La protesta dei famigliari dei morti dell’11 settembre
Si sono messi dei bavagli sulla bocca, per contestare il trasferimento nel Memoriale al World Trade Center dei resti non ancora identificati dei loro famigliari morti
Sabato 10 maggio poco più di una decina di famiglie dei morti negli attentati al World Trade Center dell’11 settembre 2001 si sono riuniti a New York per protestare contro la decisione del governo di trasferire nel Memoriale dell’11 settembre i resti delle persone morte negli attacchi, e in larga parte non ancora identificati. I resti saranno conservati in una sala di un piano sotterraneo del museo finché non sarà possibile stabilirne con esattezza l’identità tramite esami del DNA. Il trasferimento dei resti – dal laboratorio di medicina legale di Manhattan verso il Museo del World Trade Center – è avvenuto nelle prime ore della giornata, al termine di una cerimonia pubblica (il sindaco Bill De Blasio ha convertito un’ordinanza del precedente sindaco, Michael Bloomberg, che intendeva mantenere segreto il trasferimento).
I famigliari hanno rimproverato il governo di non essere stati consultati riguardo alla decisione di trasferire i resti nel museo. «I resti umani di mio figlio e di tutti i 3 mila morti dovrebbero stare in un memoriale bello e rispettoso, non nel seminterrato di un museo», ha detto la familiare di una delle persone morte negli attacchi. Il numero ufficiale dei morti negli attentati dell’11 settembre è di 2.753 persone, 1.115 delle quali non sono ancora state identificate. L’identificazione dei resti tramite esami incrociati del DNA è un’operazione piuttosto complessa, resa ancora più complicata dalla frammentarietà dei resti – circa 7.390 frammenti – e dai costi notevoli delle strutture e delle operazioni tecniche richieste.