• Mondo
  • Domenica 4 maggio 2014

Le miniere d’oro illegali del Perù

Le ha fotografate Rodrigo Abd: mostrano la vita di chi ci lavora dentro, e gli sgomberi decisi dal governo per limitare i danni dell'estrazione sull'ambiente

Un uomo controlla il motore di una pompa usata in una miniera di La Pampa. (AP Photo/Rodrigo Abd)
Un uomo controlla il motore di una pompa usata in una miniera di La Pampa. (AP Photo/Rodrigo Abd)

Nelle ultime due settimane il fotografo di Associated Press Rodrigo Abd ha scattato delle fotografie molto belle nelle miniere d’oro illegali del Perù, dove si produce circa il 20% di oro di tutto il paese. Queste miniere, nonostante diano lavoro a circa 40mila persone, sono considerate un grave pericolo per l’ambiente, visto l’esteso e incontrollato uso di mercurio impiegato durante l’attività estrattiva. Per questa ragione lo scorso 19 aprile il governo peruviano ha annunciato l’inizio di una serie di operazioni di sgombero delle più grandi miniere illegali del paese, che si trovano nei distretti di La Pampa e Huepetuhe.

Rodrigo Abd, già vincitore del World Press Photo per i suoi reportage dalla Siria, ha visitato le miniere illegali subito dopo l’annuncio del governo. Le fotografie che ha scattato documentano sia la vita nelle miniere, dove il lavoro è continuato nonostante le minacce delle autorità, sia le operazioni di sgombero, che sono iniziate con una serie di raid a sorpresa nei primi giorni di maggio. Diversi reparti speciali della polizia, circa 1.500 uomini, hanno obbligato i minatori e le loro famiglie ad andarsene, hanno bruciato le case e le altre strutture costruite a margine delle miniere. Hanno anche distrutto i macchinari e le attrezzature usate per l’estrazione – pompe, generatori, zattere, canoe, escavatrici e furgoni, che avevano un valore stimato di circa 20 milioni di dollari (14 milioni di euro circa).

Come ha riportato AP, la polizia ha cercato di limitare l’uso della violenza durante gli sgomberi, e nelle settimane precedenti all’inizio delle operazioni aveva cercato di persuadere i minatori a lasciare pacificamente i loro posti di lavoro: per esempio erano state limitate le forniture di gasolio per rendere inutilizzabili i macchinari. Nonostante le misure precauzionali, durante gli sgomberi ci sono stati diversi scontri con la polizia, e i residenti delle miniere illegali hanno in più occasioni bloccato il traffico sulla Interoceanic Highway, la più importante via di comunicazione che collega il Perù con il Brasile: un minatore è morto e altri 50 sono stati feriti dalla polizia.

(l’immagine si ingrandisce con un clic)

Peru

Dalla metà degli anni Ottanta, visto l’aumento dei prezzi dell’oro, decine di migliaia di persone provenienti dagli altipiani delle Ande e dalle altre zone povere del Perù si sono spostate verso le aree minerarie del paese per diventare cercatori d’oro. Col tempo le attività delle miniere d’oro illegali hanno però cominciato a presentare diversi problemi: tra gli altri, il fatto che la gran parte dell’attività estrattiva è controllata dai potenti cartelli della droga sudamericani, e che l’impatto ambientale che le miniere illegali hanno sull’ecosistema della foresta amazzonica è molto forte. Nelle miniere illegali i minatori non dispongono di tecnologie molto sofisticate e l’estrazione dell’oro dalla sabbia viene effettuata prevalentemente col mercurio. Il mercurio usato per l’estrazione viene poi riversato direttamente nei fiumi o nel terreno, con gravi danni per l’ambiente. Per costruire le infrastrutture necessarie all’attività mineraria, come le case per i minatori o gli enormi laghi usati per riversare gli scarti dell’estrazione, sono state distrutte enormi aree di foresta amazzonica.

Nonostante il governo abbia detto di voler fermare l’attività mineraria illegale, in Perù c’è molta preoccupazione per il futuro delle migliaia di persone che sono impiegate nel settore. Daniel Urresti, ex generale dell’esercito ora in carica delle operazioni di sgombero, ha detto che il governo varerà presto una serie di misure e di investimenti finalizzati al reinserimento lavorativo dei minatori, che in prevalenza dovrebbero essere indirizzati verso l’agricoltura e il turismo.