Il miglior indizio sull’aereo scomparso
Una nave australiana ha captato ancora nell'Oceano Indiano ultrasuoni compatibili con quelli emessi dalle scatole nere degli aerei: forse si tratta del volo MH370
Una nave australiana ha captato alcuni segnali in mare compatibili con quelli dei trasmettitori delle scatole nere degli aeroplani, che si attivano quando sprofondano in acqua. I segnali sono stati rilevati nel tratto di Oceano Indiano dove da settimane si cercano i rottami del volo MH370 di Malaysia Airlines, scomparso l’8 marzo scorso mentre aveva 239 persone a bordo ed era in viaggio da Kuala Lumpur (Malesia) a Pechino (Cina). La notizia è stata confermata dal maresciallo dell’aria australiano Angus Houston, a capo del coordinamento per le ricerche in mare del Boeing 777, che ha definito la scoperta come “l’indizio più promettente” trovato fino a ora.
Il segnale è stato captato dalla nave Ocean Shield, che da alcuni giorni sta trainando uno speciale microfono sottomarino, tarato per rilevare ultrasuoni alla stessa frequenza cui sono inviati dalle scatole nere degli aeroplani. La nave ha identificato il segnale in due distinte circostanze. Durante la prima il microfono ha rilevato gli ultrasuoni per circa 140 minuti consecutivi prima di perdere il segnale. La nave è tornata nella zona per ripetere le rilevazioni ed è riuscita a captare gli ultrasuoni per circa 13 minuti.
Nella seconda rilevazione, ha spiegato Houston, sono stati captati due segnali distinti. Si tratta di un dato incoraggiante, perché sugli aerei di linea in realtà le scatole nere sono due: una per registrare le ultime due ore di rumori e conversazioni nella cabina di pilotaggio, l’altra per tenere traccia di molti dati sullo stato dell’aeroplano e del viaggio. Entrambe le scatole nere sono collocate nella coda dell’aeroplano e hanno un dispositivo che inizia a inviare ultrasuoni appena cade in acqua, in modo da rendere possibile il loro ritrovamento. Le batterie del dispositivo hanno una durata di un mese circa, l’aereo è scomparso esattamente 30 giorni fa. Ciascuna delle due scatole nere invia quindi un proprio segnale e per qualche minuto la Ocean Shield li avrebbe captati entrambi.
Dopo la seconda rilevazione, la nave è rimasta nella zona per provare a captare nuovamente qualcosa, ma senza successo. Nel fine settimana un’altra nave, questa volta cinese, aveva segnalato di avere ricevuto qualcosa per alcuni minuti. L’area della rilevazione si trova a circa 600 chilometri di distanza da quella in cui sono stati captati i segnali dalla Ocean Shield. Sono in corso verifiche su entrambe le segnalazioni.
Trovare il punto esatto in cui si trovano le scatole nere non è semplice. I segnali a ultrasuoni che inviano possono viaggiare per diversi chilometri in acqua, dove però subiscono deviazioni a seconda delle correnti di acqua più calda o più fredda che incontrano. I microfoni trainati dalle navi hanno una buona sensibilità, ma indicano aree abbastanza generiche entro le quali è poi necessari stringere il campo.
Il maresciallo d’aria Houston ha spiegato che la posizione dei segnali captati dalla Ocean Shield deve essere calcolata con più precisione. Quando l’equipaggio sarà in possesso di dati più certi potrà procedere con la seconda fase delle ricerche, che prevede l’utilizzo di un sottomarino automatico Bluefin-21 dotato di telecamere, per verificare la possibile presenza delle scatole nere e dei rottami del volo MH370. Il Bluefin-21 può spingersi fino a una profondità di 4.500 metri, più o meno la stessa del tratto di mare in cui è stata rilevata la presenza dei segnali.
Prima dell’immersione del sottomarino potrebbero comunque trascorrere alcuni giorni. Houston ha ricordato che “nelle acque molto profonde dell’oceano, nulla accade velocemente”. I gruppi di ricerca vogliono essere relativamente sicuri di trovare qualcosa in quel punto dell’Oceano Indiano prima di avviare la ricognizione del Bluefin-21.
Lunedì 7 aprile parte degli aerei e delle navi da ricognizione, che da settimane cercano i rottami del volo MH370, ha ricevuto l’ordine di spostarsi verso nord nella zona dove sono stati captati i segnali dalla Ocean Shield. Nell’area è stata inviata anche la HMS Echo della marina britannica, una nave dotata di sonar che possono essere utilizzati per mappare il fondale marino a grandi profondità. I responsabili delle ricerche confidano in questo modo di trovare nuovi indizi sulla possibile presenza di rottami del volo scomparso.