Otto cose su Richard Nixon
Che morì oggi 20 anni fa, e tutti ricordano solo il Watergate
Richard Nixon è stato un presidente molto particolare nella storia degli Stati Uniti. Morì 20 anni fa, il 22 aprile del 1994, ed ancora oggi la sua figura è molto dibattuta e gravata dall’evento per cui tuttora è ricordato in tutto il mondo. Fu l’unico presidente a dimettersi nella storia degli Stati Uniti ed oggi moltissimi americani e non solo americani lo ricordano come il prototipo del politico disonesto e senza scrupoli: a mantenere questa immagine hanno per giunta concorso due grandi film come Tutti gli uomini del presidente (1976) e Frost/Nixon (2008), malgrado i fragili tentativi del biografico Nixon (1995). Per quanto sia stato costretto a dimettersi per violazione delle leggi, Nixon fu un presidente di “legge ed ordine”, ostile alla controcultura degli anni ’60 e molto freddo nei confronti dei movimenti per i diritti civili. Sotto la sua presidenza gli Stati Uniti appoggiarono alcune delle più famigerate operazioni sotto copertura della Guerra Fredda (come il colpo di stato in Cile). Allo stesso tempo Nixon riuscì a migliorare i rapporti con la Cina comunista e l’Unione Sovietica e mise fine alla guerra in Vietnam, e fu sotto la sua presidenza che gli astronauti americani raggiunsero per la prima volta la Luna. Ecco un elenco di otto cose note e meno note ma significative che aiutano a comprendere chi fosse Richard Nixon.
Tricky Dick
Il nomignolo che per tutta la sua carriera rimase incollato a Nixon è Tricky Dick. In italiano suona come “Ric il furbetto”, ma non ha la stessa efficacia che possiede uno dei soprannomi più efficaci della storia della politica americana. La storia di Tricky Dick comincia con i primi passi della carriera politica di Nixon, quando nel 1950 si presentò con i Repubblicani per il seggio di senatore della California.
Pochi mesi prima delle elezioni si tennero le primarie per scegliere i candidati dei due partiti e, con una pratica piuttosto diffusa all’epoca, sia Nixon che la sua avversaria, Helen Gahagan Douglas, parteciparono alle primarie di entrambi i partiti. Nixon si presentò come candidato repubblicano e democratico, e lo stesso fece Douglas. Nixon vinse senza difficoltà le primarie repubblicane ed arrivò a un passo dall’aggiudicarsi anche quelle democratiche.
A favorire Nixon nella lotta per la candidatura democratica ci fu il fatto che – con una certa spregiudicatezza – non rese chiara la sua affiliazione al partito repubblicano (una cosa possibile in un’epoca in cui gran parte della campagna elettorale si faceva tramite lettere, cartelloni e comizi). Ad esempio, il comitato “Democratici per Nixon” inviò a migliaia di elettori democratici delle lettere in cui invitava a votare Nixon alle primarie di partito senza specificare che Nixon era in realtà un repubblicano. Al culmine della campagna, l’associazione “Veterani democratici” comprò una serie di spazi pubblicitari per mettere in guardia i democratici dall’affiliazione di Nixon. In quei manifesti, per la prima volta, Nixon venne soprannominato Tricky Dick, il soprannome che gli sarebbe rimasto per tutta la vita insieme all’immagine di politico spregiudicato e pronto a qualunque bassezza pur di assicurarsi la vittoria.
Il dibattito in cucina
Il 24 luglio del 1958 Nixon ebbe una discussione improvvisata con l’allora premier sovietico Nikita Kruscev. La discussione venne registrata e da allora divenne famosa come “il dibattito in cucina”. Kruscev e Nixon si trovavano a Mosca, durante l’Esibizione Nazionale Americana. Si trattava di un evento che faceva parte della “distensione”, una serie di mosse politiche e diplomatiche per cercare di diminuire la tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica che si era venuta a creare dopo la Seconda Guerra Mondiale.
I sovietici tennero un’esibizione a New York, dove misero in mostra tutti i traguardi industriali ottenuti dal paese e, l’anno successivo, gli Stati Uniti fecero lo stesso a Mosca. Il 24 luglio del 1958 Nixon si trovava a Mosca per inaugurare la mostra americana che era stata studiata per mostrare ai russi i beni e i lussi che poteva permettersi – in teoria – “anche il più povero degli americani”. Il centro della mostra era una “tipica casa americana”, completa di tutti gli accessori e di dozzine di elettrodomestici.
Nixon condusse Kruscev a fare un giro della casa e quando arrivarono alla cucina, che era tagliata a metà per facilitarne la visita, Kruscev fece una serie di battute sulle sue comodità eccessive e chiese se per caso gli americani avessero anche un macchinario per masticare il cibo e spingerlo in fondo alla gola. Aggiunse che la Russia era più avanti degli Stati Uniti nei settori che contavano e che presto avrebbe colmato anche la distanza anche negli elettrodomestici. Nixon fu molto diplomatico e disse che l’importante era che la competizione tra i due paesi rimanesse sul terreno dei traguardi industriali.
