Le opere di Andy Warhol ritrovate nel suo vecchio computer
Scarabocchi, immagini e fotografie del grande artista pop americano sono stati recuperati dopo 30 anni da un floppy disk
Giovedì 24 aprile i responsabili dell’Andy Warhol Museum di Pittsburgh, in Pennsylvania (Stati Uniti), hanno annunciato di aver ritrovato una serie di immagini digitali che il noto artista americano Andy Warhol aveva realizzato con il suo computer Commodore Amiga nel 1985, due anni prima della sua morte. I file, come ha spiegato il museo, erano “intrappolati” su un vecchio floppy disk Amiga diventato orami obsoleto e illeggibile: per questo il recupero è stato un procedimento piuttosto complicato.
Le immagini recuperate comprendono opere varie e diverse tra loro: schizzi e disegni preparatori, fotografie e manipolazioni di altre opere di Warhol come i famosi ritratti di Marilyn Monroe o la banana della copertina del disco dei Velvet Underground. Il museo, per ora, ha pubblicato tre immagini rappresentative di quelle trovate: una è un’elaborazione della famosa “scatoletta di zuppa Campbell’s” disegnata come si disegnava con il mouse su Microsoft Paint; poi c’è quella di una Venere del Botticelli con tre occhi; e infine c’è un suo autoritratto, che sembra realizzato a partire da una fotografia.
La storia che sta dietro al ritrovamento delle immagini è piuttosto interessante. Negli anni Ottanta la società Commodore International aveva chiesto a Andy Warhol di realizzare alcune opere che mostrassero le qualità di elaborazione grafica dei suoi nuovi computer e Warhol era diventato una sorta di sponsor della società di informatica. Tra le altre cose che Warhol aveva fatto durante il suo rapporto di lavoro con la Commodore – di cui il museo conserva diverse prove scritte – ci fu anche una presentazione ufficiale del nuovo computer Amiga 1000, nel 1985. Durante la presentazione, che fu filmata, Warhol produsse un veloce ritratto di Debbie Harry, la cantante dei Blondie.
La cosa finì lì e delle opere che Warhol aveva realizzato con il computer non si parlò più per molto tempo fino a che, circa tre anni fa, l’artista americano Cory Arcangel trovò per caso su Youtube il video della presentazione dell’Amiga 1000 e cominciò a indagare sulla fine che potevano avere fatto quei disegni. Nel novembre del 2011, durante una visita a Pittsburgh dove doveva inaugurare una sua mostra, Arcangel si incontrò con la curatrice Tina Kukielski, con la quale discusse di nuovo la faccenda del computer di Warhol. I due si misero allora in contatto con Matt Wrbican, un responsabile della fondazione che gestisce il museo dedicato a Andy Warhol: Wrbican si mostrò entusiasta all’idea di ritrovare i vecchi disegni digitali e ripescò dall’archivio della fondazione l’hardware su cui avrebbero potuto trovarsi le immagini. Il problema, a quel punto, era solo di trovare un modo per leggere i file, che erano stati salvati su un vecchissimo floppy Amiga che nessun computer prodotto negli ultimi vent’anni o più è in grado di leggere.
L’attrezzatura per il disegno del Commodore 1000: l’immagine si ingrandisce con un clic
Per risolvere il problema, i tre si rivolsero a Golan Levin, direttore di un centro di ricerca informatica della Carnegie Mellon University. Levin, a sua volta, li mise in contatto con il CMU computer club, un’associazione di studenti della sua università che disponeva di una ampia collezione di computer obsoleti e i cui membri sono specializzati nello sviluppo di software per il retrocomputing (l’uso di vecchi computer). Con l’aiuto degli studenti della CMU, poche settimane fa le immagini sono state recuperate dai floppy disk e fanno ora parte della collezione dell’Andy Warhol Museum.
Come si può leggere però in un articolo di Darrelyn Gunzburg dell’Università di Bristol, già nel 2008 nove di queste nuove opere erano state recuperate dal floppy: a riuscirci erano stati Don Greenbaum, un ex dipendente della Commodore e Alessandro Barteletti, un fotografo e giornalista italiano. Grrenbaum conosceva Warhol di persona ed era stato lui a proporgli di realizzare alcuni disegni sull’Amiga. Molti anni dopo la morte di Warhol si ricordò di quei lavori e ritrovò nel suo ufficio il floppy in cui erano contenuti. Cercò a lungo di recuperarli, senza riuscirci, finché tramite un forum entrò in contatto con Alessandro Barteletti, che trovò il modo di aprire i file. La fondazione che gestisce l’Andy Warhol Museum di Pittsburgh però, dice Barteletti, non diede mai di fatto l’autorizzazione ufficiale a diffondere la scoperta.