La legge marziale in Thailandia
L'esercito ha preso il controllo del paese dopo gli scontri delle ultime settimane tra sostenitori e oppositori del governo, ma nega che sia un colpo di stato
Nella mattina di martedì 20 maggio (in Italia era la notte di lunedì 19) l’esercito della Thailandia ha annunciato di avere imposto la legge marziale nel paese per “mantenere l’ordine” in seguito ai numerosi scontri che si sono verificati nei giorni scorsi, soprattutto a Bangkok, tra i sostenitori dei partiti politici di governo e di opposizione. L’applicazione della legge marziale permetterà ai militari di avere molto più potere, senza un controllo diretto da parte del governo. La decisione è stata presa senza consultare il governo, ma il capo dell’esercito Prayuth Chan-Ocha sostiene che non si tratta di un colpo di stato e che i ministri non sono stati privati dei loro incarichi.
La legge marziale è stata annunciata con un messaggio televisivo poco dopo il sequestro di diverse stazioni tv e radio a Bangkok. L’esercito ha spiegato di avere il diritto di intervenire sulla base di una legge del 1914, che dà ai militari l’autorità per farlo in particolari momenti di crisi in cui è a rischio l’ordine pubblico in Thailandia.
Oltre ad avere occupato le stazioni per le trasmissioni radio e tv, i soldati hanno organizzato diversi posti di blocco con mezzi blindati lungo le principali strade di Bangkok. Ai manifestanti che da mesi protestano contro il governo, accusato di essere corrotto, è stato richiesto di restare a casa e di non organizzare nuove iniziative, per evitare che si verifichino scontri. La stessa cosa è stata richiesta ai sostenitori dell’attuale governo. I soldati hanno preso il controllo del palazzo del governo a Bangkok, che era stato occupato nei giorni scorsi dai manifestanti in segno di protesta.
Jonathan Head, corrispondente a Bangkok per BBC, spiega che l’istituzione della legge marziale è arrivata a sorpresa, senza che vi fossero particolari segnali sulle intenzioni dell’esercito in questo senso. La presenza dei militari risulta rafforzata a Bangkok ed è probabile che nei prossimi giorni saranno presenti numerosi gruppi di soldati in città, soprattutto nella zona dei palazzi governativi.
La Thailandia è in una profonda crisi politica che si trascina ormai dal novembre scorso. Lo scorso 7 maggio il primo ministro thailandese, Yingluck Shinawatra, è stato rimosso dal suo incarico su decisione della Corte Costituzionale, con l’accusa di avere abusato del suo potere in un trasferimento illegale dell’attuale capo della sicurezza nazionale. Da allora il capo del governo è diventato l’ex ministro del Commercio Niwattumrong Boonsongpaisan, che ha promesso di guidare il paese verso le elezioni politiche fissate per il prossimo luglio. Le opposizioni vogliono che prima del voto siano introdotte riforme politiche, richiesta cui il governo non ha dato seguito; e anzi il governo nei giorni scorsi aveva fatto sapere che la complicata situazione nel paese avrebbe reso “molto improbabile” l’organizzazione delle elezioni. La settimana scorsa ci sono state grandi manifestazioni organizzate da uno dei più importanti leader delle proteste, Suthep Thaugsuban.
Per mesi gli anti-governativi – principalmente appartenenti alla classe media e parte dell’élite urbana – hanno chiesto le dimissioni di Shinawatra, accusata di essere una marionetta di suo fratello Thaksin, ex primo ministro della Thailandia dal 2000 al 2006 oltre che ricco imprenditore e proprietario di diverse televisioni.
La Thailandia non è nuova a momenti di grave crisi politica, risolti spesso con l’intervento dell’esercito. Dalla fine della monarchia assoluta 82 anni fa, nel paese ci sono stati 11 colpi di stato organizzati dall’esercito. Thaksin fu deposto nel 2006 dai generali che si dichiaravano fedeli al re: da allora i suoi seguaci, le cosiddette “camicie rosse”, hanno cominciato a organizzare periodicamente manifestazioni molto numerose anche a favore della sorella Yingluck: gli scontri tra le due fazioni e la polizia hanno già causato decine di morti dal novembre scorso.