La Cassazione ha confermato la condanna a Marcello Dell’Utri
A sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa: lui intanto è ancora a Beirut, mentre si cerca di estradarlo in Italia
Venerdì 9 maggio la Corte di Cassazione ha confermato la condanna di Marcello Dell’Utri a sette anni di carcere per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. I suoi avvocati hanno fatto sapere che faranno ricorso alla Corte Europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo. Al momento Dell’Utri si trova in un ospedale a Beirut, in Libano, dove è in arresto dal 12 aprile: intanto è in corso la procedura per portare alla sua estradizione in Italia.
Il processo Dell’Utri è uno dei casi giudiziari più lunghi e intricati degli ultimi anni. Tra annullamenti, rinvii e condanne, la vicenda dura da vent’anni. È cominciata nel 1994 e il primo rinvio a giudizio risale al 1996, due anni dopo l’inizio delle indagini. Secondo l’accusa, Dell’Utri è stato il collegamento tra Cosa Nostra, la mafia siciliana, e l’entourage di Silvio Berlusconi nei primi anni dopo la nascita di Forza Italia.
Dell’Utri avrebbe fatto sì che la mafia favorisse e agevolasse la raccolta del consenso per Forza Italia in Sicilia, in cambio di protezione e garanzie da parte del governo Berlusconi. Nella sua richiesta di condanna, il procuratore generale della Corte di Cassazione aveva dichiarato: «Per diciotto anni, dal 1974 al 1992, Marcello Dell’Utri è stato garante dell’accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra» (qui avevamo riassunto la storia).
Dell’Utri ha 72 anni ed è stato per molti anni un importante manager di Publitalia, la società che raccoglieva la pubblicità per il gruppo Mediaset (che all’epoca si chiamava ancora Fininvest). Nel 1993 ha contribuito a fondare Forza Italia ed è stato tra i suoi principali organizzatori. Dal 1996 al 2013 è sempre stato in Parlamento, prima come deputato, poi come parlamentare europeo e a partire dal 2001 come senatore (sempre in Forza Italia o nel Popolo delle Libertà).
Pochi giorni prima della sentenza, il 10 aprile, Dell’Utri ha fatto perdere le sue tracce ed è diventato latitante. Due giorni dopo, il 12 aprile, è stato arrestato a Beirut dalla polizia libanese ed è stato quasi subito trasferito all’ospedale Al Hayat, dove si trova tuttora. Al momento è in corso una procedura di estradizione, in base al trattato tra Italia e Libano del 1973. Secondo gli avvocati di Dell’Utri la condanna non dovrebbe modificare le attuali procedure in corso: si tratterà soltanto di allegare la condanna ai documenti che le autorità italiane stanno inviando in Libano.
Secondo quanto ha scritto il quotidiano Repubblica, questa operazione è una “corsa contro il tempo”. Se tutti i documenti non arriveranno in Libano entro 30 giorni dall’arresto, cioè tra tre giorni, il 12 maggio, le autorità libanesi saranno costrette a liberare Dell’Utri, rendendo la sua estradizione molto più complicata.