Christina Rivera, “l’unica sopravvissuta”
La bellissima storia raccontata domenica sulla prima pagina del New York Times, a trent'anni da una delle più grandi e violente sparatorie di massa a New York
Sulla prima pagina del New York Times di ieri, domenica 13 aprile, c’era la bellissima storia di Joanne Jaffe e Christina Rivera. Non era la prima volta che le due donne finivano sulle prime pagine dei giornali: trent’anni prima, Joanne fu la poliziotta che prese in braccio Christina quando aveva poco più di un anno, portandola fuori da un appartamento dove era avvenuta la più grande sparatoria di massa nella zona di New York degli ultimi decenni. Ma l’articolo del New York Times ha dentro molte più cose rispetto a un semplice racconto dell’anniversario del massacro.
La storia ha inizio il 15 aprile del 1984, un giorno che a New York sarà ricordato come quello del “massacro della domenica delle Palme”. In un appartamento al primo piano di Liberty Avenue, Brooklyn, furono trovate morte dieci persone a seguito di una sparatoria: tre donne, una adolescente e sei bambini. Alcune delle vittime erano a letto, altre sedute su delle sedie e sul divano: le mani di una delle donne stringevano ancora un cucchiaino e una piccola ciotola con del budino. Una sola persona sopravvisse: Christina, una bambina di 13 mesi che fu trovata tra i cadaveri mentre piangeva ricoperta di sangue. Sua madre, Carmen Perez, 20 anni, i suoi due fratelli, Alberto e Noel, di 5 e 3 anni, diversi cugini e cugine erano tutti morti. L’agente di polizia Joanne Jaffe e il suo compagno furono i primi ad arrivare sul posto, cercando invano l’assassino (più tardi si scoprì fosse Christopher Thomas, un tossicodipendente poi arrestato).
Christina era stata portata fuori di casa da un vicino e fu immediatamente affidata all’ufficiale Jaffe. La storia finì sulla prima pagina del New York Post, dove venne pubblicata una fotografia con il titolo “The Only Survivor”: si vede Joanne Jaffe che stringe Christina, avvolta in una coperta e con un ciuccio in bocca. Quella fu anche la loro prima foto di famiglia. Su ordine della centrale di polizia, Jaffe si occupò di Christina vegliandola per tutta la notte in ospedale.
Dopo la notte del 15 aprile 1984, Jaffe chiese immediatamente di prendere con sé la bambina a casa, ma i servizi di assistenza ai minori stabilirono che Christina andasse a vivere prima con una famiglia affidataria a Coney Island e poi con la nonna, Felicia Rivera, che le fece intendere, semplicemente, che sua madre era morta per un attacco d’asma. Un giorno, quando ormai aveva 10 anni, Christina rientrò da scuola molto agitata: una compagna le disse che sua madre era stata assassinata. La nonna non poté più nasconderle la verità: tirò fuori una valigia piena di ritagli di giornale, le fece vedere i molti articoli, le raccontò che aveva due fratelli e le mostrò le foto.
In quel periodo Joanne Jaffe era già presente nella vita della bambina. Andava a trovarla, le portava dei regali e di tanto in tanto lasciava un po’ di soldi alla nonna per il suo mantenimento. A Christina la nonna disse che Jaffe «c’era stata fin dall’inizio». Le visite si fecero nel tempo sempre più frequenti e durante i fine settimana Jaffe cominciò a portare Christina in viaggio con il suo fidanzato, Doug Lennihan, anche lui un agente di polizia: andavano a pescare e a camminare nei boschi. Quando Christina diventò adolescente e per la nonna divenne sempre più faticoso occuparsi di lei, nacque l’idea di un suo trasferimento definitivo con la coppia. Nel giro di un anno Joanne Jaffe e Doug Lennihan si sposarono, andarono a vivere in una nuova casa e presero Christina con loro.
La ragazza aveva però molte difficoltà: chiedeva in continuazione dell’omicidio della madre, non riusciva a uscire di casa da sola e il suo attaccamento verso Joanne divenne sempre più forte. Iniziò a essere gelosa del marito di Joanne Jaffe, che intanto era preccupata anche per le lunghe ore che Christina trascorreva da sola a casa mentre lei e il marito erano in servizio. Jaffe contattò il padre di Christina, ancora vivo, e prese accordi perché andasse a vivere con lui. Jaffe però non uscì mai dalla vita di Christina. Trascorreva molto tempo con lei, la portò a visitare la tomba della madre e dei due fratelli, la aiutò a studiare, seguì con lei le vicende giudiziarie del responsabile del massacro. Nel frattempo la nonna di Christina morì e Jaffe mantenne la promessa che aveva fatto a Christina quando era andata a vivere per la prima volta con lei: adottarla legalmente, perché «era quello che mancava, per colmare la lacuna che lei si porta dentro». Christina oggi ha 31 anni ed è diventata agente ausiliario di polizia.