Le ultime sul traghetto affondato in Corea
I sommozzatori hanno recuperato i corpi di 64 persone, oltre al capitano sono stati arrestati altri membri dell'equipaggio e la presidente della Corea del Sud ha parlato di "condotta che equivale ad un omicidio"
Centinaia di persone tra soccorritori e soldati dell’esercito sono ancora al lavoro al largo delle coste della Corea del Sud dove mercoledì 16 aprile è affondata la nave Sewol che trasportava 475 persone, per lo più studenti di una scuola superiore a sud di Seul. I morti accertati sono saliti a 64, ma ci sono ancora 238 dispersi e si prevede che il numero complessivo di persone morte sarà molto più alto. Nelle prime ore dopo il naufragio, i soccorritori erano riusciti a salvare 174 persone.
Le cause dell’affondamento non sono ancora chiare, la nave potrebbe avere urtato uno scoglio oppure essersi inclinata su un lato a causa dello scorretto posizionamento del suo carico: oltre ai passeggeri, trasportava alcune automobili e diversi container. Nei giorni scorsi, su richiesta della procura che sta indagando, la polizia ha arrestato il capitano della Sewol, Lee Joon-seok, e altri due membri dell’equipaggio: sono accusati di negligenza e di avere violato diverse leggi marittime. Oggi, lunedì 21 aprile, sono stati arrestati anche altri quattro membri dell’equipaggio.
Nel frattempo, la presidente sudcoreana Park Geun-hye ha criticato con forza il capitano del traghetto Sewol per aver lasciato centinaia di passeggeri e abbandonato la nave che stava affondando: «La condotta del capitano e di alcuni membri dell’equipaggio è stata del tutto incomprensibile, inaccettabile ed equivale a un omicidio». Le sue parole arrivano dopo che la guardia costiera ha reso pubbliche alcune trascrizioni della conversazione tra i responsabili del traghetto e i soccorsi da cui emerge un equipaggio in preda al panico e molto indeciso sul da farsi. La discussione dura circa trenta minuti, per i primi 11 il Sewol comunica con il Centro soccorsi di Jeju, dopodiché con il Centro Servizi di Jindo.
Dalla comunicazione risultano continue richieste su imbarcazioni nelle vicinanze pronte a soccorrere i passeggeri nel caso in cui si fosse ordinata l’evacuazione della nave, viene spiegato che per molte persone a bordo era impossibile muoversi e che era «impossibile trasmettere» istruzioni: «Anche se è impossibile trasmettere, per favore uscite e fate indossare ai passeggeri i giubbotti di salvataggio e altri abiti», dichiara un ufficiale anonimo del Centro Servizi. E ancora: «Se il traghetto evacua i passeggeri, sarete in grado di salvarli?», chiede un membro dell’equipaggio. «Intanto fate loro indossare i salvagente ed evacuateli», è la risposta. «Non fateli andare non attrezzati, fate loro indossare i salvagente ed evacuateli», ripete la voce e aggiunge: «Sul salvare vite umane dal traghetto, il capitano dovrebbe prendere la sua decisione e farli evacuare. Non conosciamo bene la situazione là. Il capitano dovrebbe prendere la decisione finale e decidere se si debbano evacuare i passeggeri o meno».
Dopo avere passato giorni in attesa di qualche notizia sui loro familiari dati ancora per dispersi, i parenti dei passeggeri della Sewol hanno protestato duramente contro il governo per come è stata gestita l’emergenza in mare e per il modo in cui sono condotte le ricerche. Quasi 200 famiglie hanno marciato domenica per raggiungere Seul e protestare contro la lentezza dei soccorsi, ma la polizia ha impedito loro di raggiungere la capitale. La presidente Park, nelle sue dichiarazioni, ha ammesso «seri problemi» alla risposta iniziale al disastro, ma ha concluso che «il comportamento del capitano e di alcuni membri dell’equipaggio è inconcepibile dal punto di vista del senso comune e non deve essere tollerato».