A cosa servono le prove INVALSI
Da martedì milioni di studenti sono alle prese con i discussi test per la valutazione del sistema dell'istruzione in Italia, spiegati da Andrea Gavosto sulla Stampa
Martedì 6 maggio oltre un milione di alunni di seconda e quinta elementare (scuola primaria) hanno risposto al questionario di italiano delle prove INVALSI, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. Il giorno seguente gli stessi studenti hanno sostenuto la prova di matematica, mentre per la prossima settimana sono in programma i test per le scuole secondarie. A fronte di frequenti critiche nei confronti delle prove INVALSI da parte degli insegnanti e dei sindacati, Andrea Gavosto, economista e studioso dei problemi della scuola, e direttore della Fondazione Giovanni Agnelli, spiega mercoledì sulla Stampa a che cosa servono e perché sono “uno dei pilastri su cui fondare la valutazione e il miglioramento delle scuole italiane”.
Tornano come ogni anno le prove Invalsi nelle scuole. E tornano dubbi e polemiche: sigle sindacali sul piede di guerra, insegnanti scettici e poco coinvolti, famiglie spaesate che avrebbero il diritto di capire meglio a che cosa servono davvero questi test che riguardano II e V elementare, III media e II superiore (quest’anno non ci sono più in I media). Ed è soprattutto alle famiglie, ma anche a molti insegnanti, che si dovrebbero indirizzare parole di chiarimento.
Che cosa sono i test Invalsi: sono prove «standardizzate» per misurare le competenze raggiunte dai ragazzi nella comprensione di un testo italiano e in matematica durante la loro carriera scolastica. Si dirà, non ci sono già i voti per questo? Sì, ma prove come quelle Invalsi permettono di avere un metro comune per confrontare il livello raggiunto da uno studente di Torino con quello di uno di Palermo, ciò che i voti degli insegnanti non riescono a fare, perché seguono criteri discrezionali e dunque inevitabilmente diversi da docente a docente. Quali competenze misurano i test? È vero – come si sente dire – che non c’entrano niente con ciò che dovrebbe essere insegnato? Niente affatto, le competenze oggetto delle prove sono quelle descritte e prescritte dalle Indicazioni nazionali per il curricolo, il testo ufficiale che orienta l’offerta formativa delle scuole, pur riconoscendone l’autonomia: sono, dunque, proprio quelle che come collettività nazionale abbiamo deciso che i nostri ragazzi debbano apprendere; e lo saranno ancora di più quando avremo Indicazioni davvero soddisfacenti anche per le scuole superiori.
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