Le ragazze rapite in Nigeria non sono ancora state trovate
E molti mettono in dubbio la capacità e la volontà del governo di trovare le 190 studentesse sequestrate due settimane fa
Due settimane fa, in Nigeria, un gruppo di miliziani armati ha rapito circa 230 ragazze di età compresa tra i 15 e i 18 anni, da una scuola della città di Chibok. A diversi giorni di distanza dal rapimento, nonostante la questione abbia ricevuto molta attenzione dall’opinione pubblica locale e internazionale, della questione si sa ancora molto poco. Delle ragazze rapite, a parte la quarantina di loro che è riuscita a scappare subito dopo il rapimento, non si sa ancora nulla: si pensa che siano tenute prigioniere nella foresta di Sambisa, in condizione di schiavitù.
Le operazioni di ricerca finora sono andate piuttosto a rilento e, in generale, tutto è reso molto difficile dalla grande disorganizzazione delle istituzioni nigeriane: in molti hanno accusato il governo di non aver fatto abbastanza per ritrovare le circa 190 ragazze ancora in mano ai miliziani. Anche su chi siano i rapitori non c’è totale chiarezza: c’è generale accordo nell’attribuire il rapimento ai guerriglieri terroristi del gruppo islamico Boko Haram, che da molti anni organizza violenze e attentati nel paese, ma finora non c’è stata nessuna rivendicazione.
Come ha riportato NPR, la radio pubblica statunitense, vista la disorganizzazione dei soccorsi ufficiali, le famiglie delle ragazze rapite si sono organizzate autonomamente per portare avanti le ricerche: sono state organizzate collette per pagare la benzina per le moto e gli uomini delle famiglie sono partiti per battute di ricerca nella foresta. Molte delle persone che hanno preso parte alle ricerche hanno detto di non aver incontrato soldati dell’esercito nigeriano nelle zone che avevano attraversato: secondo alcuni questo potrebbe essere un ulteriore segnale del fatto che il governo non stia facendo molto per trovare le ragazze rapite. Un portavoce del governo, intanto, ha spiegato che l’amministrazione è determinata a trovare le ragazze ma che le cose sono rese difficili dai bombardamenti quotidiani dell’esercito nigeriano nelle zone dove si ritiene che siano le ragazze, nell’ambito dei combattimenti contro Boko Haram.
Anche dopo il rapimento il governo e l’esercito avevano mostrato una certa incompetenza, diffondendo un comunicato, ritirato poche ore dopo, in cui dicevano di aver già salvato tutte le ragazze rapite. BBC, inoltre, ha raccontato la generale impreparazione dell’esercito nigeriano: secondo alcuni soldati l’esercito dispone di equipaggiamenti di qualità inferiore a quelli dei miliziani che dovrebbe combattere. Secondo il Guardian, quindi, le speranze che siano i soldati dell’esercito a ritrovare le ragazze sono mal poste: la Nigeria è un paese di cui non si conosce nemmeno la popolazione esatta e in cui le istituzioni sono assolutamente irrilevanti per la vita dei suoi cittadini.
«È una cosa difficile da credere ma vera: la Nigeria è un paese “privatizzato”. Se un cittadino vuole dell’acqua si deve scavare un pozzo. Se vuole cure mediche, deve andare all’estero. Serve corrente elettrica? Comprati un generatore e del carburante. E la sicurezza? Paga il capo della polizia locale per avere qualche agente al tuo servizio o, meglio ancora, paga un’agenzia privata di sicurezza. Se vuoi una buona istruzione per i tuoi figli, spera solo di essere abbastanza ricco per poterli mandare all’estero o in una scuola privata».
Lunedì 28 aprile, comunque, il governo nigeriano ha comunicato di aver preparato un piano speciale per combattere i terroristi di Boko Haram: secondo il ministro delle finanze Okonjo-Iweala, che non ha citato dati precisi, il progetto del presidente Goodluck Jonathan prevede un aumento della spesa militare specifica per le operazioni contro Boko Haram e un programma per combattere la povertà nel nord est del paese.
Foto: la scuola di Chibok da dove sono state rapite le ragazze (AP Photo/ Haruna Umar)