smartphone consentono anche di scaricare le canzoni, in modo da poterle ascoltare quando non si ha una connessione (se ci si disiscrive i file non possono essere più riprodotti).
Apple ha un suo servizio analogo che si chiama iTunes Radio, disponibile solo negli Stati Uniti e in Australia: esiste da circa un anno e fino a ora non ha ottenuto molto successo. Su iTunes Radio si possono solo ascoltare playlist in streaming, quasi tutte realizzate in modo automatico, si possono saltare le canzoni durante la riproduzione, ma non cercarne e ascoltarne una specifica. Se non si ha un abbonamento ad iTunes Match, il servizio per sincronizzare i propri file musicali tra diversi dispositivi tramite Internet, le riproduzioni delle canzoni sono ciclicamente interrotte da annunci pubblicitari. Il sistema è fatto così in parte perché Apple non è riuscita a stringere accordi migliori con le case discografiche, ma soprattutto per non danneggiare il classico store di iTunes dove si acquistano i file musicali. E diventa quindi importante avere un sistema alternativo, come Beats Music, per sperimentare altri tipi di streaming musicali, più simili ai concorrenti come Spotify e Pandora.
Download vs Streaming
Almeno per i primi tempi, Beats Music continuerà a funzionare come servizio separato da iTunes. Apple non vuole perdersi per strada i milioni di persone abituati a comprare la musica su iTunes, facendoli passare da un giorno all’altro a un sistema di streaming. Questa soluzione ibrida permetterà di accontentare due tipi diversi di clienti, quelli che preferiscono costruirsi una loro libreria musicale e averla sempre a disposizione anche offline (tra questi c’era Steve Jobs, contrario alle formule in abbonamento) e chi invece preferisce non dipendere dai suoi file, affidandosi a un archivio di milioni di canzoni online.
Le vendite di musica digitale degli ultimi anni indicano comunque chiaramente che il futuro è la musica in streaming. Nel 2013 le vendite dei file musicali si sono ridotte del 6 per cento negli Stati Uniti, mentre il consumo di musica in streaming è aumentato del 32 per cento. Apple aveva quindi la necessità di passare in fretta da un sistema che offre solo download a un altro in cui ci sia anche un’opzione che funzioni efficacemente per lo streaming. L’acquisto di Beats le ha permesso di entrare in possesso di Beats Music e con questo servizio di gestire una difficile transizione, senza danneggiare iTunes che continua comunque a fare una barca di soldi con milioni di canzoni vendute ogni giorno in tutto il mondo.
L’applicazione di Beats Music naturalmente non esiste solo per gli iPhone. Ci sono versioni per Android e Windows Phone, quindi Apple per la prima volta avrà – seppure indirettamente – una propria applicazione su sistemi operativi diversi dal suo iOS. In passato Tim Cook aveva spiegato di non avere particolari preclusioni nell’immaginare di rendere disponibili alcuni servizi online di Apple ad altre piattaforme, cosa su cui Steve Jobs era invece alquanto intransigente.
Dr. Dre e Iovine
I due cofondatori di Beats, che grazie alla vendita della loro società otterranno centinaia di milioni di dollari, entreranno a fare parte del gruppo dirigente di Apple. Faranno riferimento a Eddy Cue, il responsabile dei servizi Internet della società, e lavoreranno a “prodotti che nemmeno immaginate, per portare la musica a livelli ancora più alti degli attuali”, ha spiegato Tim Cook. Dr. Dre e Iovine hanno molte conoscenze e rapporti nelle case discografiche, e potrebbero contribuire a fare stringere nuovi accordi commerciali ad Apple, che ha sempre faticato molto nel convincere i discografici a sperimentare nuove soluzioni per la musica digitale. Iovine ha anche rapporti con diverse case cinematografiche, settore in cui Apple tenta da anni di ripetere il successo che ebbe iTunes con la musica, accorciando i tempi di uscita dei film in formato digitale e riducendo i prezzi per il loro affitto o acquisto su Internet.
Ma fare da soli?
Quando iniziarono a circolare le prime voci sull’acquisizione di Beats, molti esperti e osservatori si chiesero che senso avesse spendere miliardi di dollari per comprare una società che fa cose che Apple avrebbe potuto fare da sola. Dopo la conferma dell’acquisizione, Tim Cook ha risposto spiegando che “potremmo costruire praticamente qualsiasi cosa vi venga in mente: ma non è questo il punto. Beats ci dà la possibilità di partire avvantaggiati, di avere con noi persone incredibili”.
Ricordando di avere acquisito 27 società nel suo ultimo anno fiscale, Cook ha ricordato che la filosofia non è comprare solo le aziende che fanno cose che Apple non sa fare o di cui ancora non si occupa. Apple avrebbe potuto aprire una divisione per progettare e produrre cuffie di qualità e con design particolari, e avrebbe potuto sperimentare con nuovi servizi per la musica in streaming paralleli a iTunes. Ma per farlo avrebbe dovuto investire un sacco di soldi e soprattutto partire da zero, mentre grazie all’acquisizione di Beats può spendere in proporzione meno e partire avvantaggiata con una società conosciuta, facile da riconoscere in qualsiasi negozio e con ottime possibilità di crescita.