Le ultime su Daniele Bosio
Ieri si è tenuta una nuova udienza per l'ambasciatore italiano arrestato nelle Filippine per abuso e traffico di minori, che continua a dirsi innocente
Daniele Bosio è l’ambasciatore italiano in Turkmenistan – o meglio lo era: è stato sospeso dal ministero degli Esteri italiano dopo che lo scorso 5 aprile è stato arrestato. Da allora è detenuto nella prigione di Binan, nelle Filippine, a poco più di trenta chilometri da Manila, con l’accusa di abuso e traffico di minori. Mercoledì 14 maggio, davanti al tribunale che si sta occupando del caso e che si trova nel piccolo distretto di Laguna, alla periferia della capitale, Bosio ha negato ogni accusa e si è dichiarato innocente: è stata però nuovamente rinviata l’udienza preliminare su richiesta della ONG “Bahay Tuluyan”, che si occupa di tutela dei diritti dei bambini e che ha denunciato il diplomatico. La questione centrale è per ora dunque ancora legata alla sede processuale: l’accusa chiede infatti che il processo venga spostato a Manila. La notizia del nuovo rinvio è stata data dall’avvocato di Bosio, Elisabetta Busuito.
Bosio ha 46 anni ed è di Taranto. È stato arrestato all’inizio di aprile durante una vacanza nelle Filippine, a seguito di una denuncia presentata da parte di due attiviste della ONG “Bahay Tuluyan”: hanno detto di averlo notato in compagnia di tre bambini di 9, 10 e 12 anni in un parco acquatico. Le due donne si erano insospettite perché l’uomo non sembrava essere il loro padre: si erano avvicinate, avevano fatto qualche domanda ai bambini e avevano avuto una discussione con lo stesso Bosio, che aveva detto di aver incontrato i bambini per strada, dove chiedevano l’elemosina, di aver comprato loro cibo, vestiario e medicine, di averli ospitati a casa sua (se per una o due notti, questo non è ancora stato chiarito) e di averli lavati.
Le due donne avevano infine chiamato la polizia. Bosio era stato rintracciato e portato in commissariato: dopo 24 ore di fermo aveva rinunciato volontariamente ai diritti di indagato e accettato di restare in detenzione fino alla conclusione delle indagini preliminari. In base alla legge filippina 7610 del 1992 a tutela dei minori, a Daniele Bosio – che si è sempre dichiarato innocente – sono contestati i reati di traffico e abuso che sono puniti con una pena fino all’ergastolo e una multa di almeno due milioni di pesos (32.400 euro), il primo, e con fino a quarant’anni di detenzione il secondo. Ma non è ancora chiaro quali prove e indizi esistano a suo carico, a parte quanto raccontato dalle due donne.
Finora si sono svolte due udienze: la prima il 16 aprile scorso davanti al pubblico ministero, durante la quale la difesa ha chiesto un primo rinvio. La seconda udienza il 30 aprile, nuovamente sospesa senza che la difesa avesse potuto presentare le proprie prove. L’avvocato di Bosio, Elisabetta Busuito, aveva infatti dichiarato che con la sospensione chiesta dalla controparte «non era stato possibile far acquisire dal giudice né le prove scritte né quelle orali che la nostra difesa aveva con sé e che sarebbero state depositate se l’udienza si fosse regolarmente tenuta». Nel frattempo l’avvocato dell’accusa si era rivolto prima al ministro della Giustizia delle Filippine e poi al procuratore per trasferire il processo a Manila, sostenendo che «ci sono le basi per credere che ci sia parzialità di giudizio da parte del Procuratore Capo Agripino Baybay III, ragioni che non possono essere svelate qui per ragioni di sicurezza» e facendo anche riferimento a «pressioni esercitate dal pool di legali». Le accuse sono state respinte dall’avvocato Busuito.