La start-up che vuole cambiare la televisione
La Corte Suprema degli Stati Uniti si occupa di Aereo, società che trasmette online i segnali delle principali società televisive, che se la sono presa molto
di Cecilia Kang e Robert Barnes – Washington Post
Una start-up di Internet poco conosciuta sta portando un po’ di scompiglio nell’industria televisiva americana usando una tecnologia alquanto datata: l’antenna.
La start-up, che si chiama Aereo, usa migliaia di piccole antenne per ricevere i segnali televisivi, poi converte i programmi in uno streaming online che viene successivamente distribuito ai clienti del servizio in 11 diverse città. Quello che invece la start-up non fa è pagare le licenze alle emittenti che producono i programmi televisivi. E questo ha messo Aereo al centro di un dibattito riguardo l’efficacia delle leggi per il diritto di autore, l’accessibilità delle frequenze radio pubbliche e il futuro della televisione.
Martedì 22 aprile, la Corte Suprema ascolterà le diverse posizioni durante un processo in cui le maggiori emittenti televisive americane – tra cui ABC, CBS e NBC – cercheranno di dimostrare che Aereo non è diversa dalle emittenti via cavo e via satellite e dovrebbe quindi pagare le normali, e sostanziose, licenze per ritrasmettere il segnale televisivo.
«Messa semplicemente – ha spiegato Gordon Smith, il presidente della National Association of Broadcasters (l’associazione delle emittenti radiotelevisive degli Stati Uniti) – Aereo prende del materiale protetto da diritto d’autore, ne trae profitto e non paga i detentori dei diritti».
Quelli di Aereo, invece, sostengono di poter accedere liberamente ai programmi trasmessi sulle frequenze radio. Se questa argomentazione dovesse prevalere, la questione potrebbe avere il potenziale per far saltare il costoso sistema della televisione via cavo e ridurre notevolmente i costi per chi guarda la televisione: oggi gli utenti della televisione via cavo sono obbligati a pagare costosi pacchetti che includono centinaia di canali, anche se quelli a cui sono interessati sono una manciata.
«Aereo ha la possibilità di cambiare il mercato televisivo» ha detto Gene Kimmelman, presidente di Public Knowledge, un’associazione per i diritti dei consumatori e già dirigente dell’ufficio anti-trust del Dipartimento della Giustizia. «Dietro agli aspetti tecnici e legali di questo processo c’è una questione fondamentale riguardo la possibilità dei cittadini di avvalersi delle nuove tecnologie per accedere ai programmi televisivi in modo facile e meno costoso».
Una vittoria di Aereo potrebbe drammaticamente cambiare il modo in cui le persone guardano i loro programmi televisivi preferiti: lo sport in diretta e altri programmi di grande successo che sono disponibili solo sulla televisione tradizionale o su quella via cavo, potrebbero essere visti in modo molto più semplice e conveniente su Internet. Questo potrebbe spingere molti consumatori ad abbandonare la televisione via cavo per passare a una soluzione meno costosa: una connessione a Internet e un abbonamento add Aereo e ad altri servizi di televisione online come Netflix e Hulu. Il prezzo medio di un abbonamento per la televisione via cavo è di circa 100 dollari al mese, il costo di una connessione a Internet, che la maggior parte delle persone già paga, più quello degli abbonamenti ad Aereo e Netflix non supererebbe i 60 dollari.
Fondata dal presidente della IAC, una società di servizi Internet, Aereo al momento è operativa con i suoi servizi ad Atlanta, Austin, Baltimora, Boston, Cincinnati, Dallas, Detroit, Houston, Miami, New York e San Antonio. I piani di espansione a Washington sono stati bloccati lo scorso autunno dalle lungaggini nei negoziati per l’acquisizione di uno spazio per le antenne e i server; Aereo ha comunque intenzione di essere operativa anche nella capitale entro la fine dell’anno e, successivamente, di espandere le sue operazioni in tutta la nazione.
Mentre le due squadre di avvocati si preparano a presentare i loro argomenti di fronte alla Corte Suprema, gli esperti dicono che non è scontato quale delle due posizioni prevarrà: al cuore del caso c’è la questione se Aereo violi o meno una serie di leggi scritte una quarantina di anni fa, alla nascita delle televisioni via cavo. La legge proibisce l’uso del materiale coperto da copyright che viene trasmesso sulle frequenze date in concessione, senza che ne venga ricompensato il produttore. Ma la legge distingue anche tra materiale usato per le “visioni pubbliche”, ovvero quando il segnale viene visto da più persone, e per le proiezioni private, quando invece il segnale viene usato da una sola persona.
Quando, per esempio, una televisione via cavo ritrasmette il segnale di un programma della ABC ai sui abbonati, tecnicamente sta producendo una “visione pubblica” di quel programma ed è quindi obbligata a pagare le licenze di utilizzo all’emittente. Ma siccome le licenze non sono obbligatorie per le “visioni private”, quelli che hanno un’antenna possono continuare a ricevere il segnale televisivo e registrare i programmi televisivi per loro uso privato.
