La polizia violenta di Albuquerque
Nela tranquilla città che molti conoscono per "Breaking Bad" ci sono proteste da tempo, contro la violenza ingiustificata della sua polizia
Albuquerque è una città americana che si trova in mezzo al deserto del Chihuahua, sulla famosa Route 66, in mezzo al New Mexico. Si pronuncia qualcosa come “albakerki“, negli ultimi anni è stata l’ambientazione di una popolare e apprezzata serie tv, Breaking Bad, e la cosa le ha dato una certa notorietà internazionale. Ha 550.000 abitanti, è la città più popolosa del New Mexico – che insieme al Mississippi è lo stato più povero del paese – ed è situata lungo il Rio Grande. A parte per Breaking Bad, che la ritrae come una tranquilla e sonnacchiosa cittadina del Midwest, Albuquerque è nota anche perché ospita il più grande raduno mondiale di mongolfiere – ogni anno per nove giorni nel mese di ottobre. Per il resto Albuquerque è proprio una tranquilla e sonnacchiosa cittadina del Midwest, però ha un corpo di polizia considerato piuttosto violento: negli ultimi 4 anni la Albuquerque Police Department (APD) ha ucciso 25 persone.
Nelle ultime settimane ci sono stati due casi di omicidi da parte della polizia. Il 21 aprile la diciannovenne Mary Hawkes è stata uccisa con alcuni colpi di pistola dopo un inseguimento a piedi in un quartiere periferico della città, perché sospettata di aver rubato un camion. Il 3 maggio Armand Martin, un ex soldato dell’aeronautica, è stato ucciso dagli agenti della SWAT (il corpo speciale della polizia statunitense) dopo 5 ore di assedio della sua casa. In entrambi i casi la polizia ha dichiarato che i sospettati erano armati e avevano minacciato di sparare agli agenti, che hanno agito per autodifesa. In entrambi i casi la polizia non è stata in grado di fornire prove del fatto che l’uso delle armi fosse l’unica soluzione possibile.
Per gran parte degli anni Novanta e dei primi anni Duemila, Albuquerque è stata governata da sindaci del partito democratico. Nel 2009 è stato eletto sindaco il repubblicano Richard J. Berry, che è stato riconfermato nel 2013 con il 68 per cento dei voti. Non è del tutto chiaro se ci sia un collegamento, ma è nel 2012 l’alto numero di morti violente causate dalla polizia ha fatto iniziare le prime proteste dei cittadini. Lo scorso aprile il Dipartimento della Giustizia ha pubblicato i risultati di un’indagine sui metodi della APD. Come riporta il New York Times, il rapporto accusa la polizia di un “continuo ed eccessivo uso della forza che viola i diritti costituzionali delle persone”.
«Troppo spesso, afferma il Dipartimento della Giustizia, gli agenti hanno picchiato e trattato con violenza persone che non ponevano alcun rischio per la loro incolumità e raramente gli agenti sono stati richiamati per i loro comportamenti. Molte delle vittime soffrivano di disturbi mentali, alcuni erano disabili, anziani o ubriachi».
Come ha spiegato il Guardian, la zona della città dove negli ultimi anni sono avvenuti la maggior parte degli episodi di violenza è un quartiere un po’ periferico, dove ai molti turisti che arrivano in città per vedere i posti in cui è ambientata la serie televisiva Breaking Bad viene sconsigliato di andare. È una zona di case mobili e roulotte abitate per lo più da latinoamericani, asiatici e altre minoranze etniche: uno di quei posti dove se rimani per troppo tempo fermo ad aspettare l’autobus ti vengono a chiedere l’elemosina o a offrirti di comprare della droga. Nel 2009 la città aveva provato un’operazione di rebranding del quartiere e lo aveva chiamato “il quartiere internazionale”, ma la cosa non ha funzionato.
La vita ad Albuquerque, in fotografie
Fino al 2010 la maggior parte degli interventi della polizia si concludeva con un arresto; negli ultimi anni, invece, l’uso della forza è diventato una delle risposte più frequenti della APD. Il rapporto del Dipartimento della Giustizia parla, tra le altre cose, di una generale “cultura della violenza” che ha pervaso la polizia di Albuquerque. Nel 2011 un agente aveva sparato alle spalle di un uomo dopo averlo fermato per un’infrazione del codice della strada, e poi si scoprì che quello stesso agente su Facebook aveva descritto il suo lavoro come “smaltimento di rifiuti umani”. L’agente, Byron “Trey” Economidy, era stato sospeso per 4 giorni e la città aveva compensato la famiglia dell’uomo ucciso con 300.000 dollari (circa 220.000 euro).
Un altro caso che aveva generato molte critiche era stato quello dell’uccisione di James Boyd. Boyd era un vagabondo che viveva sulle colline subito fuori dalla città, campeggiando in una zona deserta e disabitata. La polizia era intervenuta per arrestarlo, poiché campeggiare da quelle parti è illegale. Dopo un confronto verbale, da una certa distanza, in cui Boyd aveva detto che avrebbe reagito se non gli fosse stato concesso di andarsene pacificamente, la polizia aveva sparato diversi colpi ferendolo gravemente. Boyd non era un pericolo per l’incolumità degli agenti – era armato solo di un coltello ed era gravemente ferito – ma gli agenti gli spararono ancora. Un video mostra gli ultimi momenti del confronto tra Boyd e la polizia e, per quanto piuttosto forte, mostra bene cosa significhi un “eccessivo” uso della forza.
La lunga serie di omicidi da parte della APD ha fatto aumentare le proteste da parte dei cittadini, molti dei quali dicono di avere molta paura quando sentono le sirene della polizia. Nelle ultime settimane, dopo la pubblicazione del rapporto del Dipartimento della Giustizia, le proteste si sono fatte ancora più intense: il 5 maggio una riunione del consiglio comunale è stata interrotta quando un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione nella sala consiliare, occupando i banchi e mettendo in scena un finto arresto del capo della polizia, Gorden Eden: gli attivisti lo hanno chiamato un “colpo di stato simbolico”.
Gorden Eden, per la verità, è stato nominato capo della polizia lo scorso febbraio proprio nel tentativo di riforma della APD, quando il sindaco – che negli Stati Uniti nomina il capo della polizia – lo ha chiamato a sostituire Ray Schultz, arrivato nel 2005 a sostiuire un precedente commissario, a sua volta contestato perché troppo debole. Tra le altre cose, Eden ha vietato agli agenti di usare armi personali al posto di quelle fornite e approvate dalla polizia e di sparare ad auto in movimento per fermarle. Questo per il momento non sembra essere stato sufficiente né a limitare l’uso delle armi da parte della polizia né a fermare le proteste. Tra le cose che con più insistenza vengono chieste dalla cittadinanza c’è l’obbligo per gli agenti di polizia di montare telecamere sui loro elmetti, in modo che possa essere dimostrabile che l’uso della forza, in certe situazioni, fosse davvero necessario.
Rey Garduño, uno dei consiglieri comunali di Albuquerque, ha pubblicato una nota di scuse nei confronti della cittadinanza: “Per quattro anni ci è stato detto di fare qualcosa e occuparci di questo problema, e noi non abbiamo fatto nulla”. Anche Gorden Eden si è detto dispiaciuto per le morti causate dalla polizia e ha affermato che gli sforzi per riformare la APD continueranno.