Senza genere
Chloe Aftel fotografa ragazzi e ragazze che rifiutano i tradizionali concetti nella distinzione dei sessi, e che si sentono sia maschi sia femmine, o nessuno dei due
A-gender è un progetto fotografico realizzato da Chloe Aftel che mostra ragazzi e ragazze che si definiscono agender, genderqueer, o di genere neutro, tutti termini che indicano un rifiuto della tradizionale identità di genere maschile e femminile: alcuni si identificano con entrambi i generi, altri con nessuno dei due, altri si sentono uomini o donne a giorni alterni, altri ancora sentono di appartenere a un terzo genere, che definiscono neutro. Le persone agender rifiutano anche l’utilizzo di pronomi maschili e femminili: per esempio Aftel si riferisce in inglese a ciascuno di loro utilizzando il neutro they anziché il femminile she o il maschile he.
Il progetto è nato dopo che il 4 novembre del 2013 l’adolescente Sasha Fleischman rimase ustionato mentre si trovava sull’autobus di ritorno da scuola, a Oakland. Quel giorno indossava una gonna e una camicia da uomo e qualcuno gli diede fuoco mentre si era addormentato: fu svegliato dal dolore provocato dalle fiamme, che gli causarono ustioni di secondo e terzo grado e un mese di ricovero in ospedale. Il San Francisco Chronicle incaricò allora Aftel di raccontare con le sue fotografie la comunità agender di San Francisco. I ritratti sono scattati in posti particolarmente significativi per la persona fotografata – solitamente la sua casa –, ne mostrano la vita intima e quotidiana e ne raccontano nelle didascalie la storia e identità di genere.
Sarah Levine – una delle migliori amiche di Fleischman, che si definisce genderqueer da un anno – dice per esempio che «penso che il mondo accetti di più le cose e che le persone sentano di poter nascondere meno chi sono. Io mi reputo gender-fluid. Gran parte del tempo mi sento senza un genere, ma cambia ogni giorno. A volte mi sento un maschio, a volte mi sento una ragazza». Emma, un altro adolescente ritratto da Aftel, ha detto che «molte persone vedono l’identità di genere come una scala tra blu e rosa. Non mi identifico mai pienamente con nessuna delle due parti, e nemmeno nella strada a metà tra il blu e il rosa. È molto più complicato, la mia identità cambia così tanto ogni giorno. A volte dico alle persone che sono d’oro, o qualcosa del genere».
Mark Snyder invece si sente sia uomo che donna: «qualche volta vado al lavoro e sembro il classico uomo gay, con una camicia bianca. Altre volte indosso lunghi orecchini pendenti e un maglione da donna». Micah ha 27 anni, si è sottoposto a una mastectomia e a una isterectomia, ma non si sente un uomo e si definisce di genere neutro. «Non vuol dire abbracciare entrambi i generi, o solo uno, bensì non averne nessuno. Non è un’assenza di identità di genere e non vuol dire che non mi importi. Al contrario, mi importa molto della mia identità di genere, della sua espressione e della mia percezione. Ho un’identità di genere, ed è neutra».
Secondo alcuni studi recenti, le persone agender sono quelle che soffrono le maggiori discriminazioni e violenze, e sono spesso derise e isolate dalla stessa comunità gay, bisessuale e transessuale. Negli ultimi tempi molti hanno iniziato a mettersi in contatto, a raccontare le loro storie e a chiedere che venga riconosciuta in qualche modo la loro esistenza. Prima di venire aggredito, Fleischman aveva proposto una petizione sull’apposito sito della Casa Bianca per istituire un terzo genere nei documenti governativi. La proposta ha ottenuto 27 mila firme, non abbastanza per essere sottoposta al presidente Obama (ce ne vogliono 100 mila in trenta giorni) ma il numero è comunque significativo.