Barricate e bandiere russe in Ucraina
Il governo di Kiev ha dato 48 ore di tempo agli attivisti filo-russi per liberare gli edifici occupati a Donetsk e Luhansk, poi dice che interverrà con la forza
Mercoledì il ministro degli Interni dell’Ucraina, Arsen Avakov, ha dato un ultimatum di 48 ore agli attivisti filo-russi che negli ultimi giorni hanno occupato gli edifici governativi di alcune città orientali del paese: se non lasceranno le loro posizioni, ha detto Avakov, la polizia risponderà “con la forza”. Il governo ucraino ha annunciato di avere già avviato delle operazioni anti-terrorismo a Luhansk, Donetsk e Kharkiv, che dovrebbero concludersi in due giorni. La situazione nell’est dell’Ucraina, comunque, rimane molto tesa, e molti giornalisti ed esperti hanno cominciato a paragonarla a quella della Crimea di qualche settimana fa.
A Donestk gli attivisti filo-russi mantengono ancora il controllo della sede dell’amministrazione regionale, di fronte alla quale hanno costruito delle barricate per difendere l’edificio da eventuali controffensive della polizia ucraina (lunedì i manifestanti filo-russi avevano dichiarato Donetsk “repubblica indipendente”). Poco prima che Avakov parlasse alla stampa, un portavoce dei servizi di sicurezza ucraini a Luhansk ha spiegato che 56 persone tenute dentro gli uffici della sede dei servizi sono state liberate dopo diversi negoziati con i politici locali, ma non è ancora chiaro se ci siano altri ostaggi. Tra ieri e oggi fuori dall’edificio si sono tenute manifestazioni contro l’attuale governo ad interim di Kiev e a favore un referendum simile a quello che ha portato all’annessione della Crimea alla Russia. La situazione sembra essersi stabilizzata invece a Kharkiv, dove le autorità ucraine hanno detto di avere ripreso il controllo dell’edificio governativo.
Sia il governo ucraino che diversi leader occidentali hanno attribuito la responsabilità diretta delle tensioni nell’Ucraina orientale alla Russia. Il segretario di stato americano, John Kerry, ha detto che le forze speciali russe «sono state il fattore catalizzante dietro il caos delle ultime 24 ore», e ha aggiunto che gli ultimi eventi «potrebbero essere usati come pretesto per un intervento militare» della Russia in Ucraina, proprio come è successo in Crimea prima del referendum sull’annessione.
Le preoccupazioni dei paesi occidentali e del governo ucraino dipendono anche dal massiccio dispiegamento di forze russe al confine con l’Ucraina (oggi l’ambasciatore statunitense in Ucraina, Geoffrey Pyatt, ha twittato delle foto satellitari presentate come “prove” della minaccia militare russa). Da parte sua il governo russo, nonostante abbia negato che i movimenti dei soldati siano in qualche modo legati alla crisi ucraina, ha avvisato che l’uso della forza da parte della polizia ucraina per mettere fine alle proteste nelle città orientali potrebbe portare a una guerra civile.
I rappresentanti di Unione Europea, Russia, Stati Uniti e Ucraina, si incontreranno la prossima settimana per discutere di una soluzione alla crisi: sarà il primo incontro diplomatico tra i tre paesi e l’Unione Europea dall’inizio della crisi in Ucraina.