In India ha vinto Narendra Modi
Il partito nazionalista indù ha un vantaggio ormai irrecuperabile: è la peggiore sconfitta della storia del Partito del Congresso, che ha governato per 50 anni
Il BJP – il Partito Popolare Indiano, di orientamento nazionalista indù e conservatore, parte dell’Alleanza Nazionale Democratica di centrodestra e guidato da Narendra Modi – è in netto vantaggio nelle elezioni presidenziali che si sono svolte tra il 16 aprile e il 13 maggio. Oggi si concluderà lo spoglio delle schede e saranno comunicati i risultati ufficiali, ma intanto la coalizione di cui fa parte il BJP ha ottenuto per ora 336 seggi nella camera bassa del Parlamento (Lokh Saba), superando i 272 necessari per formare il nuovo governo e governare stabilmente (in totale i seggi disponibili sono 543). Il Partito del Congresso – il partito laico e di centrosinistra che dalla fine dell’era coloniale nel 1947 ha governato l’India per quasi 50 anni: quello della famiglia Gandhi, per intenderci – è fermo a 59 seggi e ha già ammesso la propria sconfitta, la peggiore della sua storia. Narendra Modi sarà dunque il nuovo primo ministro dell’India e sono già in corso i festeggiamenti per la vittoria.
L’affluenza alle urne è stata molto alta, pari al 66,38 per cento: hanno votato circa 551 milioni di persone. La coalizione di Modi è riuscita a crescere grazie a una campagna elettorale in cui si è parlato molto di corruzione, un problema molto sentito in India e che ha raggiunto livelli senza precedenti anche a causa della rapida crescita economica del paese. L’attuale coalizione di governo è stata più volte accusata di non avere adottato sistemi efficaci per contrastare i casi di corruzione sia a livello federale sia a livello statale. Modi è attualmente chief minister dell’importante stato nordoccidentale del Gujarat. Ha 63 anni ed è molto popolare tra i giovani: è un oratore molto carismatico ed è considerato un abile comunicatore.
Modi è figlio di un negoziante di tè e ha iniziato la sua carriera politica nel Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), un’organizzazione indù di estrema destra vicina al BJP: fu un ex membro di RSS ad assassinare il Mahatma Gandhi, nel 1948. L’iniziale successo politico di Modi fu dovuto a una serie di campagne elettorali costruite su misura dell’elettorato indù e sulla demonizzazione della minoranza musulmana (in India gli indù costituiscono circa l’80 per cento della popolazione, contro il 13 per cento dei musulmani). È accusato di aver istigato le violenze tra indù e musulmani in Gujarat avvenute durante la sua campagna elettorale e subito dopo la sua nomina nel 2002.
Nel tempo Modi ha saputo abilmente far dimenticare il suo passato controverso, concentrando la propria attenzione sui temi dello sviluppo e della crescita economica, e diventando in breve il riferimento politico principale della classe media, degli industriali e degli uomini d’affari indiani. Molti investitori, sia indiani che stranieri, hanno trasferito nel Gujarat le proprie attività: sebbene nello stato viva solo il 5 per cento della popolazione indiana, qui si concentra il 16 per cento della produzione industriale nazionale e il 22 per cento delle esportazioni. Questo modello di efficienza economica è oggettivamente in forte contrasto con la situazione presente nel resto dell’India. C’è un’ultima ragione che spiega il successo di Modi: ha origini popolari e non ha legami familiari “importanti”. Molti indiani lo considerano infatti lontano dai meccanismi di corruzione e di salvaguardia di determinati interessi che sono invece all’ordine del giorno nella politica indiana.