La visita di Obama in Malesia
È la prima di un presidente americano dal 1966: fa parte di un tour ufficiale nel sud-est asiatico (e cosa c'entra la Cina?)
Oggi, sabato 26 aprile, il presidente statunitense Barack Obama è arrivato in Malesia, nella prima visita di un leader americano nel paese dal 1966. Obama ha incontrato a Kuala Lumpur, la capitale della Malesia, il primo ministro Najib Raza, e poi alcuni membri della famiglia reale: l’obiettivo più importante di Obama in Malesia, hanno scritto diversi commentatori, era quello di rafforzare i legami commerciali bilaterali con gli Stati Uniti, in modo da ridurre l’influenza della Cina nella regione del sud-est asiatico: in particolare l’amministrazione americana vorrebbe convincere il governo malese a firmare un trattato commerciale di libero scambio con altri 10 paesi – la cosiddetta “Trans-Pacific Partnership”.
La visita di Obama in Malesia era molto attesa: in vista del suo arrivo, i giornali malesi controllati dal governo hanno messo in prima pagina la bandiera americana con la scritta: «Benvenuto, Presidente». Il motivo per cui Obama ha aspettato cinque anni del suo mandato presidenziale per visitare la Malesia è legato alle posizioni politiche anti-americane dell’ex leader malese Mahatir Mohamad, che è rimasto al potere dal 1981 al 2003. Negli ultimi anni però, ha spiegato il vice consigliere della sicurezza nazionale di Obama Ben Rhodes, le relazioni tra Stati Uniti e Malesia sono migliorate notevolmente, e la Malesia è diventata un “pivotal state” per l’amministrazione americana, cioè uno stato di importanza centrale nella politica estera del governo di Washington.
Prima di arrivare in Malesia, Obama era già stato in Giappone e in Corea del Sud, dove aveva incontrato il primo ministro giapponese Shinzo Abe e la presidente sudcoreana Park Guen-hye. Obama finirà il suo tour in Asia incontrando il 28 aprile a Manila il presidente delle Filippine Benigno Aquino. Il New York Times ha scritto sul viaggio di Obama:
«In ogni tappa del suo viaggio asiatico della scorsa settimana, il presidente Obama ha parlato a due pubblici diversi: agli alleati degli Stati Uniti e alla Cina. L’atto di bilanciamento che ne è uscito è diventato ancora più delicato a causa del netto deterioramento delle relazioni degli Stati Uniti con la Russia. […]
Obama si è spostato dal Giappone alla Corea del Sud, fino alla Malesia, mandando messaggi molto calibrati per rassicurare i paesi amici del sostegno degli americani e per scoraggiare i cinese sull’idea di aprire un secondo fronte nel cosiddetto “Pacific Rim” [termine usato in geografia politica per indicare l’insieme di tutti gli stati le cui coste si trovano sull’oceano Pacifico, ndr].»