La legge contro le parolacce in Russia
È stata firmata da Vladimir Putin e vieta l'uso del turpiloquio in tv, nei libri, nei film e nei media in generale
Lunedì 5 maggio, il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha firmato una legge che vieta il turpiloquio nei film, nelle trasmissioni televisive, nei teatri, ai concerti e, in generale, sui media. La legge – che limita anche la proiezione pubblica di film che contengono parolacce – entrerà in vigore il prossimo primo luglio. I trasgressori dovranno pagare una multa fino a 50mila rubli (poco più di 1.000 euro) se sono società od organizzazioni, e fino a 2.500 rubli (50 euro) se sono singoli cittadini.
In caso di controversia, un gruppo di esperti sarà chiamato a decidere quali parole rientrano nella categoria del turpiloquio. I libri che contengono parolacce dovranno avere in copertina un avvertimento, proprio come il famoso adesivo «Parental advisory» introdotto negli Stati Uniti dalla Recording Industry Association of America (RIAA) sui CD che contengono un linguaggio esplicito o riferimenti sessuali. La legge russa prevede infine che i commercianti che non riusciranno a garantire la vendita di prodotti “segnalati”, possano subire il ritiro della licenza.
Una legge simile – chiamata “contro la blasfemia e gli atti che offendono il sentimento religioso” – era stata approvata nell’aprile 2013, con l’appoggio del Patriarcato russo-ortodosso: prevedeva un inasprimento delle pene per chi offende i valori religiosi o commette azioni ritenute sacrileghe in luoghi di preghiera. Qualche mese dopo, l’Istituto di Lingua Russa aveva fornito un elenco di parole che costituivano blasfemia: la legge approvata ieri, invece, non contiene una specifica lista di parole vietate.
Lo scopo di entrambe le iniziative è comunque quello, secondo diversi analisti, di difendere i valori tradizionali della Russia, minacciati, secondo il governo, da una vera e propria propaganda. Esempio di tale teoria sarebbero le Pussy Riot, la band femminista che all’inizio del 2012 mise in scena una preghiera punk anti-Putin nella cattedrale di Mosca e per la quale due di loro scontarono una pena in carcere di quasi un anno e mezzo. BBC scrive che la legge «ribadisce il conservatorismo del periodo sovietico, quando il Partito Comunista aveva chiesto ad artisti e scrittori di evitare le mode occidentali, ritenute decadenti, e di attenersi ai valori tradizionali».
Non si sa ancora se il divieto di turpiloquio nei media sarà esteso anche agli utenti russi di social network come Twitter e Facebook, ma il Wall Street Journal denuncia una minaccia alla libertà di espressione che si fa nel paese sempre più concreta: «La legge è solo l’ultima di una serie di testi per un serrato controllo della libertà di espressione e di Internet». E il Wall Street Journal cita un’altra legge firmata lunedì 5 maggio che prevede dal prossimo agosto l’introduzione di multe piuttosto pesanti per i blogger con oltre 3 mila pagine viste al giorno che pronuncino e scrivano parolacce: «Saranno quindi in qualche modo assimilati ai media».
Le parolacce sono piuttosto comuni nel vocabolario russo tanto che il quotidiano Moscow Times sostiene che fare pulizia nella lingua potrebbe essere molto più difficile di quanto si pensi: «Il russo ha un vocabolario insolitamente ricco e diversificato di parolacce, alcune delle quali sono state utilizzate nelle opere più importanti della letteratura fin dal diciannovesimo secolo». Per questo, la nuova legge è stata accolta con molte critiche: «Le parolacce sono una componente vitale dell’arte russa, e alcuni dei migliori poeti e drammaturghi hanno utilizzato molte parolacce: da Alexander Pushkin a Vladimir Sorokin».