Il piccolo centro
La storia delle scissioni infinite di quelli che una volta volevano essere "il terzo polo", da Casini a Monti, da Scelta Civica ai Popolari per l'Italia
Alle prossime elezioni europee si presenta una lista che si chiama “Scelta Europea” e che comprende tre partiti: Scelta Civica, Centro Democratico e Fare per fermare il declino. La cosa particolare è che soltanto un anno fa, alle elezioni politiche, questi tre partiti si presentavano come avversari e facevano parte di tre coalizioni diverse. Alberto D’Argenio su Repubblica sintetizza cosa è accaduto in questi mesi, dalla doppia scissione di Scelta Civica alla formazione dei Popolari per l’Italia, fino ad arrivare a questi giorni.
Il centro della politica italiana, uno spazio politico polverizzato che tutti dichiarano di voler ricompattare ma che tra scissioni, litigi e ambizioni di egemonia nei fatti resta frammentato. Alle europee la terra di mezzo tra Pd e Forza Italia – Grillo è altra cosa – sarà territorio di scontro tra una miriade di soggetti. Frutto di scissioni, risse e piccole vendette. Tutte maturate in quella che fu la Scelta civica di Mario Monti. Dalla cui “esplosione” sono nati tre partiti e due gruppi parlamentari: Scelta Civica, appunto, Udc e Popolari per l’Italia.
In origine c’erano Mario Monti e il suo partito, Scelta Civica, alleato con l’Udc di Pierferdinando Casini e il Fli di Fini. Alle politiche presero il 10%. Poi Scelta Civica ha divorziato dall’Udc. E quindi si è spaccata con l’addio di alcuni fondatori come Mario Mauro, Andrea Olivero e Lorenzo Dellai, che hanno fondato i Popolari per l’Italia. Infine il grande passo indietro di Monti, rimpiazzato da Bombassei alla presidenza del partito. Ruolo che il fondatore della Brembo ha appena lasciato. C’è chi giura che ora sia pronto a passare con Alfano, ma lui parlando con gli amici nega. C’è chi ha l’impressione che aspetti i primi passi del nuovo partito di Corrado Passera, Italia Unica. Ora poi Sc alle europee corre con il Centro democratico di Tabacci – nel 2013 alleato del Pd – e Fare per fermare il declino, l’ex partito di Oscar Giannino – dopo le “bugie” in piena campagna elettorale 2013 il giornalista ha passato il testimone a Michele Boldrin – ma sostenuto da Ali, l’Alleanza Liberaldemocratica guidata proprio da Giannino.
(continua a leggere su Repubblica)