Ancora sanzioni contro la Russia
Le hanno decise Stati Uniti e Unione Europea, sempre contro persone e aziende vicine a Putin: ma servono soprattutto a certificare il fallimento dell'accordo di Ginevra sull'Ucraina
Gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni contro 7 persone russe e 17 aziende russe considerate vicine al presidente russo Vladimir Putin, come conseguenza del “prolungato intervento illegale della Russia in Ucraina”. Tra le persone coinvolte ci sono Igor Sechin, capo dell’azienda petrolifera Rosneft, e il parlamentare russo Alexei Pushkov. Quello di oggi è il terzo giro di sanzioni contro la Russia deciso dall’amministrazione Obama dall’inizio della crisi ucraina, e soprattutto il secondo aveva colpito duramente personaggi russi molto influenti, congelando i loro beni all’estero e limitando molto i loro spostamenti fuori dalla Russia.
Anche l’Unione Europea ha approvato sanzioni contro 15 persone di cittadinanza russa o ucraina: l’elenco completo dei nomi sarà diffuso martedì e le restrizioni avranno effetto immediato. Ad ogni modo, però, neanche questo giro di sanzioni ha riguardato i personaggi russi in assoluto più importanti, per esempio il presidente o l’amministratore delegato di Gazprom. Le sanzioni restringono anche le possibilità di esportazione delle merci per le aziende russe che lavorano nel settore della tecnologia.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea accusano la Russia di sostenere direttamente e indirettamente le milizie armate che da settimane hanno bloccato e occupato edifici governativi e strade nell’est dell’Ucraina. Proprio questa mattina un gruppo di manifestanti armati filo-russi ha occupato una sede del governo locale a Kostyantynivka, una città nel sud del paese, mentre Hennadiy Kernes, sindaco filo-russo di Kharkiv, città dell’est dell’Ucraina, è stato gravemente ferito questa mattina con un’arma da fuoco e ha subìto un intervento chirurgico: il comune ha fatto sapere che rimane in pericolo di vita.
Il significato politico di queste sanzioni è certificare il fallimento dell’accordo che sembrava essere stato trovato lo scorso 17 aprile a Ginevra tra Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Ucraina: secondo l’accordo le milizie armate filo-russe avrebbero dovuto liberare gli edifici occupati e disarmarsi, ma questo non è mai avvenuto; e anzi negli ultimi giorni le tensioni e le violenze sono cresciute ulteriormente, tra sparatorie, uccisioni e denunce di torture. Sette osservatori dell’OSCE sono ancora ostaggi dei filo-russi a Sloviansk.
foto: Vladimir Putin e Igor Sechin. (MAXIM SHEMETOV/AFP/Getty Images)