Impulse Records pubblicherà nuovi dischi
La storica casa discografica jazz “costruita da Coltrane” pubblicherà il prossimo disco di Henry Butler, e poi altri, dopo un lungo periodo di inattività
Il pianista jazz Henry Butler ha reso noto che il prossimo 15 luglio uscirà un suo nuovo disco, “Viper’s Drag”, registrato insieme al trombettista Steven Bernstein, e che sarà pubblicato da Impulse Records, una delle più famose case discografiche jazz di sempre, che fu attiva negli anni Sessanta e Settanta, e nota principalmente per aver pubblicato la maggior parte dei dischi di John Coltrane, e anche di altri numerosi jazzisti celebri tra cui Bill Evans, Charles Mingus, Duke Ellington, Ray Charles e Keith Jarrett.
L’uscita del disco è una notizia perché Impulse, come divisione della Universal Music, riprenderà a pubblicare – ce ne sono in programma diversi – dopo un lungo periodo di inattività: a parte il disco d’esordio di Butler – “Fivin’ Around”, del 1986 – gli ultimi dischi di pezzi inediti pubblicati dalla Impulse risalgono al 1977, tre anni prima che venisse venduta (svenduta, secondo una parte degli addetti ai lavori) per 30 milioni di dollari alla MCA Records.
La Impulse fu fondata a New York nel 1960 come divisione della ABC-Paramount Records, dal produttore Creed Taylor, che – scrive il New York Times – “ebbe l’abilità di introdurre il jazz moderno nel pop mainstream”, ma una parte consistente dei successi furono merito del produttore e autore Bob Thiele, successore di Taylor, e del tecnico del suono Rudy Van Gelder. Tra i primi quattro dischi Impulse ci fu “Genius + Soul = Jazz” di Ray Charles, nel 1961, che era stato portato in Impulse proprio da Taylor (prima stava con l’Atlantic, altra etichetta discografica), e verso la fine di quello stesso anno anche John Coltrane firmò un contratto con Impulse e cominciò con loro una lunga collaborazione, a partire dalla pubblicazione di “Africa/Brass”, nel 1961.
Coltrane all’epoca aveva 34 anni, ed era già noto per i lavori degli anni Cinquanta con Miles Davis, e tra i suoi dischi da solo soprattutto per “Giant Steps” e “My Favorite Things”, pubblicati da poco con la Atlantic. Nel 1961 legò il suo nome a Impulse, con cui continuò a pubblicare fino alla morte, e il suo straordinario successo ebbe un effetto trainante per la casa discografica. Uno dei libri più dettagliati e completi sulla storia di Impulse è stato scritto dal maestro e critico musicale Ashley Kahn, nel 2006, e si intitola “The House That Trane Built” (La casa costruita da Coltrane), citando una vecchia filastrocca inglese.
In quei primi anni Impulse pubblicò anche dischi di Duke Ellington, Coleman Hawkins e Charles Mingus, ma Coltrane rimase l’artista più importante: nel 1965 uscì uno dei suoi dischi più noti e apprezzati ancora oggi, “A Love Supreme”, e fu uno dei maggiori successi di vendite della storia del jazz moderno (la prima edizione vendette più di 100mila copie). Poi Coltrane morì, nel ’67, e molti ritengono che proprio da lì in avanti – nonostante la pubblicazione di una serie di dischi postumi di Coltrane – sia iniziato il declino di Impulse (Thiele lasciò l’azienda poco dopo la pubblicazione di What a Wonderful World di Louis Armstrong, nel 1967, di cui Thiele era anche coautore).
Uno degli aspetti essenziali dell’identità di Impulse – come per altre case discografiche jazz del tempo – furono le copertine dei dischi, dagli anni Sessanta a tutti i Settanta: riconoscibilissime, spesso costruite a partire da fotografie memorabili, dai contrasti molto forti, e poi divenute rappresentative non soltanto di un genere musicale ma di tutta un’epoca.
Dopo una serie di accorpamenti tra divisioni diverse della ABC Records, Impulse – che intanto, dopo gli anni di Coltrane, aveva pubblicato i dischi di altri artisti come Charlie Haden e Keith Jarrett – cessò le pubblicazioni negli anni Settanta e fu venduta a MCA Records nel 1979. MCA – che poi divenne Universal Music, negli anni Novanta – continuò a pubblicare sporadicamente i dischi di altri artisti jazz come McCoy Tyner, Danilo Pérez, Eric Reed e Diana Krall – e Henry Butler, appunto, nel 1986 – prima di dedicarsi esclusivamente alla ripubblicazione di alcuni successi storici di Impulse.
Secondo il New York Times la nuova annunciata “rinascita” di Impulse rientra in un grande piano di investimenti di Universal Music, che in questi anni ha messo insieme tre storiche case discografiche jazz un tempo rivali: nel 2012 ha acquisito EMI Music – per 1,9 miliardi di dollari – acquisendo quindi anche Blue Note, altra storica casa discografica jazz statunitense; e oltre a Impulse e Blue Note bisogna considerare anche Verve, l’etichetta jazz di PolyGram (già a sua volta acquisita dalla Universal Music negli anni Novanta).
Oltre al prossimo disco di Butler, Impulse pubblicherà altri nuovi dischi di alcuni pianisti jazz tra cui Kenny Barron, Ran Blake, Sullivan Fortner, Rodney Kendrick, Jacky Terrasson e Randy Weston. A settembre pubblicherà “Offering: Live At Temple University”, la registrazione dal vivo di un concerto di Coltrane tenuto a Philadelphia l’11 novembre 1966, insieme a Alice Coltrane, Pharoah Sanders e Rashied Ali.