La Svizzera ha bocciato il salario minimo
Era stato proposto nel referendum votato oggi, e in caso di vittoria del "sì" sarebbe stato il più alto al mondo: è stato respinto con più del 70 per cento dei voti
Circa il 77 dei partecipanti ha votato “no” al referendum che proponeva di introdurre in Svizzera un salario minimo di 22 franchi svizzeri l’ora, circa 18,25 euro, cioè – per un lavoratore a tempo pieno – quattromila franchi svizzeri al mese, circa 3.200 euro. Se il referendum fosse passato, la Svizzera sarebbe diventato il paese con il salario minimo più alto del mondo. Attualmente, comunque, circa il 90 per cento dei lavoratori svizzeri guadagna una cifra superiore al salario minimo proposto nel referendum.
In Svizzera non esiste un salario minimo, ma gli stipendi sono regolati – come in Italia – da una serie di contratti collettivi che coprono quasi tutti i lavoratori. Il referendum è stato promosso dai principali sindacati nazionali, secondo i quali gli stipendi in Svizzera dovrebbero riflettere il costo della vita del paese, che è tra i più alti del mondo. La proposta di legge prevedeva che il salario minimo venisse aumentato automaticamente in base all’inflazione. Se il referendum fosse passato, la Svizzera avrebbe avuto un salario minimo mensile pari quasi al doppio del paese con il salario minimo più generoso, cioè il Lussemburgo, dove è pari a poco meno di 2 mila euro al mese. Un grafico di Eurostat mostra i salari minimi dei principali paesi del mondo.
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Negli ultimi mesi, diversi paesi al mondo stanno discutendo la possibilità di introdurre o alzare il salario minimo. Nel Regno Unito è stato da poco alzato fino a 6,5 sterline l’ora (circa 8 euro), mentre negli Stati Uniti il presidente Barack Obama ha proposto di aumentarlo dagli attuali 7,25 dollari a 10,10 dollari l’ora (7,50 euro). Il governo di coalizione tedesco si è impegnato a creare un salario minimo di 8,50 euro l’ora. La Germania, insieme all’Italia, è uno dei sette paesi dell’Unione Europea a non avere un salario minimo.
Il governo aveva dichiarato che se il referendum fosse stato approvato avrebbe portato dei danni all’economia Svizzera. Anche alcune grandi società e multinazionali sono state critiche nei confronti del salario minimo: la Nestlè, ad esempio, paga già tutti i suoi lavoratori uno stipendio superiore al salario minimo ipotizzato dalla proposta di legge, ma secondo l’azienda un salario minimo troppo alto avrebbe danneggiato la catena dei suoi fornitori. Molti imprenditori hanno poi sostenuto che le aziende piccole e medie che impiegano lavoratori non specializzati sarebbero state costrette a tagliare il personale.
Secondo i sindacati, invece, l’aumento dei salari minimi è necessario a causa dell’incremento del costo della vita. Mentre non ci sarà un aumento di disoccupazione perché attualmente gli stipendi al di sotto della soglia minima vengono pagati per lavori che non è possibile portare all’estero. Nel 2013 un referendum per imporre un limite di remunerazione ai manager, pari a 12 volte lo stipendio del dipendente meno pagato, era stato respinto.