È scaduto un altro ultimatum in Ucraina
Ma le occupazioni dei filorussi nei palazzi governativi delle regioni orientali continuano e la Russia invita a non usare la forza contro di loro
Alle 9 del mattino di lunedì 14 aprile (le 8 in Italia), è scaduto un nuovo ultimatum del governo ucraino nei confronti dei manifestanti filorussi che hanno occupato diversi uffici governativi nelle regioni orientali dell’Ucraina, quelle sul confine con la Russia. A diverse ore dalla scadenza, spiegano i corrispondenti di alcune testate nella zona a partire da quelli di BBC, le occupazioni proseguono e non è chiaro se effettivamente polizia e militari ucraini interverranno per sgomberare gli edifici.
A Sloviansk, nella regione amministrativa di Donetsk, la bandiera della Russia sventola ancora sul pennone della stazione di polizia locale, da alcuni giorni sotto il controllo dei filorussi. Domenica 13 aprile ci sono stati diversi scontri in città tra manifestanti e polizia e un membro dei servizi di sicurezza ucraini è stato ucciso, mentre altri quattro sono rimasti feriti.
Il presidente ad interim dell’Ucraina, Oleksandr Turčynov, aveva annunciato nel fine settimana che se necessario sarebbe stata usata la forza contro i gruppi di filorussi che hanno occupato i palazzi governativi nell’est del paese. Al momento non ci sono però notizie di sgomberi con la forza, anche se il governo continua a parlare dell’imminente rilancio di una “azione antiterrorismo su larga scala” contro le persone armate che stanno facendo le occupazioni.
Da più di una settimana il governo dell’Ucraina annuncia ultimatum senza dare particolare seguito alle proprie minacce, nel momento in cui arrivano alla loro scadenza. Questo ha contribuito a rendere meno credibili le attività di polizia nell’Ucraina orientale, dove i filorussi sono riusciti di fatto a prendere il controllo di diverse città. A Sloviansk sono state create barricate e punti di controllo per controllare chi entra ed esce della città: tutte le principali vie di accesso sono controllate da miliziani che dicono di essere a favore di una annessione dell’area alla Russia, come è avvenuto settimane fa per la Crimea.
Il governo ucraino ha annunciato più volte di volere riottenere il controllo di Sloviansk, ma l’operazione appare molto rischiosa. In città c’è un’alta concentrazione di filorussi armati e una reazione troppo dura da parte delle forze di sicurezza ucraine potrebbe innescare la reazione della Russia, che a pochi chilometri dal confine ha migliaia di truppe pronte a entrare in Ucraina.
Il presidente Turčynov ha detto che non permetterà che si verifichi una nuova annessione come avvenuto per la Crimea. Nell’Ucraina orientale una consistente parte della popolazione è russofona e ha organizzato proteste e manifestazioni a sostegno dell’ex presidente Viktor Yanukovych, sostenitore di una politica con più stretti rapporti con la Russia. Stando ai sondaggi e agli analisti politici, le popolazioni nell’Ucraina orientale non vogliono comunque l’indipendenza né essere annesse alla Russia, e come abbiamo spiegato qui non ci sono molte analogie con la situazione che si era creata in Crimea un mese fa.
Domenica 13 aprile si è intanto tenuta una nuova riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Durante l’incontro la Russia ha invitato il governo ucraino a non usare la forza contro i filorussi nelle regioni orientali. Ha poi denunciato la presenza di neonazisti e antisemiti tra coloro che sostengono il nuovo governo ucraino e la scarsa attenzione per le motivazioni che hanno portato alle occupazioni nell’est. Infine, l’ambasciatore russo ha chiesto al governo dell’Ucraina di avviare un dialogo costruttivo con quello russo.
Stati Uniti e Unione Europea per ora non hanno assunto posizioni molto nette sugli ultimi sviluppi in Ucraina. I ministri degli esteri europei si riuniranno lunedì in Lussemburgo per discutere la crisi nel paese e concordare una linea diplomatica comune. Gli Stati Uniti accusano più o meno velatamente la Russia di essere dietro buona parte delle occupazioni in Ucraina dell’est, e continuano a chiedere conto degli oltre 40mila soldati che secondo i suoi analisti, insieme a quelli della NATO, sono stati ammassati nelle ultime settimane lungo il confine orientale del paese.