Cos’è il DEF
Cioè "il "documento di economia e finanza": un documento atteso e importante, che però non è una legge
Il Consiglio dei ministri è convocato oggi pomeriggio alle 18 per discutere, tra le altre cose, del DEF: il “documento di economia e finanza” per il 2014. Le decisioni del governo Renzi sono molto attese, perché nel DEF dovrebbero apparire – per la prima volta per iscritto in un documento ufficiale – i dettagli sulle misure annunciate dallo stesso Renzi lo scorso 12 marzo, a cominciare dallo sconto sull’IRPEF per 80 euro al mese da destinare a chi percepisce un reddito basso.
Il DEF è il principale strumento con cui si programma l’economia e la finanza pubblica (e non solo) in Italia. Il governo lo presenta annualmente al Parlamento per l’approvazione. Ha cambiato tempistica e nome diverse volte, dalla sua introduzione nel 1988: inizialmente si chiamava Documento di Programmazione Economico-Finanziaria (DPEF), poi è diventato Decisione di Finanza Pubblica dal 2009 al 2011. Nel 2011 è diventato DEF ed è stato anticipato alla prima metà dell’anno – la scadenza è attualmente al 10 aprile, per presentarlo in Europa entro il 30 dello stesso mese – per coordinarsi meglio con le procedure di bilancio degli altri stati membri dell’Unione Europea. Si occupa della programmazione almeno triennale: definisce gli obbiettivi della finanza pubblica, aggiorna le previsioni ed espone gli interventi necessari per raggiungere gli obbiettivi.
Dato che si tratta di un testo programmatico, il DEF viene approvato dal governo e dal Parlamento ma non ha forza di legge: per questo le misure illustrate nel DEF sono state poi spesso ritoccate e modificate, a volte anche in modo molto significativo. Il documento è composto da tre parti: una curata dal dipartimento del Tesoro; una più analitica, che fotografa la situazione attuale, a cura della Ragioneria generale dello Stato; una sulle riforme, concordata dal dipartimento del Tesoro con quello delle Politiche comunitarie. Quest’ultimo contributo è importante perché il DEF serve soprattutto a indicare ai partner commerciali dell’Italia, ai suoi creditori sul mercato e all’Unione Europea quali sono le sue prospettive a breve e medio termine.