Le ricerche intorno al traghetto sudcoreano
I sommozzatori hanno recuperato i corpi di 56 persone, ma ci sono ancora 246 dispersi e i familiari dei passeggeri protestano contro il governo per le gestione dell'emergenza
Nella notte tra sabato 19 e domenica 20 aprile, i sommozzatori hanno recuperato i corpi di 16 passeggeri dal relitto della nave Sewol, affondata lo scorso 16 aprile al largo delle coste della Corea del Sud mentre stava trasportando 476 persone, per lo più studenti di una scuola superiore a sud di Seul. Le operazioni sono proseguite nella mattina di domenica, permettendo il recupero di altri corpi. I morti accertati sono 56, ma ci sono ancora 246 dispersi e si prevede quindi che il numero complessivo di persone morte sarà molto più alto. Nelle prime ore dopo il naufragio, i soccorritori sono riusciti a salvare 174 persone.
Dopo diversi tentativi, i sommozzatori della Marina militare e della Guardia costiera sudcoreane sono riusciti a esplorare dall’interno parte del relitto. La nave è affondata in un punto in cui ci sono correnti marine molto intense, che complicano le operazioni di ricerca: sollevano il fondale fangoso e rendono molto torbida l’acqua, riducendo parecchio la visibilità. Le squadre di ricerca hanno poche ore al giorno in cui concentrare le loro attività, quando le correnti sottomarine si riducono.
Le autorità sudcoreane hanno organizzato operazioni di ricerca su larga scala per trovare i 246 passeggeri ancora dispersi. Nella zona stanno lavorando 560 sommozzatori, suddivisi in squadre che si danno periodicamente il cambio. Alle ricerche in superficie partecipano oltre 200 navi tra imbarcazioni della Marina, della Guardia costiera e privati. Una trentina di aeroplani esegue periodicamente ricognizioni aeree per identificare punti in cui possano esserci i corpi di alcuni dispersi.
Dall’affondamento della Sewol sono passati ormai quasi cinque giorni e appare molto improbabile che si possano trovare passeggeri dispersi ancora vivi. Secondo gli esperti, almeno in linea teorica, alcune persone avrebbero potuto resistere per circa tre giorni nella nave rovesciata, in presenza di bolle d’aria, ma per ora le squadre di ricerca che sono riuscite a entrare nel relitto non hanno trovato punti non allagati.
La nave Sewol era in viaggio dal porto nord-occidentale di Incheon verso l’isola di Jeju, che si trova nel sud, oltre la penisola coreana. Le cause dell’affondamento non sono ancora chiare, la nave potrebbe avere urtato uno scoglio oppure essersi inclinata su un lato a causa dello scorretto posizionamento del suo carico: oltre ai passeggeri, la nave trasportava alcune automobili e diversi container. Su richiesta della procura che sta indagando, la polizia nei giorni scorsi ha arrestato il capitano della Sewol, Lee Joon-seok, e altri due membri dell’equipaggio. Sono accusati di negligenza e di avere violato diverse leggi marittime. Sembra che al timone della nave ci fosse un terzo ufficiale, ventenne e con poca esperienza, e che il capitano non si trovasse in cabina di comando.
Dopo avere passato giorni in attesa di qualche notizia sui loro familiari dati ancora per dispersi, i parenti dei passeggeri della Sewol hanno protestato duramente contro il governo per come è stata gestita l’emergenza in mare e per il modo in cui sono condotte le ricerche. La polizia ha fermato un centinaio di persone che avevano intenzione di lasciare l’isola di Jindo, dove si sono raccolti i familiari dei dispersi, per andare a Seul a protestare contro il governo. Il primo ministro sudcoreano ha visitato l’isola cercando di tranquillizzare i parenti dei passeggeri e promettendo ulteriori sforzi per le ricerche dei dispersi.