Lo studio sui farmaci contro l’influenza
Nel 2005 i governi di mezzo mondo spesero milioni e milioni per comprare scorte di Tamiflu e Relenza per l'aviaria, ma ora una contestata ricerca mette in dubbio la loro efficacia
Uno studio di Cochrane Collaboration, un’organizzazione senza scopo di lucro che si occupa di valutare le attività sanitarie nel mondo, ha messo duramente in discussione l’efficacia di Tamiflu e Relenza, due farmaci antinfluenzali utilizzati e acquistati in dosi massicce dai governi di centinaia di paesi a partire dal 2005 nel timore di una possibile pandemia influenzale causata dall’aviaria. In Italia furono acquistate 6 milioni di confezioni di Tamiflu per una spesa di diverse decine di milioni di euro, gli Stati Uniti spesero l’equivalente di circa 1,3 miliardi di euro in antivirali di vario tipo e il Regno Unito l’equivalente di circa 500 milioni di euro.
Pandemia
Tra il 2005 e il 2006, quando le autorità sanitarie mondiali presero precauzioni contro una possibile epidemia su larga scala di influenza aviaria, molti governi si diedero da fare per avere il più alto numero possibile di scorte di Tamiflu prodotto dall’azienda farmaceutica svizzera Roche. Le previsioni più pessimistiche parlavano di milioni di morti, e solo nel Regno Unito si ipotizzava che a causa delle complicazioni portate dall’aviaria ci potessero essere fino a 750mila morti. La pandemia non si verificò, ma le scorte avanzate furono comunque impiegate pochi anni dopo quando ci fu un’epidemia – su scala relativamente ridotta – di influenza suina.
Il principio attivo del Tamiflu è l’Oseltamivir, brevettato dalla Gilead Sciences tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila, successivamente ceduto alla Roche. Il farmaco disattiva un enzima (neuraminidasi) che i virus influenzali utilizzano per fare diffondere l’infezione all’interno dell’organismo. La sua efficacia è dibattuta da tempo in ambito scientifico, perché in molti casi si ritiene che l’utilizzo del farmaco sia superfluo e che non acceleri in modo significativo la guarigione dei pazienti rispetto a quanto si ottiene utilizzando farmaci per tenere sotto controllo i sintomi, come il paracetamolo.
Efficacia
Lo studio di Cochrane Collaboration, pubblicato sulla rivista scientifica British Medical Journal (BMJ), non è basato su una specifica ricerca di laboratorio e non mette in discussione la capacità di Tamiflu e Relenza di trattare i sintomi dell’influenza. I suoi autori hanno studiato e messo a confronto oltre cento rapporti sui test clinici condotti nell’anno con i due farmaci. Parte della documentazione è stata ottenuta dall’Agenzia europea per i medicinali e, con molte difficoltà, da Roche e da Glaxo, che produce il Relenza. Le aziende farmaceutiche sono tenute solo da gennaio di quest’anno a rendere pubbliche tutte le informazioni sui test clinici condotti per i loro farmaci, e la regola si applica solo per i medicinali di prossima introduzione sul mercato e non per quelli già in vendita.
Degli oltre cento rapporti ottenuti, quelli di Cochrane Collaboration hanno salvato meno della metà della documentazione: diversi studi clinici sono risultati male organizzati o troppo di parte. Analizzando le 46 ricerche ritenute valide, si è scoperto che il Tamiflu e il Relenza hanno alleviato i sintomi legati all’influenza nei pazienti adulti più rapidamente rispetto ai gruppi di controllo cui era stato dato un placebo, cioè un medicinale che in realtà non faceva nulla: sono guariti in media con un giorno e mezzo di anticipo. I due farmaci si sono rivelati utili anche per prevenire l’avanzare dell’infezione dovuta ai virus influenzali, se assunti prima della comparsa dei sintomi.