Ed è su questo punto che si basa l’argomentazione di Aereo: la società sostiene che il suo servizio non è nulla più di un servizio di noleggio di antenne. I suoi clienti scelgono gli spettacoli che vogliono vedere e Aereo gli assegna un’antenna e la posiziona in modo tale da ricevere quel programma dalle frequenze televisive locali. Gli spettacoli sono quindi convertiti in un segnale digitale idoneo allo streaming verso tablet, smartphone e computer. Aereo, sostengono i suoi fondatori, si pone semplicemente come un mediatore di “visioni private”: ogni antenna trasmette il segnale ad un solo utente.
Come ha spiegato Chet Kanojia, il CEO di Aereo, «I cittadini hanno il diritto di accedere alle frequenze pubbliche e hanno ile diritto di possedere le loro antenne, che è quello che noi forniamo». I telespettatori, inoltre, continuano a vedere la pubblicità e quindi, sostiene Kanojia, Aereo non priva le emittenti della loro principale fonte di ricavi.
«Le emittenti – continua Kanojia – non possono cercare di raddoppiare i loro guadagni. Hanno avuto le stesse reazioni quando fu inventato il videoregistratore. Il cielo non è caduto allora e il grande business dei registratori analogici e digitali è germogliato da quella tecnologia. La stessa cosa succederà con la tecnologia che noi stiamo introducendo e il cielo non cadrà nemmeno ora».
Durante i due anni di battaglie legali contro Aereo, che ha già vinto un processo in un tribunale statale, le grandi emittenti hanno argomentato che la compagnia offre “visioni pubbliche” ed è quindi simile alle televisioni via cavo e via satellite, che le licenze le devono pagare. Le licenze di ritrasmissione, per le emittenti televisive, sono state una vera benedizione: lo scorso anno hanno raggiunto i 3,3 miliardi di dollari e, secondo alcune analisi, nei prossimi cinque anni dovrebbero raggiungere i 7,6 miliardi di dollari.
Anche se Aereo dovesse vincere, comunque, non è chiaro se i programmi di HBO e quelli sportivi saranno disponibili per i clienti di servizi di streaming online. Per esempio, due anni fa Kai MacMahon, di New York, ha disdetto il suo abbonamento via cavo per passare ai diversi servizi online e usare un’antennina per seguire lo sport in diretta. Poco dopo, tuttavia, è tornato al segnale via cavo perché non c’era abbastanza sport sulle principali emittenti e i programmi di HBO non erano disponibili. La speranza sua e di molti altri utenti è che HBO e le maggiori emittenti sportive stringano accordi con i servizi di streaming online come Aereo e Netflix per la trasmissione dei loro programmi.
Con una così consistente posta in palio, il caso di Aereo ha attirato il sostegno e l’opposizione di decine di gruppi che rappresentano gli interessi delle compagnie di intrattenimento e dei diritti dei consumatori. Anche l’amministrazione Obama ha preso una posizione, schierandosi con le emittenti: «Aereo trasmette contenuti coperti da diritto di autore senza compensare i detentori dei diritti e senza la loro autorizzazione, quindi commette una chiara violazione delle norme sul diritto di autore» dice una breve nota dell’amministrazione consegnata alla Corte Suprema.
Le piccole compagnie di televisione via cavo, d’altra parte, si sono schierate con Aereo. Queste, infatti, sperano di allearsi per creare tecnologie simili che le renderebbero più competitive con le compagnie più grosse. Il loro sostegno alla battaglia di Aereo, tuttavia, ha fatto crescere la preoccupazione che, se la decisione dei giudici dovesse essere sfavorevole alle emittenti televisive, possano nascere altre società simili. Una decisione, tuttavia, non dovrebbe arrivare prima del termine dei lavori della Corte Suprema, a giugno, e potrebbe essere rimandata a dopo l’estate.
Gordon Smith, dell’associazione nazionale delle emittenti televisive, ha spiegato che una decisione favorevole a Aereo «aprirebbe i cancelli a ulteriori violazioni del copyright e le televisioni locali e quelle più piccole ne risulterebbero danneggiate». Le emittenti impegnate nella battaglia legale hanno già detto che impugnerebbero di fronte al Congresso un’eventuale decisione della Corte Suprema favorevole a Aereo, per provare a cambiare le leggi sulla ritrasmissione dei programmi televisivi.
Diller, della IAC, ha detto che Aereo non sopravviverebbe a un’eventuale decisione negativa della Corte. Inoltre, visto il generale sostegno di cui gode la posizione delle emittenti tra gli avvocati, i giudici potrebbero decidere in favore della posizione che equipara Aereo alle emittenti via cavo e via satellite.
©The Washington Post 2014