Movimenti di truppe
Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania, tra gli altri, temono l'aggressività della Russia e chiedono alla NATO più di quello che sta facendo in questi giorni
Nelle ultime settimane la crisi in Ucraina ha creato molte preoccupazioni non solo al governo ad interim di Kiev, ma anche ad alcuni dei governi dei paesi che confinano con il territorio ucraino, come Romania, Moldavia e Polonia, e quelli dei paesi baltici, che ad eccezione della Lituania condividono un confine rilevante con la Russia. La NATO, per rispondere alle azioni e provocazioni russe in Ucraina, ha preso alcune iniziative nella regione, come la pianificazione di esercitazioni militari e l’invio di aerei da combattimento nei paesi membri. L’impegno militare NATO è rimasto finora molto limitato, soprattutto per la riluttanza di molti paesi occidentali a scontrarsi direttamente con la Russia.
La scorsa settimana la NATO ha annunciato l’invio di circa 600 soldati in Polonia, per delle esercitazioni militari che coinvolgeranno anche un contingente dell’esercito statunitense di altri 150 soldati. Gli Stati Uniti avevano già inviato in precedenza 12 F-16 alla Polonia e circa 200 uomini di supporto. Il dipartimento della Difesa statunitense ha detto che altri tre contingenti, di 150 soldati ciascuno, saranno mandati in Lettonia, Lituania ed Estonia. Alla fine di aprile, inoltre, quattro caccia Typhoon britannici si uniranno all’aviazione polacca nelle regolari operazioni di polizia sulle nazioni baltiche, e anche Germania, Danimarca, Francia, Turchia e Paesi Bassi hanno offerto aiuti di diverso tipo – anche se spesso poco più che simbolici – per dimostrare il loro sostegno contro la Russia.
La maggior parte degli esperti ha commentato l’ultimo annuncio della NATO con molta prudenza, definendo “estremamente modesta” la portata delle esercitazioni militari pianificate. Il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, ha detto ai giornalisti che la NATO dovrebbe dispiegare in Polonia almeno due squadre di combattimento, con almeno 5mila soldati ciascuna.
Artis Pabriks, ministro della Difesa della Lettonia fino allo scorso gennaio, ha detto al New York Times che l’Europa occidentale vede i fatti in Ucraina come un problema remoto, una minaccia soprattutto ai suoi interessi economici e ai legami costruiti nel tempo con il governo di Mosca: «Ma per noi non si tratta di soldi, ma della nostra esistenza. Voi rimanete comunque con le vostre libertà, ma a noi potrebbero togliercele, per questo è diverso». Nessuno dubita che la NATO abbia le capacità di affrontare militarmente la Russia: se però Putin dovesse accorgersi che la NATO è «divisa e non convinta che la sicurezza della Lettonia abbia lo stesso valore di quella della Germania, allora potrebbe decidere di sfidarla. Se lo fa, e la NATO non risponde con la forza, la NATO è morta. Dobbiamo dare un chiaro segnale che c’è una linea rossa, non una linea rossa come quella in Siria, che se viene superata noi spareremo», ha aggiunto Pabrikis.
Tra i paesi membri NATO meno inclini a raggiungere uno scontro con la Russia ci sono la Spagna, l’Italia, la Francia e la Germania, cioè quelli che condividono interessi economici e hanno legami energetici maggiori con la Russia. La riluttanza dei paesi occidentali – e soprattutto europei – a scontrarsi direttamente con la Russia condiziona ulteriormente l’impegno della NATO in Ucraina. La forza della NATO è diminuita di parecchio a partire dagli anni Novanta, dopo la caduta dell’Unione Sovietica (era stata pensata come un’alleanza militare di fatto per contrastare il blocco di paesi che formerà poi il Patto di Varsavia, la struttura speculare sovietica). Dal 1997, cioè da quando la Russia ha cominciato ad adottare un atteggiamento più cooperativo nelle istituzioni internazionali, la NATO si è impegnata a non dispiegare le proprie forze negli stati membri ai confini con la Russia (e negli anni seguenti ce ne saranno, visto il processo di allargamento della membership NATO a est, che ha incluso tra gli altri anche la Polonia e l’Ungheria nel 1999 e i paesi baltici nel 2004).
Nel tempo l’efficacia della NATO è diminuita anche per altri due fattori. Primo, il contributo economico dei diversi paesi membri alla NATO si è ridotto negli anni, in particolare quello europeo: oggi gli Stati Uniti contribuiscono per il 75 per cento alle spese NATO e solo pochi paesi europei raggiungono i criteri stabiliti sulla percentuale del PIL nazionale da destinare alla NATO, fissata al 2 per cento. Secondo, la NATO non è riuscita ad adattarsi con rapidità a nuovi tipi di minacce e guerre, come quella che si sta in un certo senso combattendo in Ucraina: come ha detto mercoledì il primo ministro polacco Donald Tusk, «quella che stiamo vedendo è una guerra moderna che potrebbe includere civili, alcune forze speciali, una propaganda intensa, e potrebbe essere tanto efficiente come lo sono i carri armati» (del nuovo tipo di guerra combattuta da Putin in Ucraina ne avevamo parlato qui).