Poche prove
Lo studio di Cochrane Collaboration dice di non avere però trovato prove certe e concrete sul fatto che il Tamiflu abbia impedito a persone con virus influenzali di fare diffondere la malattia, cosa che era stata sostenuta in diverse occasioni negli anni in cui si temevano le pandemie influenzali. Non sono state fornite prove a sostegno nemmeno del fatto secondo cui il Tamiflu avrebbe contribuito a ridurre il numero dei ricoveri in ospedale, altra cosa che era stata sostenuta da numerosi governi per giustificare l’acquisto di grandi scorte del farmaco. Infine, sempre secondo lo studio, nei rapporti clinici non ci sarebbero prove sufficienti per stabilire che i due farmaci abbiano ridotto i casi di complicazioni a carico dell’apparato respiratorio, nei pazienti influenzati.
Farmaci meno costosi e con minori effetti collaterali come il paracetamolo, si legge nello studio, possono dare risultati simili a quelli del Tamiflu e del Relenza nel ridurre i giorni in cui si hanno sintomi influenzali. I due farmaci portano benefici ridotti, ma tali da non giustificare in molti casi il loro impiego considerati i possibili effetti collaterali che comprendono disturbi gastrici e insufficienza renale.
Soldi al vento
Secondo Carl Heneghan, docente presso l’Università di Oxford e tra gli autori dello studio pubblicato sul BMJ, i documenti analizzati dimostrano che furono “buttati al vento un sacco di soldi” nel periodo in cui un centinaio di paesi in giro per il mondo fecero scorte contro le possibili pandemie influenzali. Nel 2009, periodo in cui ci fu l’emergenza per l’influenza suina, Roche solo dalla vendita di Tamiflu ricavò oltre 2,6 miliardi di euro.
Roche ha contestato buona parte dei risultati dello studio pubblicato su BMJ. Le critiche sono indirizzate soprattutto al metodo con cui è stata condotta la ricerca, che ha escluso i dati ottenuti in 20 diversi test clinici condotti dall’azienda e che ha trascurato le informazioni raccolte sul campo negli ultimi anni, sulla base dei milioni di pazienti cui è stato prescritto il Tamiflu per tenere sotto controllo l’influenza stagionale. Glaxo ha rimandato agli studi clinici condotti prima di commercializzare il suo farmaco per dimostrarne l’efficacia e la sicurezza. La Food and Drug Administration statunitense e l’Agenzia europea per i medicinali hanno spiegato che il nuovo studio non solleva nuove preoccupazioni per la salute pubblica, e che i dati forniti per l’approvazione dei farmaci erano conformi e completi.
Pareri contrastanti
Le osservazioni di Cochrane Collaboration stanno facendo discutere molto nella comunità scientifica. Medici e virologi che le contestano ricordano che il Tamiflu e il Relenza si rivelano spesso molto efficaci nel trattare l’influenza se assunti prima della comparsa dei sintomi. E non si tratta di una cosa da poco, spiegano, perché riduce la possibilità che si verifichino complicazioni nei pazienti più a rischio e al tempo stesso si evita, nel caso di epidemie su larga scala, che il sistema ospedaliero sia messo in crisi dall’eccessivo numero di ricoveri.
Wendy Barclay, docente di virologia influenzale presso l’Imperial College di Londra, ha ricordato che buona parte delle critiche nella ricerca di Cochrane Collaboration sono indirizzate non tanti ai due farmaci, quanto al sistema che viene utilizzato per effettuare i test che servono per verificare la loro efficacia e la loro sicurezza, prima di essere messi in vendita.
Barclay spiega che “le infezioni da virus influenzali possono portare alla morte. Sarebbe terribile se, nel provare a sostenere una tesi su come sono condotti e raccontati i test clinici, lo studio finisse per disincentivare i medici dall’utilizzare gli unici farmaci contro l’influenza di cui possiamo per ora disporre”. Nel caso di una pandemia, quindi di una epidemia su larga scala che mette a rischio la vita di milioni di persone, avere farmaci che riducono i tempi in cui decorre la malattia potrebbe rivelarsi fondamentale per arginare il numero di infezioni e di complicazioni con conseguenze letali in attesa di avere a disposizione un vaccino, che richiede mesi per essere messo in produzione.