La conversazione venne ripresa e Nixon e Kruscev si accordarono per trasmetterla nei loro paesi. In molti negli Stati Uniti apprezzarono la calma e la determinazione di Nixon. Time scrisse che Nixon era riuscito: “in maniera unica a personificare lo spirito nazionale di orgoglio e conquiste pacifiche, sicuro delle sue scelte di vite e del suo potere nonostante le minacce”. Per il resto della sua carriera Nixon fu sempre un anticomunista, ma fu anche un moderato aperto al compromesso e favorevole ad una soluzione pacifica della guerra fredda (ci torneremo tra poco).
Comprereste un’auto usata da quest’uomo?
Nel 1960 Nixon perse le elezioni presidenziali contro John Fitzgerald Kennedy. Anche in quella campagna elettorale venne fuori l’immagine di un Nixon spregiudicato e disonesto. Questa immagine venne immortalata da una frase che da allora si è trasformata in un modo di dire molto popolare: “Comprereste un’auto usata da quest’uomo?”, che comparve in un manifesto elettorale della campagna elttorale di Kennedy (qui ne avevamo raccontato la storia).
Legge ed ordine
Non fu Nixon ad inventare il termine “law and order” (legge e ordine) per descrivere l’atteggiamento duro e implacabile da adottare nei confronti della criminalità, ma fu senza dubbio uno dei politici ad approfittarne di più. “Legge ed ordine” divenne il motto della campagna elettorale per le presidenziali del 1968, la prime delle due che Nixon riuscì a vincere (dopo l’assassinio di Kennedy, gli era successo il vicepresidente Lyndon Johnson che aveva vinto poi le elezioni del 1964). In quegli anni negli Stati Uniti il tasso di criminalità era arrivato al suo record storico (che sarebbe stato ulteriormente superato negli anni successivi).
Nixon si presentò come il rappresentante dell’America conservatrice, la maggioranza silenziosa che non scendeva in piazza a protestare. In un periodo in cui si diffondeva l’idea che i fenomeni criminali fossero almeno in parte “colpa” della società stessa e che nei confronti dei malviventi fosse giusto utilizzare maniere costruttive, Nixon propose invece durezza e assenza di compromessi. Con questo programma riuscì a battare il suo avversario Hubert Humphrey, anche se con uno scarto di pochissimo voti.
Una volta diventato presidente portò avanti con estrema durezza il suo programma di legge ed ordine e anche grazie ad alcuni collaboratori, apertamente contrari ai movimenti della controcultura e a quelli per i diritti civili, come il suo vice-presidente Spiro Agnew. Nixon rimase per sempre legato nell’immagine americana come il “nemico” degli anni Sessanta, degli hippie e della controcultura di quegli anni.
Madman
Nixon fu presidente degli Stati Uniti d’America in un’epoca di distensione con l’Unione Sovietica, ma non per questo poteva permettersi di trascurare il fatto che tra i due paesi ci fosse un pericoloso stato di “guerra fredda”. Senza contare che aveva anche un altro problema particolarmente grave da gestire: la guerra in Vietnam. A questi due problemi Nixon trovò una strategia comune che nella storia della guerra fredda figura tra le più pericolose che siano mai state tentate. Harry Robbins Haldeman, uno dei suoi principali consiglieri, ricordò nelle sue memorie che Nixon gli aveva spiegato:
La chiamo teoria del matto, Bob. Voglio che i nordvietnamiti credano che ho raggiunto il punto in cui farei qualsiasi cosa per fermare la guerra. Gli faremo scivolare nell’orecchie qualche parola come: “Per amor di Dio, lo sapete che Nixon è ossessionato con l’anticomunismo. Non possiamo trattenerlo quando è arrabbiato e lui tiene sempre la sua mano sul pulsante nucleare!”. A quel punto Ho Chi Minh stesso sarà a Parigi in due giorni per trattare la pace.
Non era una strategia mirata soltanto al Vietnam del Nord: l’idea era quella di dare a tutto il mondo l’impressione che Nixon fosse un matto. In questo modo l’Unione Sovietica avrebbe evitato di provocarlo o bluffare temendo che la sua “follia” lo avrebbe portato a reagire a qualunque affronto con un attacco nucleare. O almeno, questo era il piano. Per dare l’impressione, tra il 27 e il 30 ottobre 1969, Nixon diede l’ordine a uno squadrone di bombardieri B-52 armati con bombe all’idrogeno di volare dalle loro basi dritti verso lo spazio aereo dell’Unione Sovietica. Il gesto era apparentemente senza senso e del tutto non provocato. Per la fortuna del mondo i russi non reagirono e, a quanto risulta dagli archivi attualmente pubblici, Nixon non fece altri tentativi di “fare la figura del matto” con i Russi. In ultima analisi la strategia non funzionò e i nordvietnamiti dimostrarono di essere disposti a sacrificare molto più di quanto erano disposti gli Stati Uniti pur di vincere la guerra.
