Come cambierà la pubblica amministrazione
Matteo Renzi e Marianna Madia hanno presentato una proposta di riforma "aperta alla discussione" per i prossimi 40 giorni, anche online: ecco cosa c'è dentro
Una proposta del governo per riformare la pubblica amministrazione è stata presentata, al termine di una riunione del Consiglio dei ministri, dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, nel tardo pomeriggio di mercoledì 30 aprile. La proposta per il momento non è un disegno di legge delega o un decreto legge: è una proposta politica sulla quale il governo ha deciso di aprire una discussione pubblica. «Se avessimo presentato oggi un progetto di legge o un decreto», ha detto Renzi, «ci avrebbero accusato di voler fare campagna elettorale e la campagna elettorale avrebbe condizionato tutto: abbiamo deciso allora di togliere questa importante discussione dalla campagna elettorale e consultare i cittadini».
Le proposte del governo saranno aperte alla discussione per i prossimi 40 giorni, dopodiché – il 13 giugno, ha detto Renzi – il Consiglio dei ministri approverà un disegno di legge o un decreto legge (auspicabilmente il primo, ha detto Renzi) integrando la proposta del governo con quanto di interessante e utile sarà venuto fuori dalla consultazione. Sia Renzi che Madia hanno insistito molto su questo punto, rispondendo indirettamente alle accuse di “arroganza” arrivate da alcuni sindacati: hanno detto che la discussione sarà aperta «a tutti i dipendenti della pubblica amministrazione e a tutti i soggetti in qualche modo interessati dalla riforma», ma che non saranno aperti «tavoli di negoziato» con i sindacati. I contributi e le critiche potranno essere inviati all’indirizzo email rivoluzione@governo.it. «Niente è inderogabile, la riforma non è prendere o lasciare, ma la filosofia della riforma sì: valorizzazione del capitale umano, tagli agli sprechi, innovazione».
La riforma, che sarà presentata in una lettera indirizzata a tutti i dipendenti della pubblica amministrazione, ruota attorno a tre temi.
1. Capitale umano
Renzi e Madia hanno detto di non voler fare una riforma «contro i dipendenti della pubblica amministrazione: la brava gente che lavora nella pubblica amministrazione va premiata, i fannulloni vanno stangati. Dire “tutti fannulloni” o “tutti bravi” ha distrutto la pubblica amministrazione italiana».
Su questo tema, Renzi ha elencato tra gli altri questi provvedimenti proposti: abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio, che secondo il governo permetterà di creare «a zero euro» 10 mila posti di lavoro per i giovani; agevolazioni per il part time e il turn over dei dipendenti, anche attraverso prepensionamenti in deroga alla legge Fornero, come già previsto dai governi Monti e Letta; modifica dell’istituto della mobilità volontaria o obbligatoria; affidamento di mansioni assimilabili come alternativa opzionali per lavoratori in esubero; flessibilità nelle assunzioni delle amministrazioni locali (resterà il limite di spesa ma i comuni potranno decidere chi prendere, in che modo e per far cosa); riduzione del monte ore per i permessi sindacali del pubblico impiego; creazione di un ruolo unico per i dirigenti, senza prima e seconda fascia; introduzione della possibilità di licenziare i dirigenti privi di incarico oltre un certo termine; regole più rigorose sull’incompatibilità di incarichi per i magistrati amministrativi; apertura di asili nido nelle sedi della pubblica amministrazione.
2. Tagli agli sprechi e razionalizzazione
Questo punto è stato descritto da Renzi e Madia come “Sforbicia Italia”, ma Madia ha poi aggiunto che «la riforma non parte da un obiettivo di contenimento di spesa ma da una visione, e per questo partiamo soprattutto dal ringiovanimento selettivo e strategico del personale». Il governo ha detto anche che «non esiste il tema degli esuberi della pubblica amministrazione. La pubblica amministrazione in Italia ha una rapporto tra lavoratori e cittadini uguale a quello degli altri paesi europei, anche un po’ minore di quelli di Francia e Inghilterra. Chi dice “servono tre miliardi quindi servono X esuberi” sbaglia: noi non vogliamo risparmiare eliminando X dirigenti o impiegati».
Questo punto della proposta prevede – tra le altre cose – di razionalizzare e accorpare gli enti di ricerca; riorganizzare il sistema delle authorities; sopprimere la commissione vigilanza sui fondi pensione (affidandone le mansioni alla Banca d’Italia); istituire una centrale unica per gli acquisti delle forze di polizia; accorpare ACI, PRA e Motorizzazione civile; creare una sola scuola nazionale dell’amministrazione; accorpare le sovrintendenze; promuovere una gestione manageriale dei poli museali; riorganizzare la presenza dello Stato sul territorio (Renzi: «perché la ragioneria generale dello Stato deve avere sedi provinciali?»); ridurre delle prefetture a non più di 40, mantenendole nei capoluoghi e nelle zone strategiche contro la criminalità; eliminare l’obbligo per le aziende di iscriversi alle camere di commercio; razionalizzare le autorità portuali; inasprire le sanzioni per le controversie amministrative (per esempio contro le cosiddette “liti temerarie”, cioè le cause civili fatte solo per perdere tempo e sospendere l’esito di concorsi e gare).
3. Uso degli open data
La proposta prevede di rendere pubblici e comprensibili dati di spesa di tutte le amministrazioni e semplificare le procedure burocratiche a carico dei cittadini. Anche a questo scopo si dovrà introdurre il “pin del cittadino”, valido per più servizi: per entrare completamente a regime questa riforma richiederà un anno ma sono già in corso delle sperimentazioni, ha detto il governo.