Chi è Primo Greganti, arrestato di nuovo
Breve storia del "compagno G.", famoso per aver rappresentato il coinvolgimento del PCI nelle inchieste di "Tangentopoli" e per averlo negato insieme
Primo Greganti è il nome che più ha colpito gli italiani meno giovani che hanno letto, giovedì 8 maggio, la notizia dell’arresto di alcuni importanti dirigenti ed ex politici per una vicenda di appalti legati all’esposizione mondiale prevista a Milano per il 2015 – “Expo” – che secondo la procura di Milano sono stati assegnati in maniera irregolare. Un gruppo di persone guidate da Antonio Rognoni – ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, una società di costruzioni di proprietà di Regione Lombardia – avrebbe secondo le accuse ottenuto informazioni riservate riguardo alcuni bandi di gara di Expo per poi passarle ad alcune società con cui era in contatto: fra gli altri, sono stati arrestati il manager di Expo Angelo Paris, l’ex senatore del PdL Luigi Grillo, l’ex deputato di Forza Italia Gianstefano Frigerio e Primo Greganti; che è lo stesso Primo Greganti che divenne famoso nei primi anni Novanta perché coinvolto nelle inchieste della procura di Milano contro la corruzione nei partiti negli anni Novanta, in quanto presunto destinatario di una grossa tangente a favore del Partito Comunista Italiano.
Greganti, che all’epoca dei fatti contestati era collaboratore della segreteria nazionale del PCI, fu arrestato il 1° marzo del 1993 (il PCI era nel frattempo diventato PDS) su richiesta dell’allora magistrato Antonio Di Pietro. Fu accusato di aver ricevuto per conto del partito una tangente di 621 milioni di lire, fra il 1990 e il 1992, dal gruppo Ferruzzi, una nota società agroalimentare che anni prima aveva acquistato la maggioranza del gruppo Montedison: una importante società chimica italiana i cui rapporti illegali con partiti e amministrazioni furono tra le vicende principali delle inchieste cosiddette di “tangentopoli” condotte dalla procura di Milano.
Greganti fu una delle pochissime persone legate al PDS coinvolte nelle indagini, ma il suo arresto fu rilevantissimo nel mettere anche il PDS tra i partiti accusati di corruzione, insieme a quelli che si erano trovati al governo negli anni precedenti (DC, PSI, PSDI, PLI, PRI); ma lo stesso Greganti divenne anche famoso perché – a differenza di altri accusati sui quali la pressione della carcerazione e delle accuse pubbliche ottenne rapide ed estese confessioni – durante i tre mesi che passò in arresto a San Vittore si dichiarò innocente e si rifiutò di attribuire al PCI rapporti con il ricco conto bancario denominato “Gabbietta” a lui intestato. Sui giornali dell’epoca divenne noto con il soprannome di “signor G.” e poi “compagno G.”, dopo che il PDS ne aveva preso le distanze chiamandolo “il signor Greganti”: ma al tempo stesso il suo comportamento gli guadagnò paradossali stime sia tra gli elettori del PDS che tra quelli del centrodestra nemici delle inchieste milanesi. Ne scrisse sulla Stampa Mattia Feltri:
«La tostaggine del «compagno G» fu ragione di tacito orgoglio, specie davanti alla piagnucolosa arrendevolezza dei carcerati preventivi di altri partiti»
Greganti fu scarcerato il 31 maggio 1993; con il suo limitato coinvolgimento, il PDS fu l’unico dei partiti tradizionali che subì poche conseguenze dalle inchieste milanesi (e anzi beneficiò della crisi che travolse i partiti suoi avversari).
Greganti è nato a Jesi, in provincia di Ancona, nel 1944. Fu operaio della Fiat, che a un certo punto lasciò per fondare una propria società di costruzioni. Entrò poi nel PCI, e nel 1991 seguì parte del gruppo dirigente nel PDS. Il 19 settembre del 1993, a poco più di tre mesi dalla scarcerazione, si costituì con l’accusa di aver ricevuto una tangente di 400 milioni di lire dall’imprenditore Domenico Gavio: patteggiò allora una pena di tre anni. I giudici, nella sentenza di secondo grado, lo definirono «il fiduciario del Pci pronto a mettere a disposizione i propri conti personali per esigenze lecite e illecite del partito». A partire dal 2004 ha scontato la condanna in affidamento ai servizi sociali. Nel 2006, intervistato dal direttore del Post Luca Sofri, disse che all’epoca di Mani Pulite difese il partito «perché difendevo me stesso, e le due cose coincidevano»
Secondo Europa, negli anni ha continuato a collaborare – seppure in modo piuttosto dimesso – con il Partito Democratico. Nel 2006 ha pubblicato un libro per l’editore Memori, dal titolo Scusate il ritardo. Il compagno G. è tornato.