La protesta dei Los Angeles Clippers
I giocatori hanno indossato le magliette al rovescio per nascondere il logo della squadra, dopo le frasi razziste del proprietario della società
Nella serata di domenica 27 aprile i giocatori della squadra di basket americana dei Los Angeles Clippers, prima di una partita dei playoff dell’NBA, si sono tolti le tute col logo della squadra, hanno indossato le magliette al rovescio e dei polsini neri per protestare contro il presidente della loro squadra, Donald Sterling. La protesta si deve alla registrazione di una telefonata diffusa dal sito di gossip TMZ, nella quale si sente Sterling dire a una donna – la sua compagna, probabilmente – di non farsi fotografare con dei neri e non portarli alle sue partite.
Il contenuto della telefonata è stato criticato da diversi sportivi, come l’ex campione di basket Magic Johnson, personaggi del mondo dello spettacolo e dal governo degli Stati Uniti: Barack Obama, parlando alla stampa durante la sua visita in Malesia, ha definito la frase “estremamente offensiva e razzista”. Tra le persone che hanno condannato le parole di Sterling ieri c’è stato anche Michael Jordan, uno dei giocatori di basket più forti di sempre e ora proprietario della squadra di basket degli Charlotte Bobcats, che ha detto: «In quanto proprietario di una squadra sono ovviamente disgustato che un mio collega possa avere punti di vista così offensivi e nauseanti. Come ex giocatore sono completamente indignato. Non c’è spazio nell’NBA, o da nessun’altra parte, per il tipo di razzismo come quello che viene attribuito a Donald Sterling».
Durante la partita di domenica sera, inoltre, tutti i giocatori dei Clippers hanno indossato calze nere e un polsino nero.
Parlando a ESPN, il giocatore dei Clippers Chris Paul ha detto che la squadra aveva avuto una riunione di circa 45 minuti in cui i giocatori avevano discusso della situazione: «Abbiamo parlato di tutto come fa una squadra, cercando di tenere la cosa tra di noi: tutto quello che decideremo di fare lo faremo insieme». Paul ha anche aggiunto che non sarebbe stato un problema giocare per Sterling perché «quello che conta sono i ragazzi nello spogliatoio, i nostri ragazzi, i nostri compagni di squadra».
Dopo la partita, che i Clippers hanno perso per 118 a 97, Doc Rivers, allenatore della squadra, ha detto di essere stato a conoscenza delle intenzioni dei giocatori di protestare ma di aver deciso di non prendere parte alla protesta. Rivers si è detto sicuro che nella sconfitta non abbiano influito le tensioni che hanno circondato la squadra negli ultimi giorni, ha aggiunto di non aver parlato e di non voler parlare con Sterling e ha detto di non sapere cosa potrebbe accadere perché si convinca a rimanere ai Clippers anche la prossima stagione. Mark Jackson, allenatore dei Warriors, ha invece detto che non potrebbe mai lavorare per Sterling.
Donald Sterling, che con un comunicato ha affermato di non essere sicuro dell’autenticità della registrazione, doveva assistere come di consueto alla partita della sua squadra ma, dopo essersi consultato con i dirigenti dell’NBA, ha deciso di non recarsi allo stadio. Gli avvocati della signora Stivano, la donna che si sente parlare nella registrazione, invece, hanno pubblicato una nota in cui definiscono “valida” la registrazione, sostenendo comunque che non sarebbe stata Stivano a darla alla stampa.