Tutti i Lakhan Sahu delle elezioni indiane
In un distretto dove oggi si vota ci sono cinque candidati con lo stesso nome e cognome: solo uno è l'originale, gli altri sono "cloni", cioè sconosciuti pagati per confondere gli elettori
Giovedì 24 aprile in India si tiene il sesto turno delle elezioni per il rinnovo della camera bassa del parlamento (Lokh Saba), uno dei più decisivi perché riguarda la città di Mumbai, 11 stati e il territorio del Kashmir, controllato dal governo centrale. Le elezioni indiane – che sono iniziate lo scorso 7 aprile e che dureranno fino al 16 maggio, scaglionate – si stanno svolgendo per lo più senza grossi problemi: in molti si aspettano che non ci siano grossi brogli elettorali né violenze, anche nelle zone dove sono più forti i conflitti etnici. Il Washington Post ha raccontato però che alcuni partiti politici indiani hanno trovato altri modi, non nuovi nella storia elettorale del paese, per “forzare” i risultati del voto. Uno di questi, forse il più originale, è quello di presentare nelle proprie liste perfetti sconosciuti che hanno lo stesso nome e cognome di un candidato più importante, cercando così di confondere gli elettori (cosa che capita anche in altri paesi ma non con tanta pianificazione).
Nel distretto di Bilaspur, nello stato centrale di Chhattisgarh, 5 dei 35 candidati che si sono presentati per ottenere un seggio in parlamento si chiamano Lakhan Sahu: c’è il Lakhan Sahu coltivatore di riso, il Lakhan Sahu avvocato (che è l’originale), il Lakhan Sahu imprenditore edile, il Lakhan Sahu muratore e il Lakhan Sahu bracciante. Tre giorni fa il Lakhan Sahu coltivatore di riso – che non ha un conto in banca e nemmeno una macchina intestata – era appisolato a torso nudo fuori dalla sua capanna di fango, scrive il Washington Post: alla domanda su quali fossero secondo lui i grandi temi nelle elezioni nazionali indiane, ha risposto: «Lo stagno nel mio villaggio ha finito l’acqua».
Il Lakhan Sahu originale, un avvocato penalista che si è dato alla politica, fa parte del Partito Popolare Indiano (Bharatiya Janata Party, BJP). Il BJP è la forza di opposizione più importante del paese: ha orientamento nazionalista indù e conservatore ed è guidato da Narendra Modi, personaggio politico tra i più controversi degli ultimi decenni in India. Mentre il Lakhan Sahu coltivatore di riso era appisolato al sole per la pausa pomeridiana, il Lakhan Sahu avvocato stava facendo campagna elettorale girando in SUV nel distretto di Bilaspur, accettando ghirlande di fiori e facendo brevi discorsi. Al Washington Post ha detto: «Sono consapevole che ci sono altri quattro candidati con il mio nome. Non hanno una coscienza e sono appoggiati dai miei rivali politici per confondere le persone. Ma io sono il vero Lakhan Sahu, e ricordo sempre agli elettori di non guardare solo i nomi dei candidati il giorno che vanno a votare, ma anche il simbolo con sopra il loto, che è quello del mio partito».
Il Washington Post è andato a cercare anche il Lakhan Sahu imprenditore edile, che si è detto indignato dell’accusa che non fosse lui l’originale Lakhan Sahu: «Chi può dire che non sono il vero Lakhan Sahu? È il nome che mi hanno dato i miei genitori. Sono reale come chiunque altro».
Diversi osservatori hanno spiegato che questi “candidati clone” sono di solito persone povere e sconosciute, che vengono pagate per presentare il loro nome alle elezioni nazionali, in modo da confondere gli elettori. Fin dal 2009 la Commissione Elettorale dell’India ha invitato i funzionari incaricati di controllare la correttezza del voto a prestare attenzione ai “candidati clone”, senza però raggiungere particolari risultati. Quest’anno il fenomeno sembra addirittura essersi esteso rispetto alle ultime elezioni, con una singola tornata elettorale che è arrivata ad avere 10 candidati con lo stesso nome nello stesso distretto.
Non è la prima volta comunque che durante le elezioni indiane si architettano sistemi per condizionare in maniera non pulita il voto. Già in passato, per esempio, alcuni partiti politici avevano organizzato cose come la distribuzione di alcol e soldi la notte prima delle elezioni, oppure avevano offerto del denaro a candidati di altri partiti per ritirare la candidatura.