La strage ad Abuja, in Nigeria
Cosa sappiamo della bomba esplosa lunedì in una stazione affollata di pendolari: ci sono almeno 71 morti e 124 feriti, il presidente ha accusato un gruppo islamista
Lunedì 14 aprile verso le 6.30 del mattino c’è stata un’esplosione ad Abuja, la capitale della Nigeria, nell’area della stazione degli autobus del Nyanya Motor Park, che ha innescato una serie di esplosioni a catena dei serbatoi pieni di benzina dei mezzi in sosta. Secondo i primi dati comunicati dalla polizia ci sono stati almeno 71 morti e 124 feriti. A quell’ora, infatti, la stazione era affollata dai pendolari che vivono nei quartieri operai alla periferia della capitale. Il presidente del paese Goodluck Jonathan ha visitato il luogo dell’attentato e ha immediatamente indicato come responsabili gli uomini del gruppo estremista Boko Haram legato ad al Qaida, autori negli ultimi anni di moltissimi sanguinosi attacchi, nonostante non ci sia stata finora da parte loro alcuna rivendicazione.
(attenzione, le foto contengono immagini forti)
Non è la prima volta che Abuja viene colpita da attentati terroristici: nel 2010, durante le celebrazioni per l’indipendenza della Nigeria, una bomba uccise almeno 12 persone; nel 2011, un veicolo venne fatto esplodere davanti alla sede delle Nazioni Unite. Ma l’esplosione di ieri – che secondo le prime ricostruzioni è partita da un’auto parcheggiata vicino alla stazione – ha un significato politico molto importante. L’attentato è avvenuto infatti a circa 8 chilometri a sud ovest dal centro di Abuja e piuttosto vicino alla residenza del presidente della Nigeria, che è cristiano. Abuja è la capitale federale del paese, costruita nel 1980 in sostituzione, dal 1991, di Lagos come sede del governo. Nel maggio del 2013 il presidente Jonathan – che si prepara a cercare un nuovo mandato nel 2015 – ha avviato una pesante operazione militare contro Boko Haram, molto costosa e fin qui di poco successo.
La Nigeria è il paese più popoloso dell’Africa e ha la sua maggiore ricchezza economica nel petrolio: è quasi equamente divisa tra una parte settentrionale a maggioranza musulmana e una cristiana nel sud del paese. Nel 2009, tra crescenti tensioni religiose, sono iniziati gli scontri fra milizie di estremisti islamisti e l’esercito nigeriano. Boko Haram, il principale movimento islamico della Nigeria – il cui nome in lingua locale significa “l’educazione occidentale è un peccato” – ha intensificato la sua violenta campagna per imporre nel paese la Shari’a (ovvero la “Legge di Dio”) dopo l’uccisione da parte della polizia del suo fondatore, Mohammed Yusuf. Secondo la versione ufficiale, sarebbe morto in un tentativo di fuga, ma successive indagini hanno smentito questa ricostruzione e diversi agenti sono stati incriminati per omicidio volontario.