Vaccinarsi è necessario, punto
Anche se sono pochi, i genitori che non vaccinano i loro figli per motivi pseudoscientifici mettono in pericolo tutti, ricorda un editoriale sul Washington Post
di Michael Gerson - The Washington Post
Di recente ho scritto riguardo un certo tipo di rifiuto scientifico – spesso seguito dalle persone molto credenti – che porta i bambini ad allontanarsi dalla moderna cosmologia e li incoraggia ad avere inutili dubbi sul piano religioso. Ma c’è un altro tipo di scetticismo scientifico – spesso mostrato da genitori benestanti e con un buon livello di istruzione – che porta a escludere i bambini dalle vaccinazioni e incentiva quindi l’ammalarsi inutilmente. La cosa andrebbe messa nelle giuste proporzioni. Credere che gli esseri umani siano esistiti all’epoca dei dinosauri è sbagliato. Credere che le vaccinazioni provochino l’autismo o danni al cervello non solo è sbagliato: è anche pericoloso. Anche se a farlo sono pochissime persone, come vedremo.
Il dibattito scientifico è univoco. Come qualsiasi medicina, naturalmente, i vaccini hanno effetti collaterali bassissimi, sui quali i medici sono molto preparati. Ma l’associazione tra le vaccinazioni per il morbillo e l’autismo è stata totalmente screditata. Le vaccinazioni per i bambini non comportano la somministrazione di alti livelli di tossine e non compromettono il sistema immunitario. Inoltre, le vaccinazioni permettono di prevenire un’ampia serie di malattie – varicella, difterite, morbillo, orecchioni, pertosse, poliomielite, rotavirus, rosolia, tetano – che per lungo tempo hanno causato il ricovero e in alcuni casi la morte di moltissimi bambini.
Nei casi di molti problemi di salute, sottrarsi alle cure mediche ha per lo più conseguenze di tipo individuali. Chi pensa che il cancro possa essere curato con clisteri al caffè – esistono – uccide solo se stesso. Ma le malattie contagiose sono un’altra cosa, e questo perché alcune persone non possono vaccinarsi per particolari condizioni mediche, o la loro risposta immunitaria a un vaccino resta comunque debole. E quindi, per evitare il contagio, queste persone dipendono dal fatto che siano immuni tutti gli altri. Un livello di immunizzazione superiore al 90 per cento di solito protegge tutto il gregge.
Questo significa però che se anche solo una piccola parte del gregge rifiuta la vaccinazione, i rischi aumentano per tutti: a quel punto chi non può vaccinarsi ha maggiori probabilità di contrarre il virus e farlo circolare ulteriormente. Insomma: l’epidemiologia offre a gruppi numericamente marginali di avere il potere di causare grandi danni. Gli Stati Uniti di solito hanno una percentuale di immunizzazione tra l’80 e il 90 per cento. Tuttavia in alcuni luoghi la media è più bassa, cosa che rende più probabile che una persona infetta possa causare un’epidemia.
Quelli che si oppongono alle vaccinazioni sono un gruppo molto variegato. I genitori di bambini autistici cercano e meritano una spiegazione per la malattia dei loro figli. Sfortunatamente per loro, la vaccinazione non è la risposta. Altri “anticonformisti”, diciamo, sono quei genitori che preferiscono non mandare i loro figli a scuola e farli studiare a casa, perché hanno sfiducia nel governo. Un alto numero di persone anti-vaccini si ciba solo di alimenti biologici e tiene molto a uno stile di vita naturale, senza usare composti chimici artificiali. È una cosa affascinante, ma bisogna sapere che nel tempo questo “stato naturale” ha comportato enormi sofferenze e spesso la morte di un grande numero di bambini. I progressi della scienza in questo campo sono stati possibili grazie alla medicina di sintesi, e grazie al cielo.
La possibilità di rifiutare le vaccinazioni viene spesso rappresentata erroneamente come un problema legato alla possibilità di scelta dei genitori, una specie di questione di coscienza, che nel tempo ha portato a una proliferazione di eccezioni legali per motivi poco chiari di natura religiosa e/o filosofica. In fin dei conti non sono affari dei genitori? Che cosa potrà mai esserci di sbagliato con questa libera scelta? Quasi tutto, dato che chi lo fa decide deliberatamente di mettere in pericolo il prossimo. Le vaccinazioni sono una responsabilità sociale. È un dovere che abbiamo nei confronti del nostro prossimo, essendo parte di una comunità. La possibilità di rifiutare un vaccino dovrebbe essere difficile da ottenere e gravosa. E soprattutto non dovrebbe esserci nessun diritto di mandare un bambino che non è stato volutamente vaccinato in una scuola pubblica, esponendo altri bambini a un rischio non necessario.
La resistenza all’essere immunizzati a particolari malattie non è poi una grande novità. Un tempo si pensava che il vaccino contro il vaiolo potesse trasformare le persone in bovini. Oggi seguendo quella teoria ci sarebbero almeno un migliaio di siti che sostengono una correlazione tra Big Pharma e la lobby degli allevatori di bovini. Il problema del rifiuto dei vaccini è strettamente legato al problema dell’informazione nell’era del digitale. Le persone più scettiche delle altre tendono a nascondersi dietro argomenti pseudoscientifici e teorie del complotto.
Questo dibattito così importante dovrebbe in qualche modo riflettere l’importanza della posta in gioco. Il rifiuto delle vaccinazioni non è comparabile con altre pratiche “anticonformiste” seguite da alcuni genitori, come lasciare i bambini senza pannolini, allattarli per molti anni o farli dormire con loro nel lettone. Nella vita dei bambini statunitensi nati tra il 1994 e il 2013, stando ai dati delle autorità sanitarie, le vaccinazioni hanno permesso di evitare circa 21 milioni di ricoveri e oltre 720mila morti. È un risultato eccezionale: non un dono della Natura.
©2014 The Washington Post