Ping Pong
Ma come aveva dimostrato durante il “dibattito della cucina”, Nixon fu anche un diplomatico piuttosto equilibrato e pragmatico. Visitò due volte l’Unione Sovietica e sottoscrisse diversi importanti trattati che limitarono la corsa agli armamenti. Ma quello che gli storici considerano il suo “capolavoro” fu quella che all’epoca venne ribattezzate “la diplomazia del ping pong”.
Nel 1971 durante i campionati mondiali di tennistavolo a Nagoya, in Giappone, ci fu un piccolo incidente. Glenn Cowan, un giocatore della squadra americana, si ritrovò fuori da un centro di allenamento senza un passaggio per tornare i albergo. Venne raccolto dal pullman della squadra cinese e, durante il viaggio, ricevette alcuni regali da Zhuang Zedong, uno dei giocatori della squadra cinese. Quando i due scesero all’albergo, vennero subito fotografati da decine di giornalisti: vedere un atleta americano accanto ad uno del più grande stato comunista era un fatto piuttosto insolito (qui avevamo raccontato tutta la storia).
La diplomazia cinese e quella americana seppero sfruttare molto bene il piccolo incidente. Un tour della squadra americana in Cina venne organizzato nelle settimane successive. Il consigliere speciale per la sicurezza nazionale, Henry Kissinger, visitò segretamente la Cina pochi mesi dopo e infine, a febbraio Nixon in persona arrivò in Cina, segnando l’inizio della distensione che avrebbe portato nel 1978 alla normalizzazione dei rapporti diplomatici tra i due paesi.
Dimissioni
Gli stessi americani a volte dicono che Nixon è stato l’unico presidente ad aver subito un impeachment, cioè la procedura di messa in stato di accusa di un presidente degli Stati Uniti. In realtà l’impeachment non entrò mai formalmente in vigore. Venne approvato da una commissione del Congresso, ma non venne mai votato dall’aula: Nixon si dimise pochi giorni prima.
Lo scandalo che aveva travolto Nixon e portato all’inizio delle procedure di messa in stato di accusa è uno dei più famosi del ventesimo secolo: il Watergate. Tra il 1971 e il 1973 la magistratura e i giornali (tra cui soprattutto il Washington Post) scoprirono che la Casa Bianca e il comitato per la rielezione di Nixon alle elezioni del 1971 aveva messo in piedi una specie di servizio segreto parallelo, i cosiddetti “idraulici”, incaricati di impedire le fughe di notizie dall’amministrazione e di spiare gli avversari politici del presidente.
Tra le operazioni compiute da questa squadra ci fu l’irruzione all’hotel Watergate di Washington, dove aveva sede il quartier generale della campagna elettorale del partito Democratico. I componenti del gruppo vennero tutti arrestati nella notte del 17 giugno 1972. Nei mesi successivi vennero fuori le prove che collegavano quei gruppi a collaboratori strettissimi del presidente. La pressione della stampa e la minaccia dell’impeachment costrinsero Nixon a dimettersi il 9 agosto del 1974, dopo essere stato rieletto (qui potete leggere lo speciale del Post sullo scandalo).
Milhouse
Non esiste nessun presidente degli Stati Uniti che sia stato preso in giro tanto quanto Richard Nixon. Il suo atteggiamento duro e critico nei confronti dei liberal, la sua spregiudicatezza politica e infine la sua fragorosa caduta dopo il Watergate sembravano fatte apposta per farne il bersaglio ideale dei comici. Tra chi lo prese di mira più spesso ci fu il comico Lenny Bruce che di lui disse: “Amo essere americano. Ma vorrei essere un cane, e vorrei che Nixon fosse un albero”.
Che un presidente venga preso in giro mentre è in carica è abbastanza normale. Nixon però è rimasto un simbolo di corruzione e disonestà anche molto dopo essere uscito di scena. Matt Groening, l’inventore di Simpson, lo ha preso particolarmente di mira a partire dalla metà degli anni ’80, a più di dieci anni dalla sua caduta, quando oramai Nixon era completamente uscito dalla scena pubblica.
Groening bersagliò Nixon usando il suo secondo nome per uno dei personaggi più incapaci della serie animata “I Simpson”: Milhouse Mussolini Van Houten (il nome completo di Nixon, infatti, è Richard Milhous Nixon). Il Milhouse di Groening è la spalla di Bart Simpson ed è un ragazzo timido e insicuro che viene regolarmente preso di mira dai bulli della scuola. Lo stesso Nixon compare in diversi episodi della serie. Groening ha continuato a prendere in giro Nixon anche nella sua serie successiva, Futurama, che è cominciata ad andare in onda nel 1999, cinque anni dopo la morte di Nixon.
Nella serie, ambientata nell’anno 3000, Nixon è ancora vivo anche se di lui è rimasta soltanto la testa, conservata in una teca di vetro. Grazie un corpo robotico e una spregiudicata campagna elettorale durante un episodio Nixon riesce a vincere le elezioni e da quel momento, nelle altre serie, resta il presidente della Terra e continua a portare avanti la sua politica di “legge e ordine” e di spionaggio dei suoi avversari politici, come nello scandalo Watergate.