L’incontro tra governo e opposizione in Venezuela
È durato sei ore ed è stato trasmesso in diretta televisiva, ma non ha portato praticamente a niente
Giovedì 10 aprile il presidente del Venezuela Nicolas Maduro si è incontrato in diretta televisiva con i capi dell’opposizione, tra cui Henrique Capriles, il candidato alla presidenza che ha battuto per pochi voti alle elezioni dell’aprile 2013. È stato il primo incontro tra governo e opposizione dall’inizio delle violente proteste contro il governo del febbraio scorso, che hanno provocato la morte di 40 persone. L’incontro è durato sei ore e un secondo incontro è stato fissato per giovedì 17 aprile.
Durante l’incontro non è stato concluso nulla di concreto: secondo il New York Times è stata un’occasione sfruttata da entrambe le parti per fare propaganda sulla televisione nazionale. Diversi governi sudamericani nelle scorse settimane hanno fatto pressione su Maduro e sull’opposizione per avviare un dialogo: all’incontro, infatti, erano presenti i ministri degli Esteri di Brasile, Colombia ed Ecuador, oltre al nunzio apostolico vaticano che ha letto un messaggio di papa Francesco che auspicava una soluzione pacifica all’attuale crisi.
Nonostante le premesse, i toni dell’incontro sono stati molto duri. Maduro ha detto di non poter tradire lo spirito del “chavismo” facendo concessioni all’opposizione: si riferiva all’ideologia nazionalista e socialista del suo predecessore, Hugo Chavez, presidente del Venezuela dal 1999 fino alla sua morte nel marzo 2013. Capriles ha chiesto a Maduro come pensa di governare una nazione dove metà del popolo gli è apertamente ostile. L’ostilità a cui ha fatto riferimento Capriles è quella che ha prodotto gli ultimi due mesi di proteste: le manifestazioni sono iniziate a San Cristóbal, la capitale dello stato di Táchira, e si sono poi diffuse in tutto il paese, anche a Caracas, per protestare contro l’aumento del crimine che ha colpito le grandi città venezuelane negli ultimi anni (qui avevamo raccontato la storia degli abitanti di Caracas che per proteggersi dalle rapine fanno jogging in gruppo). Il governo che ha reagito mandando l’esercito e le milizie paramilitari per reprimere le manifestazioni.
Oltre alla criminalità, i manifestanti accusano il governo di aver portato l’inflazione al 50 per cento e di non essere in grado di impedire i frequenti blackout che spesso tengono senza elettricità per ore intere aree del paese. L’accusa più grave è però quella che riguarda la sparizione dai negozi di numerosi prodotti di prima necessità. Da oramai un anno, infatti, in tutto il Venezuela è difficilissimo procurarsi oggetti di uso quotidiano come carta igienica, zucchero e caffè.
La grave crisi economica del paese è particolarmente sorprendente: il Venezuela è uno dei principali paesi produttori di petrolio e le sue riserve stimate sono più ampie di quelle dell’Arabia Saudita. Secondo il governo inflazione e scarsità di beni di prima necessità sono causate da una “guerra economica” portata avanti dagli Stati Uniti con l’appoggio dei “borghesi”, cioè dei venezuelani più ricchi. Secondo l’opposizione invece l’attuale situazione è causata dalle ricette economiche poco ortodosse portate avanti dal governo.