Ci sono nuove prove degli attacchi al cloro in Siria?
Un giornalista italiano – Daniele Raineri del Foglio – è stato il primo a raggiungere e fotografare i resti dei barili-bomba sganciati nel nord-est del paese
Secondo il Telegraph ci sono nuove prove che confermano l’utilizzo del cloro come arma da guerra da parte del regime siriano, per attaccare i ribelli e la popolazione siriani. Una di queste è stata fornita da Daniele Raineri, giornalista italiano del Foglio che si occupa soprattutto di paesi arabi e Medio Oriente e che negli ultimi due anni è stato più volte in Siria a seguire la rivolta contro Bashar al-Assad. Raineri, che si trova tuttora in Siria, è stato infatti il primo giornalista a visitare Kfar Zita – piccola città siriana nel governatorato di Hama, nel nord-est del paese – dopo i recenti bombardamenti del regime.
L’accordo per l’eliminazione del programma chimico siriano era stato raggiunto dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU il 26 settembre 2013, dopo settimane di crisi e tensioni seguite a un attacco chimico del regime contro la popolazione. Da allora il governo siriano, tra molte reticenze e lentezze, ha cominciato a trasportare le sostanze chimiche e altri materiali nel luogo da cui inizia il processo del loro smaltimento, cioè il porto di Latakia, sulla costa occidentale siriana. Tutto il processo avviene con la supervisione dell’OPAC, l’organizzazione internazionale per il controllo delle armi chimiche, che ha vinto lo scorso anno il premio Nobel per la pace. Tra le armi chimiche da consegnare però non è presente il cloro, che non è stato incluso nella lista di sostanze che la comunità internazionale ha chiesto alla Siria di eliminare.
Raineri ha documentato direttamente quello che ha visto a Kfar Zita e ha pubblicato su Twitter una serie di fotografie provenienti da tre diversi siti vicino alla città di Kfar Zita, scattate durante un momento di “pausa” tra un attacco aereo e l’altro: le immagini mostrano i resti dei barili bomba sganciati da un elicottero il mese scorso, che sarebbero stati arricchiti con cilindri contenenti cloro e ammoniaca in forma gassosa.
— Daniele Raineri (@DanieleRaineri) 5 Maggio 2014
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That’s my watch pic.twitter.com/jHBPWpt2RD
— Daniele Raineri (@DanieleRaineri) 5 Maggio 2014
Uno dei pezzi di residui metallici è chiaramente contrassegnato con la sigla CL2. Eliot Higgins – autorevole esperto di armi utilizzate nella guerra siriana intervistato dal Telegraph, noto per il suo blog Brown Moses – ha detto che questo nuovo metodo non è improvvisato ma accuratamente pianificato: «La cosa davvero interessante delle fotografie è che una delle bombe ha una barra di metallo al suo interno, con due bulloni di grandi dimensioni. Questo si vede anche in una bomba usata a Telmens (altra città colpita presumibilmente dalle bombe al cloro). Inoltre c’è un taglio sul lato della bomba accanto alla barra metallica, per consentire la fuoriuscita di gas al momento dell’impatto».
La stessa Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, che sta indagando sull’utilizzo del cloro, ha chiesto di poter vedere le immagini scattate a Kfar Zita da Daniele Raineri. Raineri ha raccontato su Twitter di aver spiegato all’OPAC come fare per arrivare sul posto dei bombardamenti ma l’organizzazione gli ha fatto sapere che ogni sua ispezione dev’essere concordata col regime siriano.
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2 Alleged chlorine bombs in Kfar Zeita, Hama province, Syria – @ Daniele Raineri pic.twitter.com/YvYNzX6Cms
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Alleged chlorine bombs in Kfar Zeita, Hama province, Syria – @ Daniele Raineri pic.twitter.com/VEyVgLPTXG
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Oltre alle foto di Raineri, ci sarebbero diverse altre prove degli attacchi al cloro in Siria. I giornalisti della rivista tedesca Der Spiegel sono riusciti a raggiungere altre zone colpite nelle ultime settimane e hanno intervistato i medici che hanno curato i sopravvissuti degli attacchi e ascoltato le testimonianza dei sopravvissuti stessi: alcuni di loro hanno descritto una nube di gas giallo avvicinarsi e i loro sintomi corrisponderebbero a quelli provocati dall’inalazione di questo tipo di sostanze. Anche gli attivisti siriani hanno mostrato video di persone ricoverate nei centri medici con gli occhi rossi, il colorito verdognolo, gravi difficoltà respiratorie e il sangue che usciva dalla bocca. Il Telegraph alla fine di aprile aveva pubblicato una prima analisi scientifica di campioni di terra prelevati nelle zone colpite da questi attacchi. Il test era stato condotto in esclusiva per il quotidiano britannico con l’aiuto di Hamish de Bretton-Gordon, ex capo delle forze speciali dell’esercito inglese che si occupa di agenti chimici: «Abbiamo prove inequivocabili del fatto che il regime ha usato cloro e ammoniaca contro i civili nelle ultime due-tre settimane», aveva concluso.
Il cloro e l’ammoniaca non sono sostanze letali: il primo è un agente disinfettante e l’altro un fertilizzante. Sono sostanze molto comuni nell’industria chimica e non sono esplicitamente vietate dalla Convezione sulle Armi Chimiche, che il governo siriano ha firmato lo scorso anno. Lo stesso trattato, comunque, stabilisce il divieto di usare qualsiasi sostanza chimica come arma – una disposizione estendibile quindi anche per il cloro e l’ammoniaca, che se inalate in quantità eccessiva possono provocare difficoltà respiratorie, tosse, bava alla bocca e convulsioni, e in alcuni casi anche la morte. Al contrario del sarin, il cloro e l’ammoniaca si disperdono nell’atmosfera in modo veloce: questo, secondo gli esperti, è il motivo per cui in questi attacchi le vittime non sono così numerose.