• Mondo
  • Mercoledì 23 aprile 2014

#ColombiaNonColumbia

La battaglia di civiltà e marketing dei colombiani, stufi che molti americani sbaglino il nome del loro paese

Nel Planetario di Bogotà, racconta il Wall Street Journal, c’è un frammento di suolo lunare: lo regalò il presidente Nixon ai cittadini della Colombia nel 1973; sulla placca metallica che correda il dono si può leggere: “Regalato ai cittadini della Repubblica di Columbia. Richard M. Nixon”. Più recentemente anche Paris Hilton, in un tweet scritto quando si trovava in Colombia per l’inaugurazione di un negozio della sua linea di borse, ha commesso lo stesso errore, quello di scrivere Columbia con la “u”: in poche ore il suo Twitter feed era pieno di risposte del tipo: “Paris, si scrive Colombia non Columbia!!!” e lei ha corretto il suo messaggio originale.

Molti cittadini colombiani, a quanto pare, sono stufi di vedere il nome del loro paese scritto in modo sbagliato – a causa della più immediata assonanza, per gli americani, con i nomi derivati da “Columbus”, che è la versione latina e inglese del nome di Cristoforo Colombo – e lo scorso anno una società colombiana che si occupa di marketing online ha lanciato una campagna sui social media chiamata “It’s Colombia, not Columbia!” (“è Colombia, non Columbia”). Come ha spiegato al Wall Street Journal Carlos Pardo, una delle persone che ha aiutato a lanciare la campagna: «Noi non vogliamo insultare le persone e le società che commettono questo errore, non diciamo “Ehi, stupido, correggi”, ma piuttosto “Caro tizio o caio, si scrive Colombia, non Columbia”».

La campagna, che inizialmente era stata lanciata per promuovere la società di marketing Zemoga and Compass Branding, nel tempo ha ottenuto un notevole successo e, per così dire, ora vive di vita sua: c’è una pagina Facebook con 23.000 fan e lo hashtag #itscolombianotcolumbia viene usato ogni volta che qualcuno si sbaglia e scrive Columbia parlando della Colombia.

 

Come racconta il Wall Street Journal, a sbagliarsi sono state sia grandi compagnie, come Virgin Mobile e Lufthansa, che personaggi come Ozzy Osbourne e Justin Bieber: nei cartelloni per dei concerti che hanno tenuto in Colombia lo scorso anno c’era sempre scritto Columbia, e anche lo stesso Wall Street Journal, come spesso accade sui giornali americani, in un articolo parlava di un torneo di tennis a “Bogotà, in Columbia”.

Spiega CNN come era nata la campagna “It’s Colombia, not Columbia!”: lo scorso anno Carlos Pardo aveva raccontato che dietro alla “scusa” di correggere lo spelling di Colombia c’era anche un significato più profondo, che aveva spinto anche l’agenzia nazionale colombiana che gestisce il brand del paese ad associarsi alla campagna. L’idea era quella di usare la campagna per cominciare a parlare della Colombia in termini positivi e non solo come la terra del caffè e del narcotraffico, che sono le due cose che la maggior parte delle persone associa istintivamente al paese. Lo scopo, dice Pardo, «è di divertirci mentre allo stesso tempo creiamo un’occasione di accesso per gli stranieri affinché si incuriosiscano e comincino a esplorare il paese».