Le proteste dopo la strage in Turchia
Ci sono stati scontri e manifestazioni contro il governo, Erdoğan è accusato per le privatizzazioni nel settore minerario: i morti a Soma intanto sono almeno 282
I sindacati della Turchia hanno annunciato un giorno di sciopero in seguito al grave incidente di martedì 13 maggio in una miniera di carbone di Soma, nella provincia di Manisa nella Turchia occidentale, dove a causa di un’esplosione sono morte almeno 282 persone. All’interno della miniera c’erano circa 700 persone al lavoro: i soccorritori sono riusciti a metterne in salvo circa 363, ma ci sono ancora centinaia di persone date per disperse ed è da circa 24 ore che non vengono più trasportate fuori dai cunicoli persone ancora vive. Nelle ultime ore ci sono state proteste contro il governo a Istanbul, Ankara e in altre città turche. A Smirne, terza città turca a 120 chilometri da Soma, ci sono stati degli scontri tra manifestanti e polizia. Per la strage nella miniera sono stati decisi tre giorni di lutto nazionale.
L’esplosione è stata causata da un cortocircuito elettrico e ha provocato crolli all’interno delle gallerie, intrappolando decine di minatori. Nella notte di giovedì 15 maggio le operazioni di soccorso sono state sospese per alcune ore a causa dell’alta concentrazione di gas tossici in alcuni settori della miniera. Non tutti i sistemi di aerazione delle gallerie sono funzionanti e si è reso necessario l’utilizzo di altri sistemi per pompare aria e diluire il monossido di carbonio, molto tossico. Le ricerche sono poi riprese, ma dopo così tante ore dall’incidente sembra sempre più improbabile di riuscire a trovare ancora qualche disperso vivo.
Secondo i sindacati, le condizioni di chi lavora in miniera sono peggiorate negli ultimi anni in seguito alla progressiva privatizzazione del settore minerario. Mercoledì 14 maggio in diverse città della Turchia ci sono state manifestazioni contro il governo, accusato di non avere gestito efficacemente l’emergenza e di non avere vigilato sulla sicurezza degli impianti minerari dopo il loro passaggio ai privati. La miniera di Soma è privata da una decina di anni.
In un comunicato, i sindacati confederali della Turchia spiegano che “coloro che hanno spinto per la privatizzazione e che hanno minacciato le vite dei minatori per ridurre i costi sono i colpevoli della strage di Soma e dovranno rispondere delle loro azioni”. Il segretario della Confederazione dei Sindacati Rivoluzionari della Turchia (DİSK) ha invitato i lavoratori turchi a vestirsi di nero, in segno di lutto, e a organizzare una serie di manifestazioni intorno alla sede del ministero del Lavoro ad Ankara, la capitale.
Il governo di Recep Tayyip Erdoğan ha risposto alle accuse spiegando di avere fatto tutte le verifiche di sicurezza necessarie sugli impianti minerari, anche dopo la serie di privatizzazioni. La miniera di Soma aveva subito di recente un’ispezione, nel mese di marzo. Ma l’opposizione ha accusato il governo di avere sottovalutato il problema della sicurezza nel settore minerario, rifiutando di recente di avviare una commissione parlamentare per indagare sugli incidenti registrati negli ultimi anni in diverse miniere.
Giovedì 15 maggio il presidente della Turchia, Abdullah Gül, è andato a Soma. Il giorno prima era stato lì anche il primo ministro Erdoğan, per verificare di persona la situazione alla miniera. La sua automobile è stata presa a calci da alcuni manifestanti, che si sono riuniti nei pressi della miniera per protestare contro il governo. Hanno urlato slogan e mostrato cartelli, chiedendo le dimissioni di Erdoğan, che nel pomeriggio ha tenuto una conferenza stampa promettendo risorse e ulteriori verifiche per evitare altri incidenti come quello di Soma.
Le centinaia di manifestanti per strada hanno costretto Erdoğan a trovare rifugio in un negozio, protetto dalle sue guardie del corpo. Un gruppo di persone ha assaltato la sede locale del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, il partito di governo di cui Erdoğan è presidente. La polizia si è scontrata con i manifestanti e ne ha arrestati alcuni.
Ci sono state proteste e manifestazioni anche ad Ankara, Istanbul e in altre città della Turchia. Ad Ankara la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni e idranti per disperdere circa 800 manifestanti, che si stavano organizzando in un corteo che dalla zona dell’Università avrebbe dovuto raggiungere la sede del ministero dell’Energia. Altri manifestanti si sono riuniti a Istikial, una via centrale di Istanbul, e la polizia è intervenuta con gli idranti per disperderli.
L’incidente di Soma potrebbe portare a una nuova serie di grandi proteste contro il governo di Erdoğan, che lo scorso anno ha dovuto affrontare mesi di manifestazioni cui hanno partecipato migliaia di persone. Il primo ministro è da tempo accusato di utilizzare metodi autoritari e poco democratici, portando avanti un graduale processo di islamizzazione del